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Ginkgo Biloba: cura e benefici della pianta

Ginkgo Biloba: cura e benefici della pianta

Il ginkgo biloba, detto anche albero di capelvenere, è una pianta appartenente al gruppo delle gimnosperme ad alto fusto, potendo raggiungere uno sviluppo in altezza fino a quaranta metri rispetto al livello del suolo. Sul piano botanico può ascriversi alla categoria delle conifere.
Il ginkgo biloba (conosciuto dai più come 'ginko' o 'ginco') è considerato a tutti gli effetti un fossile vivente, dal momento che la sua presenza nei territori che appartengono all'attuale Cina è attestata a circa 200 milioni di anni fa; la caratteristica incavatura delle foglie di quest'albero ne conferisce la denominazione di 'biloba', ossia bilobato.

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Ginkgo biloba: come coltivarlo

La pianta del ginkgo biloba si adatta a crescere sulla maggior parte dei tipi di terreno e in quasi tutte le condizioni climatiche, sebbene prediliga il sole.
La sua coltivazione dunque non è in genere contraddistinta da avversità o particolari problematiche: va tenuto in considerazione che, ai fini della fecondazione, sarebbe opportuno coltivare esemplari maschi insieme ad esemplari femminili, di modo che possa avvenirne la fecondazione.
Attenzione però: come sanno bene i giapponesi (i quali hanno fatto del ginkgo biloba il simbolo della città di Tokyo) i frutti in via di marcescenza degli esemplari femmina della pianta emettono un dolore acre e molto fetido; a questo proposito molti consigliano di coltivare solo esemplari maschi.
Per la coltivazione, le piante del ginkgo biloba non necessitano di particolari tecniche né di concimi speciali: è al massimo preferibile arricchire con del concime organico il terreno alla base dell'albero nelle fasi iniziali di sviluppo della pianta.
Gli alberi del ginkgo biloba sono assai resistenti alle asperità climatiche per cui in genere riescono ad approvvigionarsi dell'acqua di cui hanno bisogno attraverso le piogge stagionali; irrigazioni spontanee, specialmente nelle fasi iniziali della messa a dimora, possono comunque giovare alla crescita ottimale della pianta.
Il portamento dell'albero in genere può modificarsi se non si effettua una corretta manutenzione durante lo sviluppo: accade infatti non di rado che all'apice della pianta possa verificarsi uno sdoppiamento del fusto, che tende a biforcarsi. Se ciò dovesse avvenire, sarebbe fortemente indicata l'ablazione di uno dei due rami, solitamente il meno sviluppato e dunque più piccolo. La crescita incontrollata di questa biforcazione apicale del ginkgo biloba potrebbe condurre a un indebolimento strutturale della pianta stessa, la quale a sua volta porterebbe a un sovvertimento del portamento dell'albero.

Il terreno e il clima ideale per il ginkgo biloba

Come già anticipato, la pianta del ginkgo biloba ben si presta a svilupparsi in diverse condizioni climatiche e su tipologie dissimili di terreno.
Basti pensare infatti che è una pianta che si riproduce da 200 milioni di anni e che è sopravvissuta, nei territori giapponesi, all'esplosione di ben due bombe atomiche!
Il ginkgo biloba preferisce per la sua crescita climi freschi e tiepidi come ad esempio il clima temperato europeo e predilige l'irradiazione solare, essendo una pianta eliofila (amante del sole). Nonostante prosperi meglio in condizioni fresche e soleggiate, la pianta può adattarsi a crescere anche a temperature ben più basse, addirittura sotto i -20 gradi centigradi.
Per quanto riguarda il terreno, va detto che il ginkgo biloba può svilupparsi su terreni molto diversi ma, in linea di massima, è necessario un terreno profondo, acido, ricco di ferro e di humus, ossia di materiale organico in via di decomposizione. Un terreno torboso o argilloso rappresenta dunque la sede di elezione principale della pianta che in questo modo può trarre dal ricco terreno i principi nutritivi di cui abbisogna.
Nel caso in cui il terreno non sia di per sé ricco di humus, è possibile provvedere autonomamente a rinforzarlo con del concime organico da spargere sul terreno ai piedi dell'albero.

I frutti del ginkgo biloba

Le piante del ginkgo biloba iniziano in genere a fruttificare tardivamente, tra i 15 e i 30 anni dalla disseminazione.
I frutti restituiti dalla pianta sono pseudofrutti drupacei aventi forma rotonda o ovale, sono marroni e con un guscio carneo (sarcotesta), che custodisce all'interno un seme rivestito da un involucro ligneo (sclerotesta).
La problematica connessa alla fruttificazione del ginkgo biloba, come ricordato precedentemente, riguarda gli esemplari femmina in cui, a sopravvenuta fruttificazione, i gusci carnei dei frutti cominciano ad imputridirsi, emettendo nell'aria circostante un odore davvero sgradevole e mefitico; tale inconveniente può essere aggirato coltivando esclusivamente cloni maschili della pianta: essendo infatti il ginkgo biloba una specie dioica, vi saranno frutti diversi sugli esemplari femminili e maschili, di modo che i frutti degli alberi maschi non emettano odori nauseanti.
Sebbene il loro odore sia assai spiacevole, i frutti sono in realtà commestibili, una volta decorticati e privati del maleodorante involucro carneo.
Per ottenere però dei risultati che siano più appetibili sul piano gustativo è consigliato di procedere alla cottura dei frutti nella parte compresa tra il guscio e la polpa custodita nel seme: tale procedura è diffusamente sviluppata in Oriente, dove i frutti sono venduti cotti per strada e nei mercati. Si presume che la vendita di frutti del ginkgo biloba possa anche giungere in Occidente nel giro di pochi anni.

