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Come coltivare le rose e perché piantarle nel vostro giardino

Quando ho cominciato ad amare questi arbusti

Pubblicato il 17/03/2016 da Michela Cucchi in Rose
Come coltivare le rose e perché piantarle nel vostro giardino

Se dovessi raccontare quando mi sono appassionata alle rose direi una bugia. Non c'è stato un momento preciso in cui una folgorazione dal cielo mi ha colpito, inducendomi la passione che ora mi anima nei riguardi delle rose. Penso sia stato un naturale scivolamento tra l'indifferenza infantile e la consapevolezza della bellezza del fiore per eccellenza.

La scuola superiore che scelsi fu l'Istituto Tecnico Agrario, e lì di rose ce n'erano, ma ancora nulla si muoveva nella mia testolina adolescenziale. Le vedevo, erano belle, ma null'altro.

Penso che l'amore sia nato nel momento in cui ho cominciato a coltivare le "mie rose".

Abito in campagna, ho un grande giardino e quando è arrivato il momento di ingentilirlo, fu una scelta naturale piantare qualche rosa e da lì comincia l'avventura. Il primo rosaio che ho piantato si chiamava Rosaio Antico Amore, visto su un catalogo di Barni, che penso sia stato uno dei maggiori ispiratori di molti amanti delle rose. È un ibrido di Tea, resistente, rifiorente, con rose di forma simil antica, color rosa carnicino, non molto profumato ma molto carino.

Il catalogo diceva che raggiungeva l'altezza massima di 1,5 m ed io, tutta contenta, mi sono detta che sarebbe stato perfetto fuori della porta del salotto. Già mi vedevo: la mattina di primavera uscire e ammirare ad "altezza occhi" quelle belle rose. Beh, lo prendo, lo pianto e attendo. La pianta attecchisce durante la primavera ed io fiduciosa continuo a spiare i nuovi getti, per veder nascere le mie prime rose. Ma quel rosaio stentava ancora a produrre rose. Poi arriva l'inverno, e di nuovo la buona stagione e quella nulla. Insomma ci son voluti due anni per veder sbocciare le carnose rose di Antico Amore, solo che erano a due metri e mezzo dal suolo ed io, praticamente, me le godevo dalla finestra della camera, che è al primo piano.

Ma ormai il seme, e non solo metaforicamente, era germogliato e da quel momento non c'è stata annata che non abbia visto mettere a dimora o invasare nuovi rosai.

E come tutti gli amanti di una qualsiasi specie sanno, c'è sempre un percorso da fare, con dei passaggi ben precisi, anche perchè le rose offrono una tale varietà di forme e colori che c'è veramente da sbizzarrirsi. 

Secondo step: le Rose Antiche

Il mio step successivo furono le antiche varietà, ma all'epoca non erano molto di moda ed ebbi le mie difficoltà per procurarmi quello che mi piaceva. Inoltre spesso i rosai antichi possono essere più delicati e questo lo scoprii a mie spese. Comunque, a distanza di più di 20 anni, un piccolo rosaio di M.me Hardy ancora mi allieta con la sua esigua fioritura di corolle perfette.

Un'altra sorpresa fu Costance Spry, creatura di Austin, dichiarato rosaio con altezza massima di 2,5 m, che piazzai in un angolo della recinzione e che divenne in brevissimo tempo un cespuglio ramificato con getti talvolta anche di 4 m, degno della foresta amazzonica più profonda e con una delle fioriture più belle che abbia mai visto.

A fronte di queste meraviglie, ho avuto anche delusioni cocenti e non poche (anzi molte). Con Costance Spry inaugurai il periodo Austin piantando qua e là i suoi rosai, Sharifa Asma, Abraham Darby, Pat Austin, Ambridge Rose e altre cinque o sei varietà.

Furono un successone per un paio di anni e poi "pof"! Seccati in meno di una stagione, tanto che da allora i rosai di Austin me li tengo in vaso e stop.

Devo confessare anche una sviscerata passione per varietà molto più economiche. Per anni ho piantato quei poveri rosai a radice nuda, un poco stenti, che vengono venduti dalla grande distribuzione, in quei sacchetti di plastica verdi o rossi, con la foto della varietà davanti. Quando li vedo lì, negli scaffali del supermercato, si manifesta lo stesso sentimento che mi ha permesso di riempirmi la casa di animali handicappati, mi fanno pena. Così, anche se quella varietà non mi piace proprio, la prendo e magari la pianto nel bosco, nel tentativo di dargli una vita decorosa.

Comunque le sorprese più belle le ho proprio avute dai famosi sacchetti, perchè in due occasioni diverse essi hanno prodotto due rosai, uno a cespuglio e l'altro rampicante di una bellezza particolare.

I nomi? Persi con il passare delle stagioni, forse perchè ne pianto veramente troppi e non me lo ricordo il nome di tutte le mie creature.

Ma forse questo non è un problema: che mi importa di sapere il suo nome quando ogni anno mi rallegra con il regalo dei suoi fiori? Quello che io cerco non è la sua genealogia, ma la gioia che è capace di far scaturire dal mio cuore e, come ha detto uno ben più dotto di me, "La rosa e la sua bellezza esistono da ben prima che gli dessimo un nome".

Dr Elisabetta Meregalli

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