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La concimazione degli ortaggi

La concimazione degli ortaggi

1. Fabbisogno nutritivo degli ortaggi

Il terreno, nonostante la dotazione di elementi minerali e di materiale organico, dopo vari cicli di coltivazione, può impoverirsi, delle sostanze che le piante hanno assorbito.
Per questo motivo, diviene fondamentale, restituire al terreno queste sostanze attraverso il ricorso alla concimazione, per non far perdere la fertilità che possiede.
Prima di operare la distribuzione dei concimi, è necessario conoscere antecedentemente  il fabbisogno e/o le esigenze nutritive degli ortaggi, inteso come la quantità totale di elementi minerali che le piante hanno bisogno al fine di garantire un'adeguata crescita e produzione.

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Questo fabbisogno, può essere determinato ricorrendo a due sistemi, che possono essere:

Empirici
a) Richiesta di elementi nutritivi in base al tipo di produzione utilizzata.

Analitici
a) Asportazioni annuali.
b) Analisi del terreno.
c) Diagnostica fogliare.
d) Perdite di nutrienti.
e) Reazione delle piante al pH del suolo.
f) Tolleranza alla salinità.

1.1. Metodi empirici

I metodi di valutazione empirica, che tengono conto del tipo di produzione utilizzata (es. foglia, radice, fiore e frutto), affermano che:

  1. Le specie da foglia, da tubero e da rizoma richiedono un rapporto equilibrato di azoto, fosforo e potassio (N – P – K)
  2. Le specie da fiore richiedono in prevalenza potassio (K).
  3. Le specie da bulbo e da frutto richiedono in prevalenza fosforo e potassio (P – K).
  4. Nelle leguminose che sono azotofissatrici, non si considera l’azoto (N), ma richiedono in prevalenza fosforo (P).

1.2. Metodi analitici:

1.2.1. Asportazioni annuali

Il metodo analitico delle asportazioni annuali, consiste nell’andare a determinare il fabbisogno di elementi nutritivi, calcolando la loro quantità in kg (es. N – P – K) asportata annualmente per quintale (q) di prodotto ottenuto.
Questo sistema, ha il vantaggio di:

  1. Stabilire il fabbisogno teorico della coltura.
  2. Determinare i rapporti tra gli elementi nutritivi.
  3. Determinare il ritmo di assorbimento degli elementi nutritivi, nelle varie fasi di crescita delle piante, in base al contenuto di sostanza secca (s.s.) accumulata.

Tuttavia però il metodo presenta lo svantaggio di:

  1. Non tener conto che le asportazioni annuali degli elementi nutritivi, non variano con la produzione.
  2. Le esigenze nutritive di una pianta variano in base a:
    a) Specie.
    b) Varietà.
    c) Intensità colturale.
    d) Condizioni climatiche.
    e) Ciclo colturale.
  3. La quantità di elementi asportati in particolare azoto e potassio (N – K), aumenta quando l’intensità colturale è elevata.
  4. La ripartizione delle sostanze nutritive negli organi della pianta (frutti, radici, fiori e foglie) varia a seconda del tipo di coltura.

Al tal proposito dobbiamo rilevare che i dati calcolati delle asportazioni annuali, non possono ricondurci ad una concimazione teoricamente restitutiva a causa delle numerose variabili in gioco, tenendo conto che il terreno pur essendo un substrato inerte, è sempre vivo con una sua attività metabolica e quindi soggetto a cambiamenti continui.

Di conseguenza è molto difficile e non sempre razionale restituire le quantità precise di elementi nutrizionali effettivamente perse nel corso dell'anno dal terreno con la nutrizione.

Per questo le asportazioni degli elementi nutritivi nel suolo, hanno solamente uno scopo indicativo.

1.2.2. Analisi del terreno
L’analisi del terreno, permette di determinare la composizione fisica, chimica, biologica e nutritiva del suolo, al fine di poter stabilire l'effettiva quantità di elementi nutritivi da distribuire al terreno in modo da avere una produzione ottimale.
Le analisi del terreno che dovrebbero essere fatte almeno ogni 5 anni, si suddividono in tre momenti diversi.

a)Campionamento.
b)Analisi vera e propria.
c)Interpretazione dei risultati.

a) Campionamento
Va fatto per appezzamenti omogenei della dimensione di 1 – 2  ha, cercando di prelevare un campione di terra alla profondità dello strato interessato dalle radici delle future piante (50 – 100 cm).
Il campione deve essere rappresentativo di tutto l’appezzamento da analizzare.
In generale si operano 8/10 campionamenti in maniera casuale e in punti diversi dell’appezzamento, dopodiché si mescolano i vari campioni in modo da ricavare un unico campione di circa 2 kg da avviare al laboratorio di analisi.

b) Analisi vera e propria
Viene eseguita secondo metodiche riconosciute valide, presso laboratori pubblici o privati. Un’analisi completa richiede, la determinazione dei seguenti dati:     