Il ginkgo biloba e le sue proprietà benefiche

Le proprietà fitoterapiche della pianta del ginkgo biloba sono note da secoli in Oriente ma solo negli ultimi anni stanno venendo alla luce anche nei territori occidentali, dove gli estratti di foglie della pianta stanno registrando un netto aumento della domanda e dei consumi.
Gli effetti benefici si ottengono dalle foglie del ginkgo biloba che in genere vengono raccolte in primavera, quando sono di un colore verde acceso ed emettono un lieve odore acidulo, caratteristico della pianta.
È assolutamente necessario che, prima di procedere all'ottenimento dell'estratto standardizzato dalle foglie, si faccia attenzione ad eliminare con cura tutte quelle sostanze tossiche o potenzialmente nocive, delle quali le foglie del ginkgo abbondano.
Praticando l'estrazione con acqua e dimetilchetone, si giunge facilmente all'estratto standardizzato, che viene commercializzato e indicato scientificamente come EGb 761. L'estrazione ha il fine di allontanare sostanze indesiderate come gli acidi ginkgolici, i tannini e alcune cere, capaci di provocare irritazioni alla cute e alle mucose dell'organismo umano.
Una volta ottenuto o acquistato l'estratto di foglie, questo può rivelarsi assai benefico per una lunga serie di affezioni che possono riguardare la salute dell'uomo come lievi deficit cognitivi e vuoti di memoria, problematiche ansiogene, disturbi cardiovascolari e vasomotori e addirittura disfunzioni sessuali.
La stragrande parte delle proprietà benefiche del ginkgo biloba sono imputabili a due particolari classi di sostanze che abbondano nelle foglie della pianta: i terpeni e i flavonoidi.
I terpeni sono rappresentati nelle foglie del ginkgo biloba sotto forma di ginkgolide A e di ginkgolide B: queste due sostanze agiscono mantenendo il sangue fluido ed esercitando un'azione protettiva sui neuroni cerebrali.
I flavonoidi sono dei polifenoli che agiscono in maniera concertata nel sangue e sulle cellule endoteliali esercitando un'azione vasodilatatrice e pro-permeabile, potenziando la circolazione sanguigna.
Secondo altre ricerche, a lungo studiate ma non del tutto confermate, le proprietà benefiche del ginkgo biloba si estrinsecherebbero anche al trattamento di problematiche che interessano la deambulazione e la sfera motoria, con la cura di tinniti, vertigini, labirintiti e ronzii.
Anche per il trattamento di disfunzioni sessuali maschili come l'impotenza, l'estratto standardizzato delle foglie del ginkgo biloba sembra dare i suoi frutti; il meccanismo supposto è sempre lo stesso: andando a potenziare il flusso sanguigno capillare periferico, le arterie del pene riceverebbero più sangue, necessario per raggiungere l'erezione.
A proposito delle proprietà benefiche della pianta è necessario evidenziare come si esprime in merito il Comitato per i medicinali di origine vegetale (HPMC) della European Medicines Agency.
Secondo l'HPMC, gli effetti benefici delle foglie di ginkgo biloba sono stati ampiamente confermati nel trattamento dei lievi disturbi cognitivi e della demenza nonché nella cura di patologie vasomotorie che colpiscono gli arti inferiori. Il dosaggio consigliato è di non superare i 160 milligrammi di estratto al giorno e di non somministrarlo ai bambini.
Eventuali problemi indesiderati, sempre secondo l'HPMC, potrebbero rivelarsi in cefalee, nausee e modesti sanguinamenti dell'occhio e dell'orecchio.

Ginkgo biloba: a cosa serve?

In definitiva, si è avuto modo di appurare efficacemente quanto la pianta del ginkgo biloba sia oltremodo interessante, potendo crescere in terreni e climi svantaggiosi ed estremi e, nonostante ciò, continuare a svilupparsi e a formare dei frutti.
Il ginkgo biloba può dunque essere sfruttato a scopo edibile attraverso i frutti commestibili che produce (da consumare preferibilmente cotti) o, in maniera più mirata, sotto forma di medicinale vegetale per il trattamento di numerose affezioni dell'organismo come allergie, vertigini, disturbi della deambulazione, demenze, patologie vasomotorie e 'vene esauste', disfunzioni sessuali e aterosclerosi.
Gli usi della pianta sono davvero multiformi e svariati ma si raccomanda di non eccedere nell'utilizzo degli estratti, essendo le foglie secche un medicinale officinale.


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Questo articolo è stato scritto da Redazione

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