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Orchidee: un amore a prima vista!

Orchidee: un amore a prima vista!

In questo racconto Giancarlo Pozzi, esperto di Orchidee e titolare dell'azienda floroviavaistica Orchideria di Morosolo, ci racconta la sua grande passione per questo elegante fiore.

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"Come e quando è nata in lei la passione per le orchidee? "

Da qualche anno mi addormento molto presto la sera, poi mi sveglio nel cuore della notte e, non sapendo cosa fare, o leggo o scrivo, così ho scritto i miei libri e mi son riletto un vecchio libro francese del 1988 che avevo già letto circa 25 anni prima. Allora non ci avevo fatto caso, ma ora ho trovato bellissimo l’inizio del libro che comincia con queste parole: “Mi rendo sempre facilmente conto dell’istante esatto in cui qualcuno è contagiato dal virus delle orchidee” dice un grande collezionista: “Il primo sintomo è la meraviglia “Che bella!..Ma che bella!...Ma che bella!” continua a ripetere il nuovo orchidofilo”. E io penso “Sei fottuto, mon ami, non guarirai più e non finirai più di meravigliarti! Benvenuto nel mondo delle orchidee!” Mi sembra un magnifico inizio, soprattutto quel “Non finirai più di meravigliarti” ed è proprio così.

Quasi cinquant’anni fa mi meravigliai vedendo per la prima volta un centinaio di piante di Phalaenopsis nel pieno della fioritura, e da allora non ho mai finito di meravigliarmi.
Io sono un animale da serra, praticamente sono nato in serra.
Mio padre, nel dopoguerra, aveva creato una piccola azienda di floricoltura ed io già da adolescente avevo ereditato una grande passione per le piante. Ricordo che, da ragazzo, andavo matto per le Calceolarie, trovavo bellissime quelle gialle punteggiate di rosso, non mi stancavo mai di guardarle.
Visitavo le poche mostre di fiori dell'epoca fra cui FLOR 61, la prima EUROFLORA italiana realizzata nel 1961 al parco del Valentino a Torino (avevo 16 anni), "divoravo" i pochi libri sui fiori dell'epoca, quasi li sapevo a memoria, e poi il mensile "Il Floricultore", il primo giornale professionale italiano di floricoltura, li leggevo e rileggevo e poi li custodivo gelosamente.
Erano gli anni del boom economico, noi coltivavamo piante fiorite ed integravamo l'assortimento con piante verdi che compravamo da colleghi della zona, ma anche da una grande azienda nata in quegli anni al sud, a Praia A Mare, vicino a Maratea, un piccolo lembo di Basilicata sul Mar Tirreno, si chiamava PAMAFI, era un'azienda enorme e, caso unico per quell'epoca, aveva un venditore, Franco Ostuni, che visitava a intervalli regolari tutte le floricolture dell’Italia settentrionale con un furgoncino attrezzato su cui era sistemata la campionatura della loro produzione.

Franco Ostuni aveva pochi anni più di me, un giorno venne per la solita visita periodica, era sicuramente giugno, ma non ricordo se del 1965 o 66, mio padre ordinò le piante che ci servivano e, prima di congedarsi, Franco Ostuni mi disse: "Domani vado giù alla PAMAFI, vuoi venire?". Io guardai mio padre per vedere cosa ne pensasse e lui mi disse: "Se vuoi andare vai pure". Io annuii e Franco: "Allora domani mattina vieni a Milano in treno e ti vengo a prendere alla stazione e poi andiamo giù con la mia 850 coupè nuova".
La mattina dopo ero a Milano, Franco arrivò puntuale alla stazione con la sua Fiat 850 coupè nuova, era proprio nuova fiammante, ancora in rodaggio, così abbiamo fatto Milano - Roma a 90 all'ora, e a quell'epoca l'autostrada finiva a Roma, poco prima di mezzanotte ci siamo fermati a pernottare in un albergo a Potenza, la mattina seguente siamo ripartiti per Praia A Mare dove siamo arrivati in tarda mattinata.

La PAMAFI era un'azienda gigantesca e modernissima ed io non avevo mai visto niente del genere, una successione di serre enormi in ognuna delle quali era coltivata una varietà di piante, a contrario di noi (sia io che mio padre siamo sempre stati disordinati) lì l'ordine era sovrano.
Guardavo con gli occhi spalancati quelle serre con una quantità incredibile di piante tutte uguali e perfettamente allineate, sembrava quasi che non ci fosse una foglia fuori posto o con il benché minimo difetto, tutto era perfetto, una serra di Dracene, una di Croton, una di Ficus, una di Dieffenbachia e così via una serra dopo l'altra siamo arrivati all'ultima serra dove, in un angolo, c'erano delle piante di orchidee che il proprietario della PAMAFI aveva importato dagli USA per fare delle prove di coltivazione. Fra queste c'era un centinaio di piante di Phalaenopsis nel pieno della fioritura, quando le vidi, rimasi senza fiato, dire che ero meravigliato è poco.

Ora le Phalaenopsis sono inflazionate, si trovano dappertutto, anche nei supermercati, ma immaginatevi un ragazzino maniaco di fiori che non aveva mai visto e neppure immaginava l’esistenza delle Phalaenopsis, trovarsene davanti all’improvviso 100 piante nel pieno della fioritura, roba da infarto, non sapevo dove guardare, erano una più bella dell’altra, una goduria indescrivibile, ero incantato, non immaginavo potesse esistere tanta bellezza.
Facevo un sacco di domande ma nessuno sapeva niente oltre al fatto che si chiamavano Phalaenopsis ed erano state importate dagli Stati Uniti per fare prove di coltivazione.

Non mi muovevo più di lì, devo aver perso la cognizione del tempo, perché Franco Ostuni, che doveva accompagnarmi alla stazione di Sapri per il ritorno, mi prese per un braccio dicendo “Se non partiamo subito, immediatamente, perdi il treno!

Ho fatto il viaggio di ritorno sognando le Phalaenopsis. Ora son passati cinquant’anni e mi meraviglio ancora come quella prima volta, quando in serra fiorisce un nuovo ibrido o quando nelle grandi mostre vedo una nuova specie (nuova per me).
Franco Pupulin, una delle massime autorità mondiali delle orchidee è solito dire: ”Con le orchidee più ne sai e più ti accorgi che non sai niente” e lo dice lui che è uno che davvero ne sa e io aggiungo “Con più ne vedo, (e in cinquant’anni un po’ ne ho viste), più mi meraviglio”.
E poiché state leggendo questo vuol dire che, come l’inizio del libro francese, anche voi “Siete fottuti! Non guarirete più e non finirete più di meravigliarvi! Benvenuti nel mondo delle orchidee!

Prima di allora non avevo mai avuto alcun interesse per le orchidee, le scarsissime orchidee in circolazione in quegli anni erano pochi fiori recisi di Cattleya, Cymbidium e soprattutto Paphiopedilum, allora impropriamente chiamati Cypripedium, ma da quel primo incontro con le Phalaenopsis fui contagiato da una passione incontenibile, l'ORCHIDMANIA, una febbre frenetica che aveva contagiato schiere di orchidofili prima di me e sicuramente ne contagerà ancora di più dopo di me. Convinsi mio padre a coltivare le orchidee, soprattutto le Phalaenopsis, prendemmo contatto con Philippe Lecoufle della famosa ditta francese Vacherot & Lecoufle che, proprio in quegli anni, primi al mondo avevano impiantato un laboratorio per la riproduzione delle orchidee da meristema e vendevano giovani piante ai coltivatori di orchidee per fiore reciso che, proprio grazie alla riproduzione meristematica, tecnica che permetteva di ottenere grandi quantitativi di piante di altissima genealogia a prezzi ragionevoli, stavano spuntando come funghi anche in Italia, soprattutto nella riviera ligure.                     

Philippe Lecoufle parlava bene l'italiano, ci vendette le prime piante di Phalaenopsis e Cattleya, ma soprattutto, ci insegnò moltissimo sulle orchidee, sulla loro origine, come vivevano, come si coltivavano, come si riproducevano.
In seguito, ogni anno il reparto orchidee occupava sempre più spazio in azienda, tutti gli anni compravamo nuove piante da Philippe: l'attività principale dell'azienda era diventata la produzione di fiori recisi di Cattleya, Cymbidium, Paphiopedilum e Phalaenopsis che vendevamo a fioristi locali e soprattutto di Milano dove dal 1968 avevo un box al mercato dei fiori all’ingrosso.

Verso il 1975 ci arrivò una partita di piante di Cattleya con dei problemi, telefonai a Philippe per contestargli le piante che non andavano bene, rispose che la prima volta che veniva in Italia sarebbe venuto a controllare. Dopo circa un mese venne a verificare, si rese conto che la contestazione era fondata e come compensazione ci propose un bonus di piante. Chiesi a Philippe di mandarmi specie botaniche, una per tipo fino ad arrivare all' importo che ci doveva. Così iniziò la mia collezione di orchidee botaniche, fino a quel giorno avevamo solo orchidee commerciali da fiore reciso, l'unica botanica era una Maxillaria variabilis che mi aveva regalato un appassionato, una piantina con piccoli fiori che allora mi sembravano insignificanti, ma tra la trentina di piante che mi aveva mandato Philippe c'erano delle vere "chicche".

Alcune di quelle piante le ho ancora: Aerangis articulata, Angraecum edurneum, Angraecum sesquipedale, Bifrenaria harrisoniae, Cattleya intermedia, Cattleya leopoldi, Coelogine cristata, Dendrobium pierardii, Laelia tenebrosa, Miltonia flavescens, Oncidium papilio e altre.

È stato un altro colpo di fulmine, come la prima volta che vidi le Phalaenopsis alla PAMAFI, passavo un sacco di tempo a guardare quella trentina di piante, quando spuntava un bocciolo ero impaziente di vedere il fiore, alle volte cercavo di anticipare i tempi aprendo con le mani i petali, ricordo che per quanto facessi con la massima delicatezza, alle volte, qualche petalo si rompeva. Appena potevo passavo e ripassavo davanti alle piante, mi soffermavo a guardare, a spiare lo spuntare di una nuova foglia o di una nuova gemma.

Verso il 1980 feci la conoscenza di un ragazzino che sarebbe poi diventato uno dei massimi esperti di orchidee al mondo, nel settembre 2001, pochi giorni prima delle "torri gemelle" è stato nominato una delle dieci autorità tassonomiche dell'AOS (American Orchid Society) ed oggi, in questo campo, è tra i primi al mondo.
Si chiama Franco Pupulin, è nato e cresciuto ad Arcisate, nei pressi di Varese, attualmente lavora come professore cattedratico e ricercatore all'Orto Botanico Lankester dell'Università del Costa Rica, nel 1997 si è trasferito in quel paese, paradiso delle orchidee, il suo approccio alle orchidee era diverso dagli altri appassionati. Già allora si capiva che quel ragazzino era speciale, Franco mi raccontò che il suo primo incontro con le orchidee è stato quando adolescente voleva fare un regalo alla sua fidanzatina, voleva regalargli un fiore, si recò nel negozio annesso alle serre di Villa Cicogna e lì vide e comprò una pianta di Phalaenopsis. Era rimasto affascinato da quella pianta, la portò a casa e passò il resto del giorno a guardare, o meglio, contemplare quella pianta che lo aveva stregato. Quella pianta non la regalò alla fidanzatina ma diventò la prima della sua collezione di Phalaenopsis ed influenzò la sua vita che da allora dedicò allo studio delle orchidee.
Qualche anno dopo, nel 1988, grazie soprattutto a Franco Pupulin, nacque a Milano l'Am.O. (Associazione Giancarlo Pozzi esperto di OrchideeAmatori Orchidee) un' associazione orchidofila fantastica che aveva soci giovani ma validissimi, oltre a Franco Pupilin tra gli altri c'erano: Alessandro Wagner, Massimo Germani, Patrizio De Priori, Gianantonio Torelli, ed un ricordo particolare ad Edmondo Barelli, ora scomparso, mitico segretario dell'associazione.
Subito l'Am.O. pubblicò un giornalino.
Si realizzò una bella mostra nella serra di Palazzo Dugnani a Milano, questa mostra era molto ben organizzata, all'ingresso c'era un piccolo comitato d'accoglienza che faceva compilare un breve modulo ai visitatori.
Sul modulo c'erano poche domande tra le quali "Come ti sei appassionato alle orchidee?".
I risultati di questa domanda portarono a definire 2 grandi gruppi più o meno equivalenti: quelli che si erano innamorati delle orchidee, come nel mio caso o quello di Franco Pupulin, tipo colpo di fulmine alla vista della prima Phalaenopsis, e un secondo gruppo ugualmente numeroso di persone che hanno avuto un'orchidea perché l'hanno comprata, o gli è stata regalata o per altri motivi, e dopo la fioritura  l’hanno abbandonata in un angolo e senza la minima cura per poi stupirsi quando la pianta, dopo qualche mese è rifiorita.
Questo fa scattare qualcosa nell'animo di queste persone che cominciano così a vedere quella pianta con simpatia e ad interessarsi alle orchidee.
La mia aspirazione erano le orchidee botaniche, con l'aiuto di amici che mi facevano le traduzioni in inglese cominciai a importare piante dai paesi tropicali, da Tailandia, Filippine, Brasile, India, Honduras. A quei tempi non esisteva il CITES (Convenzione di Wascington sulla Protezione delle Specie in via di Estinzione) ero affamato di informazioni, il libro di Rebecca Tyson Northen, da sempre considerato la "Bibbia delle orchidee" fu di grande aiuto ma soprattutto l'amicizia con Franco Pupulin mi permise di accrescere le conoscenze mentre nelle serre cresceva lo spazio occupato dalle specie botaniche.
Nell'autunno 1990. due amici collezionisti di Vergiate, Mario Beja e Sergio Mior, avevano messo assieme una grande collezione  e volevano iniziare a seminare orchidee. Presentai loro Franco Pupulin che da tempo seminava in casa e così decidemmo di andare tutti e tre a casa di Franco per assistere ad una seduta di semine.

Franco seminava con una "cappa umida" (un parallelepipedo di materiale plastico su cui erano saldati 2 lunghi guanti di lattice) in cui aveva preparato vasetti di marmellata vuoti e sterilizzati e tutti i materiali necessari per la semina, quella sera a turno eseguimmo qualche semina, mi sembrava una cosa molto semplice, prima di allora avevo visto solo i laboratori professionali di Lecoufle, biologi in camice bianco che lavoravano in un ambiente asettico con "camere sterili a flusso laminare", mi sembrava una cosa da fantascienza e al di fuori delle mie capacità, ma quella sera da Franco che seminava in soggiorno con un'attrezzatura "casalinga" pensai "allora sono capace anch'io".

Dal giorno dopo cominciai ad impollinare le specie più belle man mano che fiorivano e già che c'ero ho cominciato a fare ibridazioni. Comprai una cappa sterile a flusso laminare usata e la sera del 20 giugno 1991, con la collaborazione degli amici Mario e Sergio feci le mie prime semine. Seminammo 11 capsule e di queste ne nacquero 3: Angraecum sesquipedale, Cattleya guttata 'Preta' e Angraecum Veitchi (eburneum x sesquipedale).
Seminavo la sera, dopocena, con la radio che mi faceva compagnia, due o tre sere ogni settimana passavo qualche ora a seminare orchidee. Ricordo quando seminavo certe orchidee miniatura e restavo meravigliato,  da certe capsule grandi pochi millimetri, quando le aprivo usciva una miriade di semi piccolissimi: sembrava impossibile che stessero tutti li dentro! Quei semi così piccoli mi facevano pensare che forse l'uomo: in mezzo tra l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo, e allora cominciavo a pormi interrogativi filosofici. Ho seminato per più di 10 anni, poi, col passare degli anni, la sera dopocena crollavo e andavo a dormire. Mio figlio Edmondo ha cominciato a seminare l'estate scorsa, si è messo d'impegno e oggi la "nursery" è piena di bottiglie di baby orchidee, se va avanti con questo ritmo tra qualche anno le serre non saranno sufficienti a contenere tutte quelle piante. Quando Edmondo ha iniziato a seminare ha deciso di spostare la "nursery" in un altro locale e così abbiamo fatto un piccolo trasloco, e come in tutti i traslochi sono saltate fuori tante cose vecchie e dimenticate tra cui un catalogo della Floricoltura Frattini Battista & figli del 1973.

Dal dopoguerra la Floricoltura Frattini era probabilmente l'azienda di floricoltura più importante d'Italia, la maggior parte dei floricoltori italiani che coltivava ciclamini, primule, felci stelle di Natale ed altre piante ornamentali, acquistava le piantine da coltivare dalla ditta Frattini, da Bolzano a Trapani era probabilmente la floricoltura italiana più conosciuta.
Quel catalogo del 1973 ha risvegliato molti ricordi, avevo conosciuto Battista Frattini, il fondatore dell'azienda, io ero un ragazzino e lui molto anziano, poi i figli Paolino e Miglietto. Ho lavorato alcuni mesi in quell'azienda, come molti altri floricoltori, perché la ditta Frattini è stata un’ eccellente scuola per schiere di floricoltori della mia generazione.

Mio figlio mi ha chiesto: “Ma chi è Frattini?” Sembra incredibile, ma quella che è stata una delle più importanti e prestigiose floricolture italiane che si trovava a 10 km da casa mia e mio figlio che è nato vive e lavora in floricoltura non sa chi è Frattini.
Oggi la floricoltura Frattini non esiste più ed i miei figli ed i floricoltori loro coetanei non sanno nemmeno che sia esistita questa azienda gloriosa, è proprio vero che la "Gloria del mondo" passa, e passa velocemente.

"Qual è il fiore all'occhiello della sua azienda?"

"I nostri ibridi di orchidea tra cui: Brassocattleya Nonna Olga, Brassocattleya Sir Peter Smithers, Brassolaelia DiPozzi Con Brio, Miltassia Lady Susana Walton."

"Come si caratterizza la vostra produzione?"

"Orchidee a tutto tondo."

"Come si vede tra 10 anni?"

"Vista l’età che mi ritrovo, meglio che non ci pensi."

"Quanto sono cambiati il vivaismo e il giardinaggio negli anni rispetto a quando l'ha conosciuto lei?"

"Tutto è cambiato e continuamente tutto cambia e cambia sempre più velocemente tanto che è facile prendere qualcosa per il futuro senza sapere che è già superato e diventato passato mentre noi crediamo sia il futuro."

"Pensa che la tecnologia può fornire al giardinaggio e al verde un buon trampolino di crescita per le nuove generazioni?"

"Nell'era del web e dello smartphone quali sono oggi gli strumenti che utilizza per approfondire la conoscenza e lo studio delle varietà e per avere informazioni certe? Internet rende disponibili tutte le informazioni che si vuole, però meglio verificare sempre."

"C'è un libro o un volume di giardinaggio a cui è particolarmente affezionato?"

"Per il giardinaggio “L’avventura di un giardiniere”, di Sir Peter Smithers Silvana Editore spa 2005. Per le orchidee quello che è considerato la bibbia delle orchidee (ma ormai introvabile) è “Orchidee” di Rebecca Tyson Northen, Rizzoli 1981."

"Qual è il libro che si sente di consigliare ad un ragazzo che vuole approcciarsi per la prima volta allo studio del verde?"

"“Verde Brillante” di Stefano Mancuso, so che ora è in ristampa."

"Qual è il primo consiglio che si sente di dare a chi si vuole cimentare nella coltivazione delle orchidee?"

"Studiare e leggere, visitare colleghi, non se ne sa mai abbastanza e c’è sempre da imparare."

"Ci sono stati momenti difficili nel corso della sua carriera professionale, in cui ha pensato di abbandonare il vivaismo?"

"Certo, penso come tutti."

"Ha dei figli? Lavorano con lei nel settore del vivaismo oppure hanno seguito altre strade? Se ne dispiace?"

"Ho due figli, uno lavora con me, l’altro lavora sempre nel campo del verde con suo cugino, è giusto che ognuno scelga la propria strada."

"Come considera il vivaismo europeo di oggi? Conosce o ammira delle realtà vivaistiche estere?"

"Oggi c’è superproduzione e le piante di massa sono coltivate industrialmente e spesso vendute sottocosto, lì non c’è più spazio per la passione, le coltivazioni di nicchia sono fatte da gente un po’ fuori di testa come me che fanno sempre fatica a far quadrare i conti, il motore che muove queste aziendine è la passione."

"Se non fosse vivaista o botanico o agronomo, quale potrebbe essere il mestiere che le piacerebbe praticare?"

"Da ragazzo avevo una gran passione per il disegno."

"Ha scritto pubblicazioni di settore? Se sì, quali?"

"Alcuni libri sulle orchidee, gli ultimi “Orchidee, una medicina per l’anima” e “Orchidee, Storie & Personaggi” 2° edizione, questi ultimi libri sono pubblicati con l’editore Create Space (Amazon)."

"La zona in cui abita e lavora è un'area “amica del verde” o pensa che si dovrebbe fare ancora tanto per avvicinare la gente alle piante e al mondo del verde?"

"Penso che siamo nella media italiana."

"La sua famiglia o gli amici condividono con lei la passione per il verde?"

"I miei figli sì e anche molti amici."

Questo articolo è stato scritto da Redazione

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