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Le specie di Orchidea Cattleya

Pubblicato il 27/03/2019 da Gioele Porrini in Orchidee
Le specie di Orchidea Cattleya

Le orchidee Cattleya, sulla base di una loro peculiare caratteristica morfologica, vengono raggruppate in due gruppi distinti: il gruppo delle “Cattleya unifoliata” e il gruppo delle “Cattleya bifoliata”.

Il primo gruppo, per similarità con la specie che lo ha creato, è anche definito “gruppo delle Cattleya labiata”. Posseggono tutte una sola foglia per pseudobulbo e recano solitamente fiori solitari di discrete dimensioni.

L’altro gruppo delle Cattleya è quello delle “bifoliata”, con due, talvolta tre foglie per ogni fusto. Si tratta di piante molto eleganti e graziose, piuttosto diverse dalle labiata. I fiori sono più piccoli, con le parti fiorali più strette. In alcuni tipi i fiori sono molto cerosi e appaiono in gruppi da cinque a venti per ogni stelo.

Se vuoi sapere come coltivare la tua orchidea specie Cattleya, leggi l'articolo come curare la tua orchidea.

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Gruppo Cattleya unifoliata

Cattleya araguaiensis Pabst

Questa specie di orchidee dalle piccole dimensioni e dal bellissimo fiore molto grande in rapporto alla pianta fu scoperta da Guido F. Pabst nel 1967. Originaria delle basse foreste di pianura dense e umide del profondo bacino amazzonico, in prossimità del fiume Araguaia dal quale ha preso il nome, la C. araguaiensis possiede un rizoma molto sottile sul quale cresce un grappolo di pseudobulbi alti dai 5 ai 7 cm e di diametro dai 3 ai 5 mm. Ogni pseudobulbo porta una foglia lunga circa 10 cm e larga 2/2,5 cm, di forma oblunga arrotondata all’apice. In genere l’infiorescenza dà luogo ad un solo fiore: i sepali e i petali oblungo lanceolati sono di colore verdastro coperti di striature abbastanza regolari di colore bruno. Il labello è abbastanza chiaramente trilobato; i lobi laterali, di colore bianco, sono rivolti verso l’alto e si avvolgono a tubo attorno alla colonna. Il lobo centrale è di colore rosso porpora dalla base fino a metà: il colore sfuma poi in un brillante violetto e quindi in giallo-verdastro verso l’apice. La pianta è molto delicata e necessita di molte cure e di tempo per adattarsi alla nostra serra. Data la zona di provenienza, l’ambiente di coltivazione deve essere caldo e umido e la pianta non deve mai asciugare del tutto rimanendo secca. Non si è registrato un vero periodo di riposo. Fiorisce in estate alle nostre latitudini.

Cattleya dowiana Bateman

La scoperta di questa specie è del 1850 ad opera del naturalista polacco Warszewicz in Costa Rica. Joseph Ritter Warszewicz, nato in Polonia, era fuggito in America Centrale dopo il fallimento della prima rivoluzione polacca a cui aveva partecipato. In Guatemala fu conquistato dal fascino delle orchidee e si dedicò per tutta la vita alla loro ricerca spedendo moltissime nuove specie in Europa, soprattutto in Germania. Warszewicz fu uno dei più importanti cacciatori di orchidee e oltre al Centro America, esplorò anche l’Ecuador, il Perù, la Bolivia. La sua indole indipendente lo portò a rifiutare un ottimo ingaggio da parte della Roya Horticultural Society perché non tollerava di dover dar conto a qualcuno del proprio operato. Molte specie di orchidee portano oggi il suo nome. Tuttavia, fu soltanto 15 anni dopo la scoperta di Warszewicz, che Acre, collezionista e naturalista, il quale esplorava la zona per conto di Salvin e Skinner, mandò in Inghilterra diverse piante che fiorirono nelle serre di Veitch nel 1865. L’orchidologo Bateman dedicò allora la nuova pianta al capitano J.W Dow, benemerito per i suoi invii di piante nuove ai collezionisti inglesi. La ditta Veicht & Sons di Chelsea fu probabilmente, insieme alla ditta Sander’s ltd, la più importante e autorevole floricoltura del mondo nel diciannovesimo secolo. Nell’epoca della Orchids fever Veitch aveva inviato molti cacciatori di orchidee nei paesi tropicali e il reparto orchidee, divenuto sempre più importante, era stato affidato a J. Dominy, autore del primo ibrido di orchidea nel 1856, la Calanthe Dominii (Calanthe furcata x Calanthe masuca). Tra le altre cose, la ditta Veitch registrò anche l’ibrido Epiphronitis Veitchii (Epidendrum radicans x Sophronitis coccinea) nel 1890, primo ibrido intergenerico nella storia delle orchidee. Veitch creò il primo catalogo di orchidee e nel 1912 fu tra gli organizzatori del primo Chelsea Flower show che ancora oggi si tiene a fine maggio ed è considerata la più importante e prestigiosa manifestazione di giardinaggio a livello mondiale. La Cattleya dowiana ha pseudobulbi molto grossi e massicci sormontati da una sola foglia lunga 30 cm. Lo stelo fiorale porta da 2 a 5 fiori assai grandi, di 15-20 cm di diametro, con sepali e petali giallo nanchino, mentre il labello è di rara eleganza, color porpora intenso graziosamente ondulato sui margini con striature giallo-oro che partono dal centro. A questa specie si deve il colore giallo di tanti ibridi. La pianta fiorisce in autunno, ma talvolta mostra i suoi fiori già in settembre. Desidera condizioni tipiche da serra calda.

Cattleya dowiana var. aurea

Questa varietà, nativa della Colombia )a volte chiamata Orchidea Columbiana), ha un’origine del tutto diversa da quella della Cattleya dowiana del Costarica. I fiori sono d’un giallo più forte e il labello è più marcatamente macchiato d’oro. Si tratta di una pianta grande in tutto simile alla Cattleya dowiana. Il suo periodo di attività vegetativa va da maggio a settembre e, immediatamente dopo, ha inizio la fioritura, in settembre, ottobre; il riposo vegetativo è in inverno. La specie era ampiamente usata per gli incroci per via della particolarità del suo colore.

Cattleya gaskelliana Braem

Questa specie rappresenta un grosso punto interrogativo dal punto di vista storico. La citazione “Cattleya gaskeliana” Rchb.f., Gard. Chron. N.s. 19: 243 (1883) fa riferimento ad una semplice denominazione di una pianta che Reichenbach aveva avuto occasione di vedere. Tale citazione si trovava in un articolo su una “Cattleya labiata percivaliana”. Non è accompagnata da descrizione o da disegno della suddetta “gaskeliana”; pertanto questa citazione è solamente un “nomen”. Da notare che Reichenbach scrive “gaskeliana” con una sola “l”. Heinrich Gustav Reichenbach (1823-1889) fu direttore dell’Orto Botanico di Amburgo. La sua autorevolezza e importanza scientifica fu tale da far diventare Amburgo il baricentro mondiale delle orchidee; gli studiosi, i coltivatori e i raccoglitori di orchidee facevano capo a lui per l’identificazione, inviandogli tanto materiale da rendere il suo erbario immenso e tra i più importanti del mondo. Sembra che le orchidee fossero l’unico scopo della sua vita, lavoratore e maniacale ha prodotto negli anni una quantità di materiale straordinaria. Una seconda citazione però appare sempre sul Gardener’s Chronicle a pag. 310 dello stesso volume: è una nota anonima intitolata “Cattleya labiata Gaskelliana Hort. Sander” e si riferisce a tre fiori visti dall’autore della nota alla Sala d’aste di Londra, la Stevens Rooms. Anche questa però non può essere considerata la descrizione di una specie secondo le regole canoniche. Pertanto dobbiamo dire che la Cattleya gaskelliana come la conosciamo noi oggi non è mai stata descritta e il primo che realmente la descrive è Guido Braem in Schlechteriana 4 (3) -1993. La specie proviene dal Venezuela e dal Brasile. Ha pseudobulbi oblunghi, fusiformi, compressi e solcati, lunghi 10-15 cm terminati da una foglia oblungo ellittica molto coriacea, lunga sino a 23 cm e larga 7. I fiori sono da 2 a 5 per infiorescenza, grandi (15-18 cm) e profumati. Divisioni sepaloidi allungate e strette petaloidi larghe e falciformi, alquanto crespate, di colore rosa-malva pallido. Labello grande con macchie e venature purpureo–violacee al centro. Gola gialla e bianca ai lati nella parte superiore. Vuole la serra temperata-calda ed è una delle specie di più facile coltivazione, fiorisce in luglio alle nostre latitudini. I fiori sono di lunga durata.

Cattleya iricolor Rchb.f.

La prima pianta di questa specie arrivat a in Europa fu acquistata, mancante di nome e di luogo di origine, da Veitch nel 1870. L’acquisto fu fatto a Londra nella sala di vendite più famosa e la chiamò iricolor affascinato dai colori del labello che paragonò a quelli dell’arcobaleno. Però, a causa dei piccoli fiori, questa specie non ebbe nessun successo commerciale, fu presto dimenticata e sparì dalla circolazione. Fu Padre Angel Andreetta a riscoprirla in Ecuador nel 1960 e Mariano Ofina a descriverla nel 1964 in Orquideologia e poi Bin Weinhold nel 1976 nell’A.O.S. Bulletin. La C. iricolor ha pseudobulbi oblunghi, clavati, alti circa 20 cm e spessi 2 cm, che terminano con una foglia che può arrivare a 25 cm di lunghezza, ma larga solamente 2 cm. I fiori da due a quattro sono abbastanza profumati: i sepali ed i petali, di forma ellittico–lanceolata, con margini leggermente ricurvi sono di colore bianco-crema, o giallo- paglia. Il labello è trilobato, anche se non nettamente ed ha i due lobi laterali che avvolgono la colonna e sono di colore che va dal bianco al giallo con strisce color porpora. Il lobo mediano è riflesso, acuto, di colore bianco con una banda trasversale alla base di colore giallo oro e macchie color rosso porpora ai lati. Vive in piccole colonie sui rami alti degli alberi nella zona orientale delle Ande ecuadoriane ad altitudini tra i 400 e i 1000 metri circa, in zone molto umide laddove l’umidità della foresta sottostante, più calda, e le nebbie, dovute all’altitudine, tengono la foresta ovattata in un bagno di umidità. Il periodo di fioritura è tra aprile e maggio alle nostre latitudini.

Cattleya jenmanii Rolfe

Questa specie fu descritta nel 1906 da Rolfe il quale ne attribuì la scoperta al botanico governativo Mr. G.S. Jenmann di Georgetown. La specie fu poi “perduta”, scomparve cioè dalle coltivazioni e fu riscoperta da Dunsterville in Venezuela nel 1969 e descritta come Cattleya guayana. Il Prof. Garay dell’Università di Harvard confermò poi trattarsi della Cattleya jenmanii. La storia di Dunsterville e di sua moglie ha davvero dell’incredibile. Dalle cascate del Salto Angel, chiamate anche Cascate Paradiso, le più alte del mondo (979 mt), fino al caldo e possente Orinoco, infestato di insetti e serpenti, G.C.K. Dunsterville e sua moglie Nora hanno girovagato, guidato, remato in canoa, volato in elicottero, esplorato in ogni modo molti mondi sperduti. Tutto alla ricerca delle 1.200 specie di orchidee del Venezuela. Durante le loro vacanze, nei fine settimana e in altre occasioni rubate, partivano per scalare montagne di arenaria chiamate tepui (che nella lingua indigena significa casa degli dèi), rese famose in tutto il mondo da Arthur Conan Doyle ne “Il Mondo Perduto”. Scontri con indigeni locali, coccodrilli e vipere durante la ricerca di nuove specie di orchidee, rendono avvincente e divertente la coltivazione delle specie da essi scoperte e trasforma un nostro tranquillo pomeriggio primaverile in serra in una vera e propria avventura nelle più sperdute foreste tropicali. È una specie unifoliata, dai fiori deliziosamente profumati, di colore lavanda. Il labello ha una macchia centrale più scura con “occhi” bianchi ai lati e venature arancio-giallo nella gola. La maggior parte delle piante porta due o tre fiori che fioriscono in dicembre. La C. jenmanii trova il suo habitat nelle dense foreste venezuelane lungo i fiumi tra i 300 e i 600 mt s.l.m. Richiede molta luce e buone condizioni di aerazione.

Cattleya labiata Lindley

Questa specie, trovata sulle montagne del Brasile dall’inglese William Swainson e fiorita per la prima volta nelle serre di William Cattley di Barnet nel 1818 è la pianta che ha fondato il genere e che ha avuto un ruolo essenziale nella diffusione delle orchidee in tutto il mondo. Dopo la prima scoperta essa fu raccolta in grande quantità non soltanto in Brasile, ma anche in Venezuela e Colombia. Si tratta di una pianta della quale si contano numerose varietà. Ha pseudobulbi accompagnati da brattee cartilaginose sopra un fusto prostrato, alti 15-35 cm, affusolati e con una sola grande foglia coriacea lunga fino a 30 cm. Il peduncolo fiorale porta da 2 a 5 fiori molto profumati e assai belli e grandi, del diametro di 15-20 cm. Petali e sepali sono di un rosa violaceo luminoso, i petali più grandi e ondulati. Il labello, grande, con bordi ondulati ed increspati è di un vistoso violetto porpora percorso da striature più scure fin dentro la gola gialla. I fiori sono di lunga durata e il periodo di fioritura inizia in autunno per protrarsi fino a dicembre. La specie tipica ha dato origine ad una infinità di forme e varietà nonché ibridi bellissimi, largamente coltivate tanto come pianta da vaso che come pianta da fiore reciso in Italia e in Europa negli anni Sessanta del 1900. La fioritura la si ha tra ottobre e novembre alle nostre latitudini. Esige la serra temperata-calda.

Cattleya lawrenceana Rchb.f.

Come per molte altre specie, anche la scoperta di questa Cattleya ha una storia complicata. Tra il 1840 ed il 1844, Sir Robert Schomburgk che lavorava con i fratelli in Guyana per conto del Governo britannico, scoprì, assieme a molte altre specie, anche questa Cattleya. Alcuni anni più tardi Sander, studiando le tavole originali disegnate dagli Schomburgk, notò questa specie indicata come Cattleya mossiae. Dato però che la Cattleya mossiae la si trova solo in Venezuela, Sander pensò dovesse trattarsi di un’altra specie e diede incarico al suo raccoglitore Seidl di cercarla. Costui infatti nel 1884 riscoprì la specie, ne raccolse parecchi esemplari e li spedì in Inghilterra ma tutte le piante morirono durante il viaggio. Seidl non si diede per vinto e infatti riuscì a raccogliere ancora parecchie piante sulle pendici del Monte Roraima, piante che poterono finalmente arrivare a Sander. Alcune di esse furono acquistate da Sir Trevor Lawrance, allora Presidente della Reale Società di Orticoltura e, dopo la fioritura, il materiale fu inviato al giovane Reichenbach che identificò e descrisse la specie chiamandola Cattleya lawrenceana in onore di Sir Trevor Law Lawrance. A detta di Dusterville, questa specie è la «Regina della Guyana». La pianta ha pseudobulbi snelli, leggermente compressi, alti fino a 25 cm, e con due o tre internodi, terminanti con una sola foglia lunga 25 cm e larga 4,5 cm, di colore verde chiaro con macchie purpuree. Il fiore ha un sepalo dorsale lungo 7 cm e largo 2 cm, i sepali laterali sono più stretti; i petali di uguale lunghezza dei sepali sono però larghi il doppio. Tutti sono di colore rosa-porpora più o meno intenso. Il labello ha i lobi laterali che avvolgono la colonna, la gola colore porpora scuro, il lobo mediano bianco venato di porpora e dello stesso colore porpora è la parte frontale. I fiori sono profumati. La pianta è epifita in foreste di collina tra i 150 e i 500 mt s.l.m. e fiorisce nel suo habitat a dicembre, trattasi di specie longidiurna, mentre da noi la fioritura avviene tra aprile e maggio. Cresce sempre in prossimità dei corsi d’acqua, con molta umidità e temperature piuttosto elevate.

Cattleya lueddemaniana Rchb.f.

Chiamata anche Cattleya speciosissima, è specie assai simile alla C. labiata. È originaria del Venezuela, dove fu trovata nel 1850, e fu battezzata da Reichenbach filius Cattleya lueddemaniana, in onore di Lueddeman, giardiniere del collezionista francese Pescatore che gli aveva inviato le piante. Jean-Pierre Pescatore (1793-1856), banchiere francese, fu un grande collezionista di orchidee e sembra che nel 1853 la sua fosse la più importante collezione di orchidee d’Europa. Assistito dal suo fedele giardiniere Lueddeman, accudiva con passione la sua collezione: a loro sono dedicate diverse orchidee come la Phalaenopsis lueddemaniana e la Lueddemania pescatorei, che unisce elegantemente i nomi dei due complici giardinieri. I fiori di questa orchidea sono di colore rosa-porpora soffusi di bianco con il lobo frontale del labello porpora-ametista e strisce dello stesso colore che si inoltrano nella gola fra due macchie gialle. È tuttavia assai irregolare nel suo comportamento e ciò è forse dovuto al fatto che nel suo ambiente naturale vive talvolta in condizioni assai diverse. Fiorisce tra marzo e aprile alle nostre latitudini.

Cattleya luteola Lindley

Questa specie può essere considerata una miniatura dato che i suoi pseudobulbi possono raggiungere al massimo l’altezza di 15 cm. e l’infiorescenza non supera quasi mai la lunghezza delle foglie che si aggirano sui 15-20 cm. Gli pseudobulbi hanno forma ellittica e clavata e portano una sola foglia, coriacea, oblungo-ellittica, sfumata di rosso sulla pagina inferiore. I fiori hanno sepali oblunghi, il dorsale leggermente più lungo dei laterali. I due petali laterali sono simili ai sepali con apici leggermente ricurvi. Il labello ha forma quasi circolare con i lobi laterali ripiegati sulla colona ed il lobo apicale con margini ondulati. Sepali e petali sono di colore giallo pallido; il labello di colore giallo brillante con l’interno dei lobi laterali più o meno striato di rosso. La specie trova il suo habitat in Brasile e negli stati amazzonici di Amazonas e Parà, in Perù, in Ecuador ed in Bolivia. Cresce epifita in regioni calde, umide e semi-ombreggiate. In coltivazione generalmente viene montata su zattere di sughero. La fioritura si attesta tra aprile e maggio alle nostre latitudini.

Cattleya maxima Lindley

Secondo Withner il nome attribuito a questa specie non deriva dalla grandezza del fiore, pur se di notevoli dimensioni, ma dalla compattezza e dal volume della pianta se rapportati ad altre unifoliate. Negli esemplari ben sviluppati gli pseudobulbi sono enormi e con la foglia possono raggiungere l’altezza di 60 cm. Queste dimensioni si riferiscono alla specie quando ha il suo habitat in regioni poco elevate, mentre quando la specie cresce ad altitudini elevate le dimensioni sono minori e le piante appaiono più compatte. La Cattleya maxima è originaria delle regioni della Colombia, del Perù e dell'Ecuador. In Colombia la si può trovare in foreste sempreverdi montane vicino ai fiumi; in Ecuador in foreste a 600 mt s.l.m. costantemente avvolte da nubi (cloud forests); in Perù nelle regioni amazzoniche attorno agli 800 mt s.l.m., ed in foreste a clima mite e secco fino a 1400 mt. s.l.m. Le piante che crescono ad altitudini più basse hanno foglie e pseudobulbi di colore verde uniforme, mentre quelle che si trovano a livelli superiori hanno le foglie macchiate di rosso. Gli pseudobulbi sono clavati, compressi lateralmente e sono avvolti in guaine di consistenza cartacea. I fiori, da due a sette per ogni infiorescenza, possono arrivare ad un diametro di 15 cm. I petali ed i sepali sono di colore lavanda con tonalità più chiare o più scure, secondo la regione d’origine. Il labello trilobato ha i lobi laterali ripiegati sulla colonna: il lobo mediano è ovale con margini ondulati, con venature color porpora all’interno e la gola gialla. Il fiore è delicatamente profumato. Questa specie ha una storia movimentata. Nel 1777 è stata scoperta dai botanici Ruiz e Pavon durante le esplorazioni delle Ande Peruviane. I botanici spagnoli Hipolito Ruiz (1754-1816) e Josè Pavon (1754- 1840) esplorarono Perù e Cile dal 1778 al 1885, e in seguito stesero l’opera «Flora Peruviana et Chilensis», dimostrazione proficua del lavoro di due botanici assidui. L’erbario di questi due ricercatori arrivò nelle mani di Lindley che descrisse la specie nel 1831 servendosi solamente di quel materiale. Nel 1842 Hartweg scoprì di nuovo la specie in Colombia e riuscì ad inviarne alcuni esemplari in Inghilterra dove nel 1844 fiorirono nelle serre della RHS (Royal Horticultural Society). Poi gli esemplari perirono a cause delle condizioni non sempre ottimali delle serre dell’epoca. La specie ricomparve dieci anni più tardi e nel 1856 fu nuovamente descritta da Hooker nel Botanical Magazine. Fiorisce in inverno ed in Ecuador, per la sua stagione di fioritura, è chiamata Flor de Navidad (Fiore di Natale). Da noi fiorisce già in luglio/ settembre ma talvolta prosegue anche in ottobre/novembre.

Cattleya mendelii Backhouse

Fu scoperta nel 1870 in Colombia e fu battezzata con il nome di Samuel Mendel, un appassionato inglese di orchidee. È una pianta che sembra essere strettamente correlata alla C. labiata Lindley ed è una delle specie più raffinate di questo gruppo. Ha pseudobulbi piuttosto voluminosi e fiori assai grandi, da 18 a 20 cm. di diametro, di una tinta molto delicata. Petali e sepali sono quasi bianchi o delicatamente tinteggiati di rosa pastello; il labello invece, molto grande e con lobo esterno increspato, è segnato da una macchia porpora; la gola è screziata di rosso. Fiorisce in aprile/ maggio ed è facile da coltivare.

Cattleya mossiae Hooker

Scoperta nel 1836 da M.G. Green in Venezuela, dove cresceva in gran numero. La pianta fu spedita a M. Parker in Inghilterra, dove da principio fu coltivata. Un tempo era una delle specie più diffuse nel commercio dei fiori recisi e fu dedicata dal botanico Hooker a Mrs. Moss di Otterspool, una ricca signora inglese amante delle orchidee ed il cui giardiniere era riuscito a far fiorire per la prima volta la pianta. Si tratta di una specie molto fiorifera, ma anche molto variabile tanto nella forma quanto nei colori dei fiori, i quali compaiono per solito in coincidenza con il periodo pasquale. Trovandosi il Venezuela nell’emisfero boreale, anche alle nostre latitudini fiorisce nello stesso periodo (aprile/maggio). Per tale motivo fu molto apprezzata per il fiore reciso che veniva venduto nelle festività pasquali ed a suo tempo fu raccolta nel Paese d’origine con tanto accanimento che la specie rischiò di estinguersi. Per tale motivo il governo del Venezuela ne proibì l’esportazione. Questa specie ha pseudobulbi piuttosto grossi, oblunghi, con angoli salienti e una foglia solitaria. I fiori sono molto belli, in numero da 2 a 5 sullo stelo fiorale, grandi (14-20 cm) e profumati. I petali sono larghi e grandi, ondulati, di colore malva vivo; i sepali sono dello stesso colore, ma lanceolati e ricurvati; il labello è molto grande, sfrangiato e ondulato sul bordo, lilla e vellutato superiormente e bordato di bianco; la gola è di un bel giallo striato di porpora. Preferisce la serra temperata

Cattleya percivaliana O’Brien

Delle montagne del Venezuela, questa specie vegeta anche in pieno sole sopra rocce dirupate vicino ai fiumi in concomitanza di piccole fratture e rigagnoli d’acqua dove cresce muschio e si accumulano detriti ad un’altitudine di 2000 mt circa. Fu inviata in Europa da M. San-der nel 1882 e dedicata a M.R. Percival, un amatore inglese di orchidee. La pianta assomiglia alla Cattleya mossiae, ma porta fiori assai più piccoli (10-12 cm) di colore che varia dal rosa chiaro al rosa intenso, con labello ben sfrangiato marrone al centro, gola aranciata striata di viola scuro. Fiorisce da Natale fino a febbraio, in serra temperata ed è molto graziosa. È chiamata anche “La Flor del Libertador”. La leggenda narra che Simon Bolivar, nella sua marcia di liberazione del Sud America, nell’attraversamento delle Ande Venezuelane durante la Campagna Admirable del 1813, fosse rimasto ammirato da questi fiori tanto da prelevarne alcune piante per portarle con sé verso la Colombia: la pianta cresceva spontanea come epifita sui tronchi degli alberi ed era molto comune e conosciuta dalla popolazione locale. Da quel momento in poi si sparse la voce che quello fosse il fiore preferito dal Libertador e si racconta che la popolazione al suo passaggio non mancasse di presentarsi con questi fiori in mano in segno di ammirazione.

Cattleya rex O’Brien

Proclamata a suo tempo la più bella di tutte le Cattleya, questa orchidea è conosciuta fin dal 1840, scoperta da J. Linden nell’America del Sud; ma soltanto più tardi, nel 1889, le prime piante arrivarono in Europa dalle Ande Peruviane, raccolte da M. Bungeroth ed inviate alla Società Orticola di Bruxelles. Magnifica specie che porta su ogni stelo 3-6 fiori assai grandi (15-18 cm) color bianco o giallo molto pallido. Il labello è grande ed ha la gola gialla venata di porpora, mentre il lobo mediano è cremisi con margine bianco increspato. Fiorisce in estate (luglio) ed esige serra temperata. Nell’ambiente di origine fiorisce in inverno.

Cattleya schroederae Sander

Questa specie arrivò dalla Colombia, allora chiamata New Granada, presumibilmente tra il 1885 ed il 1886, importata dal coltivatore inglese Fred K. Sander che la descrisse solo nel 1887 quando il Barone Von Schroeder gli inviò un fiore di questa specie e la chiamò, date le molte affinità con la Cattleya trianae, Cattleya trianae var. schroederae, dedicandola alla moglie del Barone Von Schroeder. Sander poi, ritenne che le diversità tra i due fiori fossero tali da giustificare la creazione di una nuova specie, che pubblicò nella terza serie del Gardener’s Chronicle del 1888. La pianta ha pseudobulbi clavati, costituiti da tre internodi avvolti in guaine di consistenza cartacea. Ogni pseudobulbo termina con una sola foglia, lunga circa 25 cm e larga 7, molto coriacea. I fiori, generalmente da due a quattro e di circa 12 cm di diametro, sono molto profumati, hanno petali con margini ondulati ed apici ricurvi. Il labello ha i lobi laterali che avvolgono la colonna ed il lobo apicale diviso in due e con margini ondulati. Il colore del fiore va dal bianco puro, appena sbocciato, al rosa pallido che si fa più intenso sul labello e la gola è giallo-arancio. Questa Cattleya è epifita, specialmente su vecchie piante in vicinanza di acque correnti, ad altitudini tra i 500 e i 1000 metri sulla Cordigliera occidentale della Colombia. Fiorisce in primavera (marzo/aprile) ed è anche localmente chiamata “Cattleya di Pasqua”.

Cattleya trianae Linden & Rchb.f.

Specie vicina alla Cattleya labiata, conosciuta sin dal 1851 come Cattleya quadricolor, nome datole da Jhon Lindley, ma mai pubblicato e quindi privo di validità. Nel frattempo, il Dr. Triana aveva mandato alcune piante dalla Colombia al belga Linden che in collaborazione con Reichenbach la descrisse come Cattleya trianaei, declassando il nome quadricolor a sinonimo: Reichenbach era arrivato prima di Lindley! Nell’epoca dell’Orchid Fever il numero di nuove specie che arrivava dai paesi tropicali era impressionante e si era creata una gran confusione con i nomi; non era certo l’era della comunicazione digitale e le nuove specie venivano descritte nei vari paesi dai vari botanici con nomi diversi a seconda della lingua, il tutto aggravato da una comunicazione pressochè assente. Lindley con grande pazienza e perizia, controllò tutti gli erbari e tutta la documentazione rintracciabile e riclassificò tutte le orchidee fino ad allora conosciute eliminando i sinonimi e doppioni, nonché i nomi non validi. Per i suoi meriti è considerato il Padre dell’Orchidologia. La sua opera più importante è Genera and Species of Orchidaceous Plants. La pianta non è rara in Colombia, occupando un areale ampio, così che negli anni successivi alla sua scoperta molti furono i soggetti che dal Paese d’origine raggiunsero l’Europa. La Cattleya trianae ha pseudobulbi alti circa 30 cm, sormontati da una sola foglia. I fiori sono 2-3 sullo scapo, assai grandi (15-20 cm) con divisioni non increspate e di un colore che tende al rosa tenero e al malva. Il labello è ampio anche se alquanto più stretto dei petali, ben arrotolato, con il lobo frontale color porpora o cremisi brillante e margine bordato di chiaro. La gola è gialla. Bellissima Cattleya che è stata molto utilizzata per la creazione di ibridi, anche da fiore reciso. Fiorisce in inverno (gennaio/febbraio) e vuole serra temperata.

Cattleya trichopiliochila Barb. Rodr.

Questa specie è generalmente nota al pubblico degli amatori come Cattleya eldorado Lindley. In effetti Lindley nel 1853 ricevette un fiore di Cattleya probabilmente di questa specie, ma lo ritenne una varietà di Cattleya labiata. Il belga Linden invece, una prima volta nel 1866 e una seconda volta nel 1876 ricevette queste piante dal Brasile e le chiamò Cattleya eldorado. Però la nota pubblicata su Flore del serres (1869–1870) non è stata scritta da Linden, ma dal coltivatore belga Van Houtte, quindi la specie dovrebbe essere chiamata Cattleya eldorado Van Houtte. Mancando però questa nota di alcuni elementi che erano chiaramente sconosciuti ad un coltivatore, e che rendevano la nota non valida, il primo nome valido della specie, secondo le regole della nomenclatura botanica, è quello di Cattleya trichopiliochila attribuitole da Barbosa Rodriguez nel 1877, nome di non facile pronuncia e che si riferisce al tubo formato dai lobi laterali del labello ripiegati sulla colonna. La specie, trovata nel 1866 sul Rio Negro in Brasile, è fortemente correlata alla Cattleya labiata. Ha pseudobulbi robusti con una sola grande foglia assai larga di un bel verde intenso. Porta alla fine dell’estate (solitamente luglio/agosto) grandi fiori (12-18 cm) color rosa pallido con labello increspato e dentato, esternamente dello stesso colore dei petali e dei sepali, rosso-porpora nel centro con macchie aranciate nella gola. Esistono alcune belle varietà bianche con centro giallo.

Cattleya warnerii T. Moore

Anche se sicuramente questa specie, morfologicamente, è la più vicina alla Cattleya labiata, tanto che Veitch la considerò solamente una varità di questa, Moore ritenne avesse differenze tali da poterla descrivere come una specie e la dedicò a Robert Warner nella cui serra a Broomfield, in Inghilterra, fiorì per la prima volta nel 1860. Warner possedeva all’epoca la più bella collezione di orchidee di tutta l’Inghilterra e nel 1865 aveva in fiore nello stesso periodo più di 600 piante di Cattleya. La pianta poi descritta come Cattleya warnerii era stata inviata in Inghilterra alla ditta Low &Co. Da Binot, il capostipite della famiglia che ancora oggi è una delle più note nel commercio delle orchidee brasiliane. La specie ha pseudobulbi corti e foglie pigmentate di rosso. Il fiore, dal dolce profumo, è più grande di quello di Cattleya labiata ed è anche di diverso colore: questo è rosa soffuso di ametista più o meno intenso. I labello ha i margini frontali finemente sfrangiati e di colore rosa intenso ed ha una gola arancio-giallo striato di lilla. La Cattleya warnerii ha il suo habitat negli stati del Minas Gerais e Espirito Santo, dove fiorisce tra la tarda primavera e l’inizio dell’estate.

Cattleya warszewiczii Rchb.f.

Chiamata spesso anche Cattleya gigas nei cataloghi, il suo nome corretto è Cattleya waszewiczii: questa bellissima orchidea fu scoperta nel 1848 da Warszewicz in Colombia, nella provincia di Medellin. Si tratta di specie molto vigorosa, con pseudobulbi oblunghi e affusolati, compressi e solcati, alti 20-25 cm., terminati da una sola foglia persistente e coriacea lunga circa 20 cm. I fiori sono da due a quattro, di 15-20 cm di diametro, in racemo aperto accompagnato da una brattea spatiforme rossastra. Sepali oblunghi e stretti, petali più larghi e un po’ falciformi, crespati al margine, gli uni e gli altri di colore rosa–lilla quasi trasparente. Il labello è porpora-vivo, bilobato, increspato alla estremità, giallo nella gola e con bordo chiaro. Specie molto interessante per i suoi grandi fiori che sbocciano in estate (giugno/luglio), ma alquanto esigente. Si coltiva di norma come la Cattleya labiata.

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Gruppo Cattleya bifoliata

Cattleya aclandiae Lindley

Fu scoperta nel 1839 da un ufficiale della marina britannica presso Bahia, in Brasile, e portata in Inghilterra da Sir Thomas Acland, dove fiorì l’anno dopo. La specie fu descritta dal Dr. Lindley e dedicata a Lady Acland che preparò un delicato disegno per la pubblicazione sul Botanical Register. Nel luogo d’origine questa specie si trova vicino al mare, dove vive epifita sugli alberi. Il clima di questa regione è molto caldo e moderatamente asciutto. È una pianta di piccola mole, alta appena 15 cm, con pseudobulbi piuttosto sottili, leggermente affusolati, lunghi al massimo 10 cm. Le foglie alla estremità dello pseudobulbo sono coriacee, ovato-ellittiche, di colore verde lucido intenso. I fiori terminali sono solitari o in coppia, accompagnati da una piccola brattea spatiforme di circa 10 cm. di diametro, profumati, abbastanza grandi rispetto alle dimensioni della pianta, portati da un peduncolo corto e debole. Petali e sepali, quasi uguali, sono di colore giallo-verdognolo, maculati e striati di una densa punteggiatura bruna. Il labello è trilobato, piuttosto grande, bianco-rosato lateralmente e il lobo centrale ben disteso di colore rosa-porpora con venature rossastre. La colonna è grande, rosso porpora. La fioritura di questa specie avviene di norma in maggio-giugno, ma può cadere anche in altra epoca dell’anno. La pianta può fiorire anche due volte in un anno se usufruisce di molta luce vicino ai vetri, nella parte più calda della serra delle Cattleya. Anche se tutta la pianta è di modeste dimensioni, essa viene spesso coltivata, anche su zattera, per i suoi fiori di un’eleganza sopraffina.

Cattleya amethystoglossa Linden & Rchb.f. ex Warner

Si suppone che anche questa sia una specie brasiliana, pur non conoscendone esattamente l’origine. Comunque, fu portata in Europa nel 1862, descritta nel 1866 e considerata per lungo tempo come una varietà della Cattleya guttata. È una pianta molto vigorosa, con fusti quasi cilindrici un poco solcati, eretti, alti fino ad un metro e di aspetto biancastro perché avvolti in guaine bianche. Ogni fusto termina in due foglie ellittiche lunghe 15 cm., glabre, coriacee, di un verde intenso, quasi piane. Lo stelo fiorale, eretto e robusto, porta da 8 a 15 fiori che formano una infiorescenza molto vistosa. Ogni fiore, di 13-15 cm di diametro, ha sepali e petali di colore bianco-rosso punteggiato di porpora. Il labello, trilobato ed alquanto tubuloso, ha il lobo mediano di un bel porpora-ametista ed un po’ fimbriato. La fioritura della pianta, adatta alla serra calda, avviene da marzo a maggio.

Cattleya aurantiaca (Batem ex Lindley) P.N. Don

Pianta assai interessante originaria del Guatemala, trovata nel 1826. Il suo nome viene dal latino “aurantium”, che significa arancio, in riferimento al colore dei fiori. Ha infatti piccoli fiori di 3-4 cm. di diametro riuniti in racemi penduli di un bel colore arancio–rosso molto vivace. Esistono due tipi di Cattleya aurantiaca: il primo è il tipo “normale” con fiori che si aprono e vengono naturalmente impollinati da insetti. Il secondo tipo ha fiori che non si aprono completamente ed è autogamo. Naturalmente il primo tipo è più interessante per la coltivazione. Per il suo colore inconsueto è molto ricercata dagli ibridatori i quali la impiegano per incroci diversi. Fiorisce a fine inverno o all’inizio della primavera (febbraio/marzo alle nostre latitudini).

Cattleya bicolor Lindley

Descritta per la prima volta da Lindley nel 1836 sulla base di un disegno del suo scopritore, Descourtilz, questa specie fu ritrovata più tardi sopra alti alberi in provincia di Minas Gerais, in Brasile, come pure sulle montagne dei dintorni di Rio de Janeiro. Arrivò in Inghilterra nel 1837. Oggi si conoscono due gruppi morfologici: piante della regione costiera che formano il gruppo C. bicolor ssp. bicolor e piante dell’interno che formano il gruppo C. bicolor ssp. minasgeraisensis. Gli pseudobulbi di questo ultimo gruppo sono alti almeno il doppio di quelli del primo. Questa sottospecie è la più diffusa in coltivazione. Pianta alta, con pseudobulbi sottili ed articolati che vanno da 30 cm a un metro, con due foglie in cima lunghe da 11 a 15 cm. L’infiorescenza, alta 30-40 cm., porta 3-8 fiori odorosi di 10-12 cm. di diametro che compaiono in autunno e talvolta anche in primavera. Ogni fiore, ceroso e consistente, ha sepali e petali di un curioso verdebronzo e bordi leggermente ondulati. Il labello, sprovvisto di lobi laterali, è di un rosa-porpora, più pallido sui bordi. Questa specie che vuole serra temperata, luminosa e ben ventilata e umida, è stata adoperata largamente per incroci con le specie del gruppo unifoliate.

Cattleya bowringiana O’Brien

Anche questa specie, molto robusta e di forte sviluppo, è stata spesso utilizzata per incroci con specie del gruppo delle labiate. I primi esemplari della pianta furono spediti nel 1884 dall’America Centrale a Veitch di Chelsea, provenienti da luoghi piuttosto inconsueti. Questa bellissima pianta, infatti, non vive sopra gli alberi, bensì sopra rocce bagnate dagli spruzzi delle cascate dei fiumi. Ha pseudobulbi leggermente claviformi rigonfiati alla base, alti 30-50 cm rivestiti da brattee scariose, con due-quattro foglie persistenti alterne in cima, coriacee, ovato-oblunghe, di un colore verde lucente, lunghe 8-12 cm e larghe 5 cm. I fiori, portati anche in numero da 10 a 20 sullo stelo lungo 10 cm sono piuttosto piccoli (6 cm di diametro) e di un colore rosa-porpora, con petali più larghi dei sepali. Il labello è bianchiccio a forma di cornetto, con margine e centro purpureo-scuro. Pianta di facile coltivazione in serra temperata, fiorisce da ottobre a novembre alle nostre latitudini.

Cattleya citrina (La Llave & Lex) Withner 1998

Trattasi di una specie estremamente decorativa, sia quando è in fiore sia quando non lo è. Ha un portamento ricadente e dovrebbe essere coltivata in un cestino aereo o su zattera. Gli pseudobulbi a forma di uovo portano 2 o 3 foglie verdi argento, coperte di pruina. Le gemme fiorali appaiono sullo stelo in vegetazione e sbocciano prima che il getto sia maturo. I deliziosi piccoli fiori color limone hanno un margine bianco intorno al labbro frangiato e sono di una consistenza cerosa e di una fragranza pungente. Per apprezzare la bellezza di questi fiori penduli, bisognerebbe guardarli dal basso. La specie fu scoperta in Messico nel diciassettesimo secolo dal gesuita Hernandez, ma solo nel 1859 un numero interessante di esemplari raggiunse l’Europa. Fiorisce nella tarda primavera e nella prima estate e preferisce un luogo fresco, come la serra intermedia.

Cattleya deckeri Klotsch 1855

Specie molto simile alla C. skinneri e del tutto confondibile con la Cattleya bowringiana, questa specie fu un tempo ritenuta una varietà della Cattleya skinneri. I fiori, di 8 cm, sono rosa-porpora e il labello non presenta la macchia bianca alla gola. È nativa del Messico, Guatemala, Costarica e Panama e fiorisce in ottobre.

Cattleya dolosa Rchb.f. 1876

Questa affascinante specie nana assomiglia molto alla Cattleya walkeriana, di cui fu un tempo ritenuta una varietà, Cattleya walkeriana var. dolosa (Rchb.f.) A.H. Kent 1887. È invece molto più verosimilmente un ibrido naturale tra la Cattleya walkeriana e la Cattleya loddigesi. I fiori, di 10 cm, sono cerosi, rosa magenta, con il lobo frontale del labbro porpora ametista segnato di giallo. I brevi lobi laterali del labbro sono eretti. I fiori vengono prodotti all’apice degli pseudobulbi. È una pianta particolarmente rara.

Cattleya dormaniana (Rchb.f.) Rchb.f.

Questa, tra le Cattleya, è la sola e unica specie fino a d’oggi conosciuta ad avere quattro pollinia normali e quattro rudimentali. Da ciò sono derivati tutti gli equivoci sulla sua identificazione. La pianta è stata scoperta quasi certamente da Henry Blunt sui Monti Organ nei pressi di Rio de Janeiro ad una altitudine tra i 500 e gli 800 mt s.l.m. Blunt inviò le piante a Low che le vendette a Henry Bullen di Lewishan che a sua volta cedette una pianta a Charles Dorman di Sydenham nella cui serra fiorì nel 1880. Constatata la caratteristica conformazione dei pollinia, Reichenbach la descrisse nel Gardener’s Chronicle di quell’anno come Laelia dormaniana. In seguito lo stesso Reichenbach ci ripensò e ritenne trattarsi di un ibrido tra la Cattleya bicolor e la Laelia pumila. Di analogo parere furono R.A. Rolfe e Warner e Williams. Sembra che il primo a sostenere trattarsi di una specie a sé stante fu Cognieaux, confermato poi da Dressler e Gillespie e infine da Guido Braem. Comunque sia, dice lo stesso Braem, una risposta soddisfacente sulla vera natura di questa pianta sarà molto difficile ad aversi. Fiore cattleya:  quello della Cattleya dormaniana, del diametro di 8 cm. è pressoché senza profumo, ha un sepalo dorsale lanceolato simmetrico, mentre lanceolati asimmetrici sono gli altri due sepali, leggermente concavi e ricadenti sul labello. I petali sono asimmetrici lanceolati acuminati. Il labello è trilobato con i lobi laterali ripiegati che nascondono completamente la colonna. I sepali ed i petali sono di colore bruno bronzo o bruno-oliva e i petali portano venature color porpora. I lobi laterali del labello sono di colore rosa-pallido con venature più scure. Il lobo mediano è di colore porpora intenso con gola bianca. È una delle specie brasiliane più rare tra le bifoliate ed ha il suo habitat nelle zone umide dei Monti Organ, dove cresce vicino al suolo su piante morte o marcescenti. Nel suo habitat fiorisce in gennaio/ febbraio, durante l’estate brasiliana; alle nostre latitudini fiorisce in estate. In coltivazione vuole caldo e buona aerazione. Necessita di un buon periodo di riposo in inverno, ma non di una eccessiva disidratazione. Molti sostengono che la coltura su zattera sia la migliore.

Cattleya elongata Barbosa Rodrigues

Questa specie descritta da Barbosa Rodrigues nel 1877 raggiunse l’Europa solamente nel 1892. La descrizione originale fu fatta su di una pianta raccolta nella foresta di Carangula, nella provincia di Minas Gerais, ma sembra invece che la specie provenga dal Brasile centrale. Il raccoglitore belga Claes la trovò nello stato di Pernambuco e la inviò a Linden che, ignorando completamente la precedente descrizione di Barbosa Rodrigues, la pubblicò con Rolfe nel Gardener’s Chronicle nel 1892 con il nome di Cattleya alexandrae. In seguite Rolfe, nel 1894, accettò il nome di “elongata” e così fu Cattleya elongata. Braem riferisce che la specie trova il suo habitat sui tributari del Rio Sao Francesco, nella parte orientale dello stato di Bahia a nord di Pernambuco e di Minas Gerais, in una zona dove la temperatura diurna è di circa 39°C e la notturna si aggira sui 14°C con precipitazioni molto scarse. Vive su terreni rocciosi ad altitudini tra i 350 e gli 850 mt. s.l.m. La pianta ha pseudobulbi cilindrici alti dai 35 ai 70 cm, ognuno dei quali ha da cinque a nove internodi e, cosa eccezionale nel genere, ad ogni internodo corrisponde un punto vegetativo. I fiori, da 2 a 9, sono portati da un peduncolo lungo fino a 60 cm, sono debolmente profumati, hanno sepali e petali oblungo-lanceolati, leggermente riflessi all’apice, di colore bruno-scuro-verdastro, occasionalmente punteggiati. Il labello è trilobato di colore rosa brillante su fondo bianco con un’area centrale sfumata di giallo. La Cattleya elongata fiorisce in autunno/inverno.

Cattleya forbesii Lindley

È una pianta di facile coltivazione, quindi adatta ai principianti, molto robusta, di piccola taglia, tanto che il botanico brasiliano Vellozo la chiamò, nella descrizione che ne fece nel 1790, Epidendrum pauper. Allora tutte queste specie venivano chiamate Epidendrum, dato che il genere Cattleya non era ancora stato creato. Purtroppo l’opera botanica di Vellozo fu pubblicata solamente nel 1825 e la prima illustrazione di questa specie nel 1827. Nel frattempo un raccoglitore di nome Forbes aveva inviato la pianta a Lindley che la descrisse e la chiamò in suo onore Cattleya forbesii. La Cattleya forbesii ha pseudobulbi subclavati, alti da 10 a 25 cm, leggermente compressi lateralmente e terminanti con due foglie ellittiche. I fiori, da 2 a 5, sono portati da un peduncolo lungo da 9 a 11 cm. Hanno sepali e petali di colore giallo-verde. Il labello è trilobato ed i lobi laterali, molto larghi, ripiegano sulla colonna che nascondono completamente. Il colore di base del labello è bianco all’esterno, ma all’interno è giallo chiaro con venature ed una striscia centrale di colore giallo oro spruzzato di rosso. Nel suo habitat fiorisce tra ottobre e dicembre ad una temperatura diurna di circa 25°C, ed una umidità del 60-80%. Alle nostre latitudini l’autunno australe coincide con la nostra primavera, e la fioritura si attesta dunque tra aprile e maggio

Cattleya granulosa Lindley

Hartweg spedì questa pianta nel 1840 dal Guatemala alla Società Reale di Orticoltura di Londra senza informazione alcuna sul suo habitat. La descrisse Lindley nel 1842 come specie del Guatemala. Oggi è fuori dubbio che la pianta è di origine brasiliana, dove cresce sugli alberi di grandi foreste nella zona di Bahia, in ambiente molto caldo e umido. Possiede pseudobulbi articolati, sottili, costoluti quando invecchiano, alti 30-50 cm., sormontati da due foglie molto consistenti di un verde intenso. L’infiorescenza è corta e robusta, con 5-9 fiori di 8-10 cm di diametro. Sepali e petali sono di colore verde oliva punteggiati di rosso scuro. Il labello, lungo quasi quanto le divisioni laterali, è nettamente trilobato; i lobi laterali bianchi formano un tubo che nell’interno è giallo o rosa, mentre il lobo centrale ha bordi sfrangiati con numerose papille porpora-cremisi. Questi fiori, molto consistenti, sono di lunga durata ed il loro profumo è assai piacevole. La specie, spesso usata per incroci, fiorisce in autunno e vuole la serra calda.

Cattleya guttata Lindley

Magnifica specie scoperta da R. Gordon nel 1827 nel Brasile meridionale ed inviata alla Società reale di Orticoltura di Londra. Ha grandi pseudobulbi quasi cilindrici, sottili, un po’ solcati, di 50 cm. di altezza, con due grandi foglie coriacee verde intenso in cima, lunghe sino a 25 cm. Lo stelo fiorale eretto porta da 5 a 10 fiori di media grandezza (8-10 cm) con sepali e petali colore verde-giallognolo macchiati di porpora. Il labello è trilobato, con i lobi laterali bianco-rosati ed il lobo mediano bianco maculato di porpora-ametista. Anche questa specie è stata usata dai genetisti per l’ibridazione. Vuole la serra temperata e molta luce. Fiorisce in settembre alle nostre latitudini.

Cattleya harrisoniana Bateman ex Lindley (1836)

Tra i molti sinonimi di questa specie esiste Cattleya harrisoniae Bateman (1838) così come Cattleya harrisoniae Paxton (1838). Un altro nome in uso è Cattleya harrisoniana Bateman ex Lindley (1836). La nomenclatura purtroppo è sempre un ginepraio, e cercheremo di fare chiarezza, per quanto possibile. Mr. Harrison di Liverpool, che aveva importato dal Brasile la prima pianta di questa specie, dopo la fioritura la inviò a Bateman, il quale la propose a Lindley che la descrisse in poche righe e senza illustrazione. (ex Lindley). Più tardi Bateman ripropose la specie nel suo Magazine of Botany usando però il termine di Cattleya harrisoniae. Nonostante ciò, il termine però ora più usato è Cattleya harrisoniana. La Cattleya harrisoniana è per altro molto simile alla Cattleya loddigesii con la quale è stata a lungo tempo confusa e da molti considerata solamente una varietà di quest’ultima. La Royal Horticultural Society ancora oggi, per gli ibridi, considera la Cattleya harrisoniana e la Cattleya loddigesii puri sinonimi (Cattleya loddigesii var. harrisoniana Lindley 1887). Dalla Cattleya loddigesii, la Cattleya harrisoniana si differenzia per gli pseudobulbi più affusolati, le foglie più strette e la mancanza di macchiettatura su sepali e petali che sono anche di colore più intenso. Braem tuttavia afferma che non si può escludere del tutto la possibilità che la Cattleya harrisoniana sia una varietà geografica della Cattleya loddigesii. La Cattleya harrisoniana ha pseudobulbi subclavati, alti dai 30 ai 50 cm. e di diametro tra 1 e 1.5 cm., compressi lateralmente e portati all’apice due foglie, occasionalmente tre, di forma ellittica. I fiori sono portati su di un peduncolo lungo dai 7 ai 10 cm; sepali e petali sono di colore uniforme lavanda intenso. Il labello pure di colore lavanda è trilobato, con i lobi laterali ripiegati sulla colonna con solo gli apici aperti. Longitudinalmente il callo è di colore giallo cromo brillante. La Cattleya harrisoniana trova il suo habitat ad altitudini tra i 400 e gli 800 metri s.l.m., nelle selve umide della regione orientale dello Stato di Rio de Janeiro e lungo i tributari del Rio Paraiba do Sul. Fiorisce in estate alle nostre latitudini.

Cattleya intermedia Graham ex Hooker

Fu Mr. Harris che a quel tempo risiedeva a Rio de Janeiro ad inviare nel 1824 questa bella bifoliata al Giardino Botanico di Glasgow, dove fiorì nel 1826 e ancora nel 1828. La pianta ha pseudobulbi allungati, piuttosto sottili, di 40 cm. di altezza, con due foglie di 12-14 cm. di lunghezza. Il peduncolo fiorale è eretto e porta da 3 a 6 fiori di 10-12 cm. di diametro color bianco rosato tenero sfumato di ametista. I sepali sono stretti, lanceolati; i petali pure stretti e falciformi; il labello, più corto, è formato da tre lobi, quelli laterali bianco-rosa avvolgono la colonna, il mediano, arrotondato, ha il bordo increspato e maculato di violetto-porpora. Questa bella Cattleya che fiorisce in primavera- estate alle nostre latitudini ed è servita per molti incroci, preferisce la serra temperata.

Cattleya leopoldii

È una specie brasiliana molto simile alla Cattleya guttata; probabilmente è una varietà di questa, da cui differisce per i lobi laterali del labello più quadrati, che lasciano scoperta la punta della colonna, e per la stagione di fioritura, che cade in estate. Per la maggior parte degli autori invece, la Cattleya leopoldii non è altro che sinonimo della Cattleya tigrina, di cui parleremo in seguito.

Cattleya loddigesii Lindley

Questa specie è stata introdotta in Europa da W. Woodford che la scoprì nel 1810 nei dintorni di San Paolo in Brasile e la inviò all’Orto Botanico di Edimburgo. Fu descritta tuttavia soltanto nel 1819, fiorita presso il collezionista Loddiges, con il nome di Epidendrum violaceum. Nel 1824, quando Lindley fondò il genere Cattleya, essa fu prontamente ascritta a tale genere insieme alla Cattleya labiata. Joachim Conrad Loddiges (1738-1826) fu il fondatore dell’azienda omonima che operò in Inghilterra tra la fine del 1700 e il 1850. Egli, nato in Germania ed emigrato in Inghilterra all’età di 19 anni, inizialmente lavorava come giardiniere, poi si mise in proprio con un vivaio vendendo sementi nel villaggio di Hackney, a nord di Londra; fu George Loddiges (1786 – 1846) ad incrementare l’attività facendola diventare una delle floricolture più importanti d’Europa. Alla morte di George, l’azienda passò al figlio Conrad II che trovò grandi difficoltà con il contratto d’affitto dei terreni poiché Londra si era allargata e quello che un tempo era un villaggio isolato ora faceva parte della città e il valore dei terreni era aumentato enormemente. Per cui decise di chiudere l’attività nel 1850. Conrad II offrì la collezione di piante rare ai Kew Gardens che offrirono 9.000 £; ma poiché 20 anni prima furono valutate 200 000 £, Conrad II rifiutò ed organizzò un’asta per le piante. L’intuizione fu geniale: egli riuscì a vendere proficuamente gran parte delle piante, molte orchidee, e anche Joseph Paxton acquistò 300 palme e molte altre piante per la cerimonia di inaugurazione del Crystal Palace, in occasione dell’Esposizione Internazionale del 1851, in Hyde Park, Londra. La pianta ha pseudobulbi quasi cilindrici, lunghi 30 cm, angolosi, terminati da due foglie di colore verde intenso. Stelo fiorale con 2-5 fiori di 10 cm. di diametro color malva tenue. Il labello, più corto dei sepali, presenta i bordi alquanto ondulati ed ha una tinta più delicata e gola gialla. I fiori durano a lungo sulla pianta che fiorisce da novembre a marzo alle nostre latitudini. Preferisce la serra temperata.

Cattleya nobilior Rchb.f.

Fiorita per la prima volta nella collezione della Compagnia Continentale a Ghent, in Belgio, nel 1883, è una specie sulla quale i botanici ancora discutono molto dubbiosi se considerarla una vera specie o se invece non debba essere catalogata come una varietà della Cattleya walkeriana descritta da Gardner nel 1883. Infatti come la Cattleya walkeriana anche la Cattleya nobilior è sprovvista di spata ed il fiore è portato da un peduncolo generato alla base dello pseudobulbo. Gli areali dove crescono le due specie non illuminano molto il problema, dato che si intersecano l’uno con l’altro. Dunque il dubbio rimane. La Cattleya nobilior cresce epifita nelle regioni brasiliane di Amazonas, Gioia e Mato Grosso sino ai 350 mt s.l.m., in zone che alternano ad una stagione piovosa da dicembre ad aprile, una stagione di dura siccità da agosto a settembre. Ha corti pseudobulbi ellittici terminanti con una o due foglie alla base dei quali, come si è detto, hanno origine i fiori portati da uno a tre su di un peduncolo, profumati e che possono raggiungere i 12 cm. di diametro. Il colore dei fiori è rosa-lavanda con una macchia romboidale di colore giallo sull’istmo e sul lobo mediano del labello, i cui lobi laterali ripiegano sulla colonna, nascondendola. I petali hanno margini ondulati e riflessi, i sepali apici riflessi. Nel suo habitat fiorisce tra agosto e settembre, alle nostre latitudini, nell’emisfero boreale, la fioritura si attesta tra marzo e aprile.

Cattleya porphyroglossa Linden & Rchb.f.

Questa specie, a causa della inconsulta distruzione delle foreste nelle regioni dove aveva il suo habitat, era stata considerata estinta. Poi fu ritrovata su alcune piccole isole fluviali del basso Rio Paraiba ed anche nello Stato del Minas Gerais e tra Rio de Janeiro e Campos, in Brasile. La pianta ha pseudobulbi leggermente compressi e terminanti con due foglie di forma ellittica. Il fiore, che non si apre mai completamente, non supera il diametro di 5-7 cm ed ha un profumo molto dolce e forte. I sepali hanno tutti le medesime dimensioni e sono a forma di sciabola; i due petali laterali, spatolati, hanno apici arrotondati e margini ondulati. Sepali e petali sono di colore giallo, qualche volta soffuso di rosso. Il labello è chiaramente trilobato, con i lobi laterali che avvolgono completamente la colonna. I lobi laterali sono bianchi: il lobo mediano è ricoperto da granulazioni color porpora. La colonna è di colore rosso purpureo. Cresce epifita su basse piante vicine ai fiumi e fiorisce a maggio alle nostre latitudini.

Cattleya schilleriana Rchb.f.

Pianta nana e compatta, fu scoperta in Brasile nel 1857 e coltivata ad Amburgo presso il famoso collezionista Schiller. Ha piccoli pseudobulbi alti 10-15 cm. sormontati da due foglie distese, lunghe 6-10 cm., talvolta tinteggiate di porpora sulla pagina inferiore. Il peduncolo fiorale è corto, con 2-5 fiori di 8-10 cm di diametro. Sepali e petali sono verde-oliva macchiati di bruno e di porpora. Il labello è trilobato, con lobi laterali bianchi macchiati di porpora e quello mediano color rosso-porpora marginato di bianco e gola gialla. Questa orchidea assomiglia alla Cattleya aclandiae e si pensa che possa essere putativamente un suo ibrido naturale. Fiorisce in aprile–maggio alle nostre latitudini, preferisce una serra temperata.

Cattleya schofieldiana Rchb.f.

Questa specie fiorì per la prima volta nelle serre di G. Low Schofield di Manchester nel 1882 e fu descritta da Reichenbach nel Gardener’s Chronicle come nuova specie anche se presenta molte affinità con la Cattleya granulosa. La Cattleya schofieldiana ha pseudobulbi che raggiungono anche un metro di altezza. I fiori hanno sepali laterali incurvati alla base e petali molto stretti con punte arrotondate. Il colore dei sepali e dei petali è giallo-bruno fittamente punteggiati di amaranto e di porpora. Il labello ha i lobi laterali bianchi all’esterno e gialli all’interno, mentre il lobo mediano è ricoperto da papille color porpora ed ha il suo margine esterno bianco. Ha il suo habitat nello Stato brasiliano di Espirito Santo ad altitudini tra i 400 e i 700 mt dove fiorisce durante l’estate australe, tra gennaio e febbraio; alle nostre latitudini fiorisce tra luglio e agosto.

Cattleya skinneri Bateman

Il nome specifico fu imposto da Bateman in onore di Ure Skinner, infaticabile ricercatore che trovò questa bella orchidea nelle zone calde del Guatemala, sulla costa del Pacifico. Il padre di George Ure Skinner (1804-1867) era un pastore della chiesa di Scozia, il nonno vescovo di Aberdeen e il bisnonno un autorevole accademico, ma George non volle seguire le orme dei prestigiosi antenati e si diede al commercio che lo portò in Guatemala. Amante della natura, fin da bambino si entusiasmò della ricca, selvaggia e lussureggiante natura guatemalteca. Inizialmente attratto dagli uccelli e dagli insetti, il suo interesse si spostò sulle orchidee nel 1834, quando James Bateman, un giovane studente di orticoltura di Oxford che sarebbe poi diventato un grande botanico, gli scrisse chiedendogli di cercare e raccogliere orchidee spiegandogli con descrizioni e disegni che cosa doveva cercare. Skinner fino a quel momento non conosceva le orchidee, ma la lettera di Bateman lo contagiò con il virus della Orchid fever, che del resto stava contagiando mezza Europa, ed ebbe a dire più volte che considerava quella data come un compleanno che aveva cambiato la sua vita che da allora dedicò alle orchidee interamente. Di lui infatti ricordiamo le sue scoperte, tra cui Barkeria skinneri, Cattleya skinneri, Lycaste skinneri. All’età di 62 anni decise di liquidare i suoi affari in Guatemala e tornare definitivamente in Patria e nel gennaio del 1867 voleva imbarcarsi per tornare in Inghilterra ma la nave era troppo affollata e volle aspettare la nave successiva prevista per la settimana seguente; ma contrasse la febbre e nel giro di tre giorni morì ancor prima che la nave salpasse. Se fosse sopravvissuto quella sarebbe stata la sua quarantesima traversata dell’Atlantico. La Cattleya skinneri, oltre che in Guatemala, si trova anche in Nicaragua e in Costa Rica, dove da tempo è nota come “Il fiore di San Sebastiano” ed è l’emblema nazionale. È specie molto coltivata, con pseudobulbi alti 20-30 cm. e due foglie carnose di colore verde-vivo. Lo stelo fiorale eretto porta da 5 a 16 fiori di media grandezza (10 cm) rosa porpora, mentre la gola è bianca o giallastra ed il labello porpora alla estremità. Ma il colore dei fiori ha innumerevoli variazioni. La consistenza dei fiori non è molto elevata, ma la durata sulla pianta è comunque notevole. La fioritura avviene alla fine dell’inverno o in primavera (aprile), e la serra temperata è l’ambiente più adatto.

Cattleya tenuis Campacci e Vedovello

Non molto sappiamo di questa Cattleya che comunque citiamo, trattandosi tra l’altro di una specie relativamente recente (1983). In origine è stata descritta su un giornale brasiliano di orchidologia; nel 1986 Fowlie ne ha dato più ampi ragguagli nel suo Orchid Digest (luglio-agosto 1986), dopo un suo viaggio nella zona di Chapada Diamantina nello Stato di Pernambuco. La specie ha pseudobulbi sottili marcati da internodi e terminanti con due foglie sottili e strette. I fiori sono più stretti dei sepali. Il labello, trilobato, di colore rosa-porpora ha i margini bianchi o rosati. I lobi laterali di colore rosa-pallido, si piegano sulla colonna senza però richiuderla completamente e sovrapponendosi leggermente con le punte. La Cattleya tenuis vive epifita su piante di media altezza ed ha un esteso apparato radicale che corre lungo il tronco dell’albero portante. Fiorisce nell’autunno brasiliano, alle nostre latitudini fiorisce in primavera inoltrata.

Cattleya tigrina A. Richard

È una delle specie più note tra le Cattleya bifoliate brasiliane ed anche una tra le più discusse. Da alcuni autori viene considerata un sinonimo della Cattleya guttata Lindley, e da altri un sinonimo della Cattleya leopoldii Varschaffelt ex Lemaire. Pare ormai certo che la prima descrizione della specie e la relativa tavola illustrativa furono eseguite da Richard. Dunque il nome di Cattleya tigrina, in virtù delle regole botaniche, deve prevalere sui nomi pubblicati successivamente di Cattleya leopoldii e Cattleya guttata var. leopoldii. Ma lasciamo ai botanici la discussione dei loro punti di vista ed occupiamoci della descrizione morfologica di questa pianta. La Cattleya tigrina ha pseudobulbi alti dai 25 ai 50 cm e di un paio di centimetri di diametro, leggermente compressi e terminanti con due od anche tre foglie ellittiche lunghe 20 cm e larghe 8 cm. I fiori sono fortemente profumati e possono anche raggiungere i 10 cm. di diametro. Petali e sepali sono di colore verde-bruno soffusi di rosa intenso e con molte macchie irregolari di colore variante dal rosso-bruno al marrone scuro. Il labello è nettamente trilobato, con lobi laterali larghi, acuminati e ripiegati sulla colonna. Il lobo mediano è fortemente verrucoso. Il colore di fondo del labello è il bianco, alcune volte soffuso sulla parte esterna di colore lavanda, all’interno bianco puro con la porzione centrale dell’istmo di colore lavanda intenso, colore che arriva fino ai margini del lobo mediano. La Cattleya tigrina vive in foreste costiere a 100 mt s.l.m., epifita su alti alberi, in ambiente che registra escursioni termiche molto marcate tra il giorno e la notte, forti differenze climatiche ed una umidità relativa tra il 60% e l’80%.

Cattleya velutina Rchb.f.

Questa specie vive epifita in una zona di foreste sulle sponde dei fiumi nello Stato brasiliano di Espirito Santo, tra i 400 e gli 800 mt. di altitudine ed anche in foreste umide dello Stato di Sao Paolo. Ha pseudobulbi molto sottili che possono raggiungere i 30 cm. di altezza, terminanti con due foglie ellittiche. I fiori, abbastanza piccoli, hanno sepali e petali molto ondulati e riflessi di colore variante dal bruno dorato al bruno verdognolo, coperti da macchie irregolari di colore rosso-sangue. Il labello non è nettamente trilobato, ma ha due piccoli lobi laterali ripiegati sulla colonna ed un grande lobo centrale di forma obovata con margini ondulati. Il colore del labello è bianco con una macchia centrale di colore giallo carico, venature rosa intenso e margini gialli. Alle nostre latitudini fiorisce in estate; nel suo habitat naturale la troviamo fiorita tra dicembre e marzo, l’estate australe.

Cattleya violacea (H.B.K.) Rolfe

Questa specie fu descritta da Humboldt, Kunth e Bonpland nel 1815 come Cymbidium violaceum, ma la pubblicazione fu trascurata e solo nel 1889 Rolfe riscoprì quelle pagine e pubblicò la specie come Cattleya violacea. La stessa pianta era stata descritta anche da Lindley nel 1838 come Cattleya superba. La Cattleya violacea ha pseudobulbi clavati che terminano con due foglie ellittiche lunghe sino a 12 cm, con apici arrotondati. Sepali e petali sono di forma lanceolata con margini appena ondulati. Il colore è rosa porpora uniforme con qualche venatura viola. Il labello è nettamente trilobato: i lobi laterali di colore purpureo ripiegano sulla colonna che nascondono completamente. Il lobo mediano presenta due lamelle contigue, inizialmente di colore giallo, poi, verso l’esterno, rosso violaceo. La Cattleya violacea è tra le più belle Cattleya bifoliate e senz’altro è la più diffusa. La troviamo infatti nella foresta amazzonica, dal Mato Grosso, in Venezuela, Guyana, Perù e Colombia. Fiorisce in maggio; la pianta richiede caldo e forte umidità; in coltivazione è necessario un buon drenaggio ed è consigliata perciò la coltivazione in basket, o, alla peggio, in zattera.

Cattleya walkeriana Gardner

La pianta fu scoperta da Gardner nel 1839 durante un suo viaggio in Brasile e fu da lui dedicata al suo accompagnatore Edward Walker. Nel 1847 Lindley descrisse la stessa specie come Cattleya bulbosa, