Presentazione di Gianni Ricci di Eta Beta
Il giardino dei sensi
Senza l'acqua, la vita vegetale e animale non può esistere. E’ da questa che si sono sviluppate le prime cellule viventi primitive. Più tardi, i primi anfibi sono usciti dai fiumi, dai laghi e dalle rive marine e hanno colonizzato la terra.
Parecchie religioni hanno sacralizzato il carattere originario dell'acqua, associandolo a differenti riti come, per esempio, il battesimo dei cristiani e l'abluzione sacra degli Indù.
Per la magia discreta delle sue trasparenze, l'acqua trascende i paesaggi e magnifica la luce. Riflette il colore del cielo, si increspa al soffio del vento e riflette i pastelli abbondanti della flora rivierasca. Alle differenti ore del giorno, si anima, si trasforma e restituisce, con la nitidezza di un specchio, il dondolio timido degli Equiseti, la risonanza viola di un ciuffo di Lythrum, la fiamma pura di un Orontium. E oltre a rinfrescarci lo sguardo, l'acqua, affascina l'orecchio per il mormorio cristallino dei suoi zampilli e colpisce il nostro odorato con l'esalazione ininterrotta dei suoi profumi mutevoli.
Il mio amore per l’acqua ha radici lontane. Sono sempre stato affascinato dall'acqua e dalla sua incidenza spettacolare sull'elemento vegetale. I miei genitori possedevano terre coltivate a ortaggi, ma come tutte le famiglie di pianura una parte delle loro proprietà, grazie all’abbondanza di acqua, era coltivata a riso. Era un cereale prezioso e indispensabile nella dieta contadina. Ai giorni nostri tutto viene fatto a macchina e i prodotti chimici utilizzati per la coltivazione di questa pianta sono tanti. Ma allora i migliori antiparassitari erano le mani. Ricordo che consideravo come un miracolo che dall’acqua spuntassero piante in grado di sfamare la gente, ma tra queste le erbacce, che noi ora utilizziamo per i nostri laghetti, non si contavano. E allora via la Typha latifolia, il Butomus umbellatus, il Cyperus longus, e la Sagittaria, il Juncus e la Mentha e altre ancora.
Forse, pur essendo piccolo, intravedevo già, al posto delle semplici prosaiche piante di riso disposte in fila indiana, fioriture di piante lussureggianti e profumate, in un scenario di cascate, di fontane, di vasche dormienti.
Nel 1987 conosco Enza, la mia attuale compagna. Possedeva un piccolo vivaio. L’incontro tra le sue conoscenze sulla coltivazione, moltiplicazione e gestione delle piante con le mie conoscenze del mondo acquatico derivate da studi di idrobiologia e pescicoltura è stata vincente.
Una grande passione per l’ambiente acquatico e palustre è alla base del nostro lavoro
Centinaia sono le specie e le varietà di piante acquatiche coltivate in vivaio e nelle nostre marcite naturali.
In questi ultimi ambienti le piante sono lasciate crescere in modo naturale; solo così possiamo osservare il loro sviluppo reale, capire se sopportano i nostri rigidi climi invernali, comprendere se possono diventare troppo invadenti per le altre piante e quindi consigliare il metodo migliore per il loro contenimento.
Con lo stesso sistema vengono sperimentati eventuali rimedi per far fronte a malattie che possono manifestarsi su foglie e radici. Obiettivo primario è quello di usare prodotti naturali che non danneggino la fauna presente nell’ambiente circostante.
Di notevole valore la collezione di Iris acquatici e palustri e la collezione di Fior di loto nani cinesi.
Fiore all’occhiello della nostra azienda è una profonda conoscenza della fauna acquatica.
In mezzo alla vegetazione veder nuotare pesci rossi, saltare rane e raganelle o vedere una tartaruga che prende il sole è affascinante.
Noi alleviamo Nisiki-koi, pesci rossi, Cometa, Shubunkin, Oranda.
Alleviamo Gambusie per la lotta contro le zanzare; molluschi e bivalvi d’acqua dolce per filtrare l’acqua in modo naturale.