  • Tessitura
  • pH
  • Calcare totale (carbonati totali) e il calcare attivo (carbonati solubili).
  • Sostanza organica.
  • Rapporto C/N (carbonio/azoto).
  • Capacità di scambio cationico (CSC).
  • Macroelementi disponibili (N; P; K; Mg; S).
  • Microelementi disponibili (Fe; Mn; Zn; Cu; B; Mo).
  • Salinità e cloro Cl-.

c) Interpretazione dei risultati
L’interpretazione dei dati sull’analisi del terreno, deve essere fatta da tecnici qualificati del settore, capaci di stabilire attraverso delle opportune formule di concimazione, le quantità di nutrienti da distribuire in maniera corretta al terreno al fine di permettere sia un adeguato accrescimento e sviluppo delle piante, che una buona produzione.
I dati analitici valutati, esprimono:

  • Tessitura
    Esprime la % di sabbia, limo e argilla di un terreno, talvolta chiamata anche con il termine di granulometria.
  • pH
    Esprime la reazione acida, neutra o alcalina del suolo.
    In merito a tale parametro, i terreni vengono classificati in:

i) Fortemente acidi o peracidi pH < 5,5 – 5,3.
ii) Acidi pH 5,4 – 5,9.
iii) Leggermente acidi o subacidi pH 6 – 6,9.
iv) Neutri pH 6,7 – 7,2.
v) Leggermente alcalini o subalcalini pH 7,3 – 7,7.
vi) Alcalini pH 8,2 – 8,8.
vii) Fortemente alcalini o peralcalini > 8,8.

  • Calcare totale e calcare attivo
    Il calcare totale, indica la quantità totale di carbonati (es. carbonato di calcio CaCO3), presenti nel terreno. Il calcare attivo, esprime invece la quantità di calcare totale che può diventare solubile e avere degli effetti limitanti sulla crescita (es. fragola).
  • Sostanza organica
    Esprime il contenuto di humus presente nel terreno ed è valutata in base ad un parametro detto coefficiente isoumico (c.i.).
    I terreni aventi un coefficiente isoumico > 2, sono considerati ricchi di sostanza organica.
  • Rapporto C/N (carbonio/azoto)
    Esprime l'andamento del processo di degradazione della sostanza organica nel terreno.
    In condizioni normali, il rapporto C/N dovrebbe essere compreso tra 9 e 12.
    Se:
    i) < 9 = Terreni ricchi di azoto N, in cui si verifica un'elevata degradazione della sostanza organica.
    ii) > 12 = Terreni ricchi di carbonio C, in cui si verifica una lenta degradazione della sostanza organica.
  • Capacità di scambio cationico (CSC)
    Esprime la capacità di un terreno di trattenere e rilasciare gli elementi della fertilità alle piante, a pH neutro pari a 7.
    La CSC, viene espressa in milliequivalenti/100 g di terreno (meq/100 g) e potrà essere:
    i) Bassa = CSC < 10.
    ii) Normale = CSC 10 - 20.
    iii) Alta = CSC > 20.
  • Macroelementi (N; P; K; Mg; S) e microelementi disponibili (Fe; Mn; Zn; Cu; B; Mo)
    Per quanto riguarda il fosforo P, il potassio K, lo zolfo S, il rame Cu, il ferro Fe, lo zinco Zn e il molibdeno Mo, è necessario richiedere espressamente l’analisi di tali elementi in forma assimilabile, perché a seconda del pH del terreno essi tendono a precipitare e quindi a non diventare più disponibili per le piante.

i) Il fosforo P, è disponibile in terreni neutri e leggermente acidi, ma non in quelli alcalini.
ii) Il potassio K, è disponibile nei terreni neutri e alcalini, ma non in quelli acidi.
iii) Lo zolfo S, è disponibile nei terreni alcalini, ma non in quelli acidi.
iv) Il rame Cu, il ferro Fe e lo zinco Zn sono disponibili nei terreni acidi, ma non in quelli alcalini.
v) Il molibdeno Mo, è disponibile solo nei terreni neutri, ma non in quelli acidi e alcalini.

Bisogna ricordare inoltre che anche gli squilibri nutrizionali, dovuti e carenze o eccessi di minerali, influiscono pesantemente sulla qualità della produzione.

  • Salinità
    Esprime la quantità di elementi minerali scambiabili (es. K, Na, Ca, Mg ecc), che possono andare a saturare il complesso di assorbimento del terreno, causando l'alterazione della struttura del suolo e provocare danni a specie sensibili.
    La salinità del terreno si calcola andando a misurare la conducibilità elettrica espressa in decisiemes/metro (dS/m), oppure in base al contenuto di sodio Na+, sull'estratto di pasta satura ESP.

    ESP = Percentuale di sodio scambiabile [Na+ scambiabile] / CSC x 100

In base alla salinità, i terreni vengono suddivisi in:

i) Non salini e non sodici = Conducibilità elettrica < 4 dS/m e < 15% ESP.
ii) Salini = Conducibilità elettrica > 4 dS/m e < 15% ESP.
iii) Sodici = Conducibilità elettrica < 4 dS/m e > 15% ESP.
iv) Salino - sodici = Conducibilità elettrica > 4 dS/m e > 15% ESP.

  • Cloro
    Il cloro Cl, è un elemento da tenere in stretta considerazione in quanto può provocare dei danni a carico delle piante in particolare quelle molto sensibili specie se in eccesso.

1.2.3. Perdite di nutrienti
Le perdite di nutrienti, rappresentano la quantità di elementi minerali che vengono asportarti dal terreno che non sono imputabili alle esigenze nutritive della pianta, ma bensì ai processi di:

Dilavamento
E' riferito principalmente all'azoto (soprattutto quello nitrico NO3-) che viene perso per lisciviamento lungo il profilo del suolo, dipendente a sua volta da:

i) Piovosità.
ii) Metodo d'irrigazione.
iii) Tipo di terreno.

Le perdite medie di azoto nel suolo per dilavamento, sono mediamente pari a 30 - 60 kg/ha/anno per pianta.

Insolubilizzazione

E' riferito alla quantità di elementi nutritivi (es. fosfati PO43- e ione ferrico Fe3+), trattenuti dal complesso di scambio del suolo e quindi non disponibili per le piante.

Volatilizzazione

E' riferito alla quantità di elementi nutrizionali (es. azoto ammoniacale NH3), persi in seguito alla trasformazione delle sostanze in composti gassosi e volatili.

1.2.4. Diagnostica fogliare
Il metodo della diagnostica fogliare, consiste nel determinare il fabbisogno nutritivo della coltura, semplicemente prelevando le foglie in particolari fasi fisiologiche (es. fioritura e allegagione) del ciclo della pianta allo scopo di evidenziare visivamente eventuali carenze di macroelementi e microelementi.
Tuttavia a differenza delle piante arboree da frutto (a ciclo poliennale) dove il sistema è ormai collaudato ed efficace, in orticoltura non ha trovato notevole diffusione a causa di:

  • Cicli colturali brevi (piante annuali e/o biennali).
  • Mancanza di servizi rapidi per l’analisi delle foglie.

1.2.5. Reazione delle piante al pH

Un altro metodo per stabilire il fabbisogno nutritivo delle colture, è quello di verificare la reazione delle piante al pH del suolo.
Sulla base di questo dato, le specie orticole presentano dei valori  ottimali di pH, compresi tra:

  1. 6 – 8 (asparago, basilico, carciofo, cavoli e bietola).
  2. 6 – 7,5 (melone, pisello, rapa, prezzemolo, spinacio e zucchina).
  3. 6 – 7 (cavolfiore, cipolla, indivia, lattuga, ravanello e sedano).
  4. 5, 5 – 7,5 (carota, cetriolo, fagiolo, pomodoro e zucca).
  5. 5,5 – 7 (melanzana e peperone).
  6. 5,5 – 6,5 (cocomero e fragola).
  7. 5 – 6,5 (patata).

1.2.6. Salinità del terreno

La salinità del terreno (espressa in microhms o ), ci permette di classificare gli ortaggi in:

  1. Specie sensibili (0,5 – 1 ‰) o (700 – 1400 m) (fagiolo, fragola, lattuga, pisello, fava, carota, cipolla e ravanello).
  2. Specie moderatamente sensibili (1 – 1,5 ‰) o (1400 – 2100 m) (patata, cetriolo, melone, peperone, pomodoro e porro).
  3. Specie tolleranti (1,5 – 2 ‰) o (2100 – 2800 m) (asparago, bietola, carciofo, sedano, spinacio, zucchina).

2. Fertilizzazione

Con il termine di fertilizzazione, si intende un'operazione agronomica necessaria al miglioramento della fertilità del suolo, intesa dal punto di vista chimico, fisico e biologico.
I prodotti che possiedono tale capacità, sono chiamati fertilizzanti.
A sua volta, questa operazione agronomica è suddivisa in:

Concimazione
Operazione agronomica necessaria al miglioramento delle caratteristiche nutrizionali del terreno. I prodotti che possiedono tale capacità sono i concimi.
La concimazione si basa sulla distribuzione dei 3 elementi della fertilità (N; P; K).
Il titolo di un concime, è la percentuale in peso dell'elemento o degli elementi nutritivi contenuti nel prodotto, dichiarati dal produttore, dal venditore o da chi, comunque, commercializza il concime, riferita al prodotto tal quale, cioè al peso del prodotto così come viene commercializzato.
Il titolo di un concime esprime quindi la % di:

  1. N2 = azoto.
  2. P2O5 = anidride fosforica.
  3. K2O = ossido di potassio.

Correzione

Operazione agronomica capace di migliorare le caratteristiche chimiche (pH) del terreno. I prodotti che possiedono tale proprietà, sono i correttivi.

Tra questi, ricordiamo:

  • Calce CaO
    Per correggere i terreni acidi.
  • Gesso CaSO4
    Per correggere i terreni alcalini.

Ammendamento

Operazione agronomica, necessaria al miglioramento delle caratteristiche fisiche del terreno. I prodotti che posseggono tale capacità sono gli ammendanti.

Ricordiamo principalmente la sostanza organica, utilizzata nei terreni argillosi e compatti per renderli più soffici, leggeri e ben drenati e in quelli sabbiosi per incrementare la capacità di trattenere l’acqua.

2.1. Classificazione dei concimi

In base alla natura di cui sono fatti, i concimi che possono essere distribuiti sono:

  1. Minerali.
  2. Organici.
  3. Organo – minerali.
  4. Fogliari.

In base alla presenza di uno o più elementi della fertilità, i concimi minerali possono essere:

  1. Semplici
    Quando contengono un solo elemento della fertilità. (es. o solo N, o solo P, o solo K).
  2. Composti o complessi
    Quando contengono due o più elementi della fertilità.

A loro volta, possono essere:

a) Binari
Quando contengono due elementi della fertilità. (es. N-P, P-K e N-K).
b) Ternari
Quando contengono i tre elementi della fertilità. (es. N-P-K).

Infine a seconda dello stato fisico in cui si trovano, i concimi possono essere:

  • Solidi
    La maggior parte dei concimi minerali ed organici‏.
  • Liquidi
    Liquame e i concimi fluidi minerali‏.
  • Gassosi
    Ammoniaca anidra‏.

2.2. Tipi di concimi impiegati
Per quanto riguarda il tipo di concime da impiegare, la scelta deve tenere conto di:

  • Costo dell’unità fertilizzante.
  • Esigenze nutritive della specie.
  • Facilità di distribuzione.

In base poi alle modalità con cui vengono distribuiti i concimi, la concimazione può essere:

  1. Concimazione tradizionale al terreno o per via radicale.
  2. Concimazione fogliare.
  3. Fertirrigazione.

2.2.1. Concimi minerali
I concimi minerali vengono chiamati anche concimi di sintesi perché ottenuti artificialmente.
Il vantaggio dell'uso di questi concimi, è rappresentato dal fatto che, è possibile scegliere la quantità di azoto N, fosforo P e potassio K che possiamo distribuire alle colture.
Se utilizzati in maniera eccessiva, possono però creare danni alle piante e causare problemi di inquinamento nel terreno e nelle acque.
Esistono in commercio diverse tipologie di concimi minerali e vengono classificati in base a quanti elementi essi contengono.

Tra i concimi minerali solidi semplici a base di azoto N, ricordiamo:

  1. Nitrato di sodio NaNO3 15/16  (concentrazione e cristallizzazione delle rocce).
  2. Nitrato di calcio Ca(NO3)2 13/15  (reazione tra il carbonato di calcio e l’acido nitrico).
  3. Nitrato d’ammonio NH4NO26 (reazione tra l’ammoniaca e l’acido nitrico).
  4. Solfato d’ammonio (NH4)2SO4 20/21 (reazione tra l’ammoniaca e l’acido solforico).
  5. Solfonitrato d’ammonio (NH4)2SO4 + NH4NO3 26/27 (cristallizzazione tra il solfato e il nitrato d’ammonio).
  6. Cloruro d’ammonio NH4Cl 26  (reazione tra l’ammoniaca e l’acido cloridrico).
  7. Urea (NH2)2CO 46 (reazione tra carburo di calcio e azoto ad alte temperature).
  8. Calciocianammide CaCN2 20/21 (reazione tra carbammato, ammoniaca e anidride carbonica).

Tra i concimi fosfatici solidi semplici a base di fosforo P, ricordiamo:

  1. Fosforiti 25/35 (dalla macinazione delle rocce fosfatiche).
  2. Perfosfato o superfosfato  minerale Ca(H2PO4)2 + CaSO4  18/20  (miscela tra solfati di calcio e fosfati minerali).
  3. Perfosfato triplo o fosfato concentrato Ca(H2PO4)2 x H2O 44/48 (trattamento delle rocce fosfatiche con acido solforico).
  4. Perfosfato d’ossa (macinazione di ossa animali contenenti fosforo).
  5. Fosfato precipitato 35/40 (trattamento del fosfato con acido cloridrico o solforico).
  6. Fosfato condensato (disidratazione dell’acido fosforico con aggiunta di anidride fosforica).
  7. Scorie Thomas 12/14 (scarto di lavorazione della ghisa per aggiunta di calce viva).

Tra i concimi potassici solidi semplici a base di potassio K, ricordiamo:

  1. Cloruro di potassio KCl 50/52 (dalla macinazione delle rocce potassiche come la kainite, la silvite e la carnallite per trattamento con cloruro di sodio o cloruro di potassio).
  2. Solfato di potassio K2SO4 50/52 (da solubilizzazione delle rocce potassiche con aggiunta di solfato di magnesio, facendo reagire il cloruro di potassio).
  3. Salino potassico K2CO3 + KCl + K2SO4 40 (scarto di lavorazione dei residui vegetali contenenti potassio dopo l’allontanamento della frazione organica, ricavato dalla lavorazione della barbabietola da zucchero).

Tra i concimi composti binari contenenti 2 elementi i più importanti sono:

  1. N – P contenenti azoto e fosforo

    a) Fosfato monoammonico
    11 – 12 (per reazione parziale tra ammoniaca e acido fosforico).
    b) Fosfato biammonico 18 – 46 (per reazione totale e graduale tra l’ammoniaca e l’acido fosforico in condizioni controllate). È chiamato anche concime starter, utilizzato per la fertilizzazione delle leguminose.
    c) Polifosfato d’ammonio 61 – 15  (per reazione tra l’ammoniaca e miscele di fosfati condensati).
  2. N – K contenenti azoto e potassio

    a) Nitrato di potassio
    KNO3 13 – 44   (per reazione tra il nitrato di sodio con il cloruro di potassio e successiva separazione dei sali ottenuti).
     
  3. P - K contenenti fosforo e potassio.

Tra i concimi composti ternari contenenti 3 elementi, quelli più conosciuti sono:

  • 20 – 10 – 10 (20% N; 10% P2O5 ; 10% K2O).
  • 10 – 10 – 10 (20% N; 10% P2O5 ; 10% K2O).
  • 8 – 4 – 24 (8% N; 4% P2O5 ; 24% K2O).
  • 8 – 24 – 24 (8% N; 24% P2O5 ; 24% K2O).

Tra i concimi contenenti elementi secondari, ricordiamo:

  1. Solfato di magnesio MgSO4.
  2. Carbonato di calcio CaCO3.
  3. Solfato di rame CuSO4.

Tra i concimi contenenti microelementi, avremo invece:

  1. Solfato di zinco ZnSO4.
  2. Solfato ferrico Fe2(SO4)3.
  3. Ossido di manganese MnO3.
  4. Molibdato di sodio Na2MoO2.
  5. Borace o borato di sodio Na2B4O7.
  6. Chelanti a base di ferro (EDTA, EDDHA, DTPA).
  7. Acido citrico.

concimi minerali solidi a lento, sono prodotti rivestiti esternamente da resine, cere e polimeri di vario genere capaci di rilasciare lentamente nel tempo gli elementi nutritivi alle piante.
I più diffusi sono:

  1. Urea formaldeide o Urea Form (UF).
  2. Crotonilindeurea o Crotodur (CDU).
  3. Urea pirolizzata.
  4. Isobutilendiurea (IBDU).
  5. Fosfati doppi d’ammonio e magnesio.
  6. Solfato di gualinurea (GUS).
  7. Fosfato di gualinurea (GUP).
  8. Urea rivestita di zolfo.
  9. Concimi rivestiti da resine polimeriche (osmocote e nutricote).

Il concimi minerali fluidi, infine sono rappresentati da composti intermedi dell’industria chimica, ottenuti per miscela tra i concimi solidi e le cosiddette soluzioni di base.
A loro volta posso essere:

  1. Liquidi
    a) Liquidi azotati
    (urea + nitrato d’ammonio).
    b) Soluzioni N - P (miscele di acidi fosforici + ammoniaca).
    c) Soluzioni N - P - K (nitrato d’ammonio + cloruro o solfato di potassio + fosfato di calcio).
    d) Sospensioni (miscele di concimi azotati, fosfatici e potassici + un minerale stabilizzante).
     
  2. Gassosi    
    a) Ammoniaca anidra (prodotto gassoso).

2.2.2. Concimi organici

Per quanto riguarda l’orticoltura biologica più rispettosa dell’ambiente, i concimi maggiormente impiegati per via radicale, sono quelli organici ossia quei prodotti che vengono trattenuti dal terreno e rilasciati in maniera molto graduale nel corso degli anni.
Fra i prodotti più utilizzati ricordiamo:

  1. Letame (deiezioni bovine solide + paglia).
  2. Liquame (deiezioni bovine liquide).
  3. Stallatico (deiezioni equine solide + paglia).
  4. Pollina (deiezioni avicole).
  5. Stabbio (deiezioni ovocaprine solide + paglia).
  6. Guano (deiezioni di volatili ad alto contenuto di fosforo).
  7. Scarti di lavorazione degli animali (farine d’ossa, cuoiattoli, pennoni, sangue secco, laniccio).
  8. Scarti di lavorazione dell’industria enologica (vinaccia esausta)
  9. Scarti di lavorazione dell’industria olearia (sansa esausta e panelli d'estrazione).
  10. Fanghi di depurazione.
  11. Residui solidi urbani RSU.
  12. Compost.
  13. Terricciati.

L’impiego dei concimi organici in orticoltura, è di importanza notevole per le numerose funzioni che essi svolgono nel terreno, tra cui:

  • Funzioni sulle proprietà fisiche del suolo
  1. Miglioramento della struttura del suolo.
  2. Aumento del contenuto di acqua e della permeabilità del suolo.
  3. Riduzione dell’erosione e compattamento del suolo.
  • Funzioni sulle proprietà chimiche del terreno
  1. Arricchimento del terreno di azoto e di altri elementi grazie ai processi di degradazione della sostanza organica.
  2. Maggiore dotazione di microelementi.
  • Funzioni sulle proprietà biologiche del terreno
  1. Stimolo all’attività dei microrganismi del terreno.
  2. Aumento dell’attività enzimatica.
  3. Stimolo alla crescita delle radici.

Il concime organico sicuramente più conosciuto è il letame. Il letame non può essere utilizzato subito tal quale, ma deve maturare per circa 6 mesi in un'opportuna concimaia.
In media, si può calcolare che un bovino del peso di 6 - 7 quintali produce, in un anno, 110 - 120 quintali di letame maturo. Il letame equino è poco acquoso e difficile da sciogliere. Quello bovino invece, presenta qualità più che sufficienti a garantire una buona concimazione organica.
Una perfetta maturazione del letame, si ha quando il suo colore è scuro, non emette odori, la massa è uniforme, omogenea e untuosa al tatto. Il letame rappresenta ancora oggi, la base fondamentale della concimazione delle colture.

Oltre ad apportare nel terreno la sostanza organica, il letame contiene pure una buona quantità di elementi nutritivi come azoto N, fosforo P e potassio K.
Nel caso di acquisto del letame, è necessario seguire le suddette indicazioni:

  • Farselo consegnare poco prima dell'utilizzo o, al massimo il giorno prima.
    Questo perché non deve rimanere troppo esposto all'aria, in quanto si potrebbero avere delle perdite di azoto sotto forma di ammoniaca NH3 che si libera nell'aria.
  • La massa dovrà essere distribuita sulla superficie del terreno in maniera regolare e immediatamente interrata con le lavorazioni di preparazione del suolo.
    Tale operazione deve essere effettuata qualche mese prima di seminare gli ortaggi, in modo che il prodotto possa subire i necessari processi di decomposizione e integrazione al terreno.

Una buona concimazione a base di letame, dovrebbe aggirarsi mediamente attorno ai 3 - 4 q di prodotto ogni 100 mq di superficie coltivata.

2.2.3) Concimi organo - minerali

I concimi organo – minerali, sono costituiti sia da una parte minerale che organica. Si tratta quasi sempre di prodotti ottenuti da residui organici di scarto sottoposti a fermentazione e arricchiti di microrganismi ed elementi minerali.
La frazione organica con cui sono composti, può essere costituita da:
 

  1. Cuoio torrefatto.
  2. Pollina essiccata.
  3. Torba umificata.
  4. Borlande (residuo della distillazione dei liquidi alcolici ottenuti per fermentazione).
  5. Paste di legno (derivanti dalla fabbricazione della cellulosa).
  6. Carboni minerali (es. la leonardite).

2.2.4. Concimazione fogliare
Prevede la distribuzione di concimi facilmente solubili in acqua da poter irrorare sulla parte aerea delle piante (foglie e fusti), sfruttando la loro capacità di assorbimento attraverso i vasi conduttori.
I concimi che possono essere distribuiti per via fogliare, sono:

  1. Minerali complessi (es. N – P – K).
  2. A base di microelementi EDTA, DPA o EDDHA (es. ferro Fe – chelati).
  3. A base di prodotti organici liquidi (es. liquame o pollina matura).

La concimazione fogliare non deve essere intesa come sostitutiva ma come operazione integrativa a quella tradizionale del terreno, da impiegare nei casi di:

  • Emergenza per superare fasi critiche di carenze nutritive.
  • Per ridurre stress causati da avversità meteoriche o parassitarie.

2.4.5.  Fertirrigazione
Prevede la distribuzione di concimi solubili e/o liquidi assieme all’acqua d’irrigazione.
Questo tipo di concimazione, permette:

  1. La distribuzione graduale degli elementi nutritivi.
  2. Un’alimentazione delle piante calibrata con il loro ritmo di crescita.
  3. Una distribuzione di concimi in quantità minori rispetto alla concimazione tradizionale (mediamente > 2 q/ha per ogni applicazione).
  4. La possibilità di distribuire concimi in concomitanza con altre operazione colturali (es. scarchiatura e rincalzatura).

3. Classificazione delle concimazioni

La concimazione degli ortaggi, viene tradizionalmente distinta in due tipologie, che sono:

  • Concimazione di fondo.
  • Concimazione di produzione.

3.1. Concimazione di fondo
La concimazione di fondo, detta anche d’impianto, di base o iniziale, ha come scopo essenziale quello di elevare e/o ristabilire la fertilità del suolo per dare l’avvio alla coltivazione.
Per poter determinare il quantitativo di elementi nutritivi da apportare, è necessario eseguire:

  • Analisi del terreno.
  • Valutazione delle soglie di tolleranza o sufficienza degli elementi nutritivi.

I concimi che vengono distribuiti in questa fase sono:

  1. Concimi azotati a lento effetto.
  2. Concimi organici (es. letame, stallatico, pollina ecc.).
  3. Concimi poco mobili nel terreno a base di fosforo P e potassio K.
  4. Concimi a base di microelementi (es. ferro, Fe, boro B, rame Cu ecc.).

3.2. Concimazione di produzione
La concimazione di produzione chiamata anche concimazione annua di mantenimento, viene eseguita durante il periodo vegetativo e produttivo, al fine di restituire alle piante ciò che hanno asportato dal terreno nel corso dell’anno precedente.
La quantità di elementi nutritivi da distribuire, viene calcolata tenendo conto delle:

Asportazioni annuali degli elementi nel suolo.

  1. Perdite per dilavamento.
  2. Perdite per insolubilizzazione.

Durante questa fase i concimi che vengono distribuiti sono principalmente quelli azotati

(ammoniacali NH3o nitrici NO3), cercando di evitare gli eccessi d’azoto.
In agricoltura biologica è molto utile la distribuzione dei concimi organici.
A tal proposito durante la fase di produzione, la quantità di concime da apportare deve essere moltiplicata con dei coefficienti, che sono:

  • Di 1,5 per azoto (N2) e fosforo (P2O5).
  • Di 1,2 per il potassio (K2O).

Di questi quantitativi il 50% della concimazione della produzione deve essere distribuita all’impianto, cercando di controllare il livello di fertilità iniziale del terreno per non provocare eccessi di salinità nel suolo.

3.3. Modalità di distribuzione
La distribuzione dei concimi al terreno, può avvenire in due modi:

  • A tutto campo o sull’intera superficie.
  • Localizzata
    1) Al di sotto del piano di semina e/o trapianto.
    2) Al lato del piano di semina e/o trapianto.

In merito a tale distribuzione, è stato visto inoltre che:

  • Quando la quantità di concime da distribuire è bassa è consigliabile una concimazione localizzata.
  • Quando la quantità di concime da distribuire è elevata, è consigliabile una distribuzione a tutto campo.

Alcune piante rispondono meglio ad una distribuzione localizzata (es. fagiolo e cetriolo), altre invece ad una distribuzione a tutto campo (es. cocomero).

3.4. Epoca di distribuzione
In base all'epoca di distribuzione dei concimi, questi possono essere sparsi nel terreno alla:
 

  • Preparazione del terreno (autunno)
    Si distribuisce solitamente del letame maturo, interrandolo con cura nei solchi aperti lungo ogni fila e ricoprendolo con la lavorazione successiva. La quantità deve essere di circa 3 q ogni 100 m2.
  • Dopo la semina o il trapianto (primavera)
    Si distribuiscono concimi minerali e/o organici, a seconda delle esigenze specifiche di ogni coltura.

4. Eccesso di concimi

Un apporto troppo elevato e/o squilibrato di concimi a carico degli ortaggi, determina delle conseguenze negative, come:

  1. Costi di produzione elevati.
  2. Saturazione del potere assorbente (es. capacità di scambio cationico CSC).
  3. Alterazione delle caratteristiche fisiche e chimiche del suolo.
  4. Aumento della salinità del terreno.
  5. Accumulo di nitrati NO3-.
  6. Squilibri nutritivi e alterazioni fisiologiche (es. marciume del cuore, ernia delle crucifere, marciume apicale del pomodoro), su piante da foglia, da fiore e da radice, (necrosi del bordo della lattuga).

4.1. Salinità del terreno
L’aumento della salinità del terreno è molto frequente nei terreni  delle serre a causa della mancata azione di dilavamento delle acque e nell’orticoltura stabile dove si eccede spesso con l’apporto di concimi minerali.
In queste condizioni è di fondamentale importanza anche la qualità delle acque d’irrigazione, perché se il contenuto di sali supera l’1‰, la salinità del terreno aumenta.
Quando il livello di salinità del terreno è elevato, l'apporto di sostanza organica, riduce gli effetti negativi della salinità grazie alla capacità d’assorbimento degli ioni alcalini (es. Na+; K+; Ca2+; Mg2+) svolgendo al tempo stesso anche un’azione di correzione per acidificazione del suolo.

4.2. Accumulo di nitrati NO3-
Gli ortaggi rappresentano quelle specie erbacee da produzione, caratterizzate dal maggior accumulo di nitrati all’interno delle parti della pianta.
Questi composti possono risultare tossici e dare problemi di salute, quando la dose giornaliera assorbita supera i 237 mg per una persona del peso medio di circa 65 kg.
Tuttavia pero, l’accumulo di nitrati è molto diverso in base alla specie ortiva che viene presa in considerazione.
Per questo le specie ortive vengono classificate in:

  1. A basso contenuto (specie da frutto) < 500 mg (pomodoro, peperone, melanzana, melone, cocomero, cetriolo, asparago, cipolla, fagiolo, pisello e carciofo).
  2. A medio contenuto (specie da radice e/o da fiore) 500 – 1000 mg (patata, carota, zucchina, porro, cavoli).
  3. Ad alto contenuto (specie da foglia) > 1000 mg (lattuga, spinacio, bietole, prezzemolo, sedano, indivia, ravanello e finocchio).

All’interno della stessa specie inoltre, l’accumulo dei nitrati può variare anche a seconda della varietà (es. alcune varietà di lattuga) e all’interno della stessa varietà anche in base all’organo della pianta secondo tale distribuzione:

foglie > costole > fusto > radici > frutti

L’accumulo dei nitrati varia anche in base alla stagione.
Questo sarà:

  • Elevato
    Nel periodo autunno – invernale a causa della ridotta luminosità.
  • Basso
    Nel periodo primaverile – estivo a causa dell’elevata luminosità.

Per evitare l’accumulo di nitrati e quindi ridurre il rischio di tossicità, è necessario.

  1. Porre dei limiti di sicurezza negli alimenti (es. 2,5 – 3,5 g/kg di prodotto fresco).
  2. Evitare concimazioni azotate prima della raccolta degli ortaggi (almeno 10 – 15 giorni prima).
  3. Non impiegare dosi superiori a 120 – 140 kg/ha di azoto N soprattutto nel periodo autunno – invernale.
  4. Non raccogliere gli ortaggi alle prime ore di luce, ma verso metà giornata o la sera, quando il nitrato NO3- è trasformato in ammoniaca NH3.
    Questo perché la reazione è attivata dalla luce. In questo modo siamo sicuri che il nitrato sia stato trasformato in proteine.
  5. Evitare di porre le foglie raccolte in buste sottovuoto. La mancanza di ossigeno può favorire la trasformazione dei nitrati a nitriti NO2-.
  6. Acquistare preferibilmente verdure di stagione e fresche. Gli ortaggi estivi contengono molti meno nitrati degli ortaggi invernali, perché la luce e il caldo favoriscono la loro trasformazione in proteine. La scarsa illuminazione e il freddo la bloccano.
  7. Per quanto riguarda le concimazioni azotate, dare la precedenza a quelle organiche rispetto a quelle minerali.
    Questo perché l’azoto organico tende a degradarsi più lentamente, è poco solubile in acqua e tende a liberare nitrati in quantità minori. In questo modo la quantità di nitrato è subito trasformata, senza essere accumulata.
    Le concimazioni minerali invece essendo di origine salina, costringono le piante ad assorbire grandi quantità di acqua per riequilibrare la concentrazione di sali nelle loro cellule. I nitrati (essendo dei sali molto solubili), sono assorbiti in grandi quantità e subito accumulati nelle foglie.
  8. Tra i concimi minerali preferire quelli ammoniacali rispetto a quelli nitrici. Questo perché non solo i concimi ammoniacali sono trattenuti dal terreno e ceduti alle piante più lentamente, ma anche perché vengono subito trasformati in proteine.
    I concimi nitrici oltre a non essere trattenuti dal terreno, essendo molto solubili possono finire nelle falde e dare problemi d’inquinamento.

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Questo articolo è stato scritto da Fabio_DiGioia

Fabio_DiGioia

Fabio Di Gioia è nato a Montelupo Fiorentino nel febbraio del 1980, da una famiglia caratterizzata da una lunga e radicata tradizione contadina. Esperto di recupero e valorizzazione delle varietà vegetali antiche.

Dal 2010 a oggi organizza corsi e seminari sulle buone pratiche di conservazione e coltivazione delle varietà antiche vegetali sia in ambito erbaceo e orticolo che arboreo e frutticolo.

Lo scopo principale del suo lavoro è quello principalmente di recuperare le varietà locali e poterle reinserire in un contesto agricolo e produttivo, verso tutti coloro come le aziende agricole credono sempre di più nelle potenzialità di questo settore.

Blog: fabio13280 - fabio13280.wordpress.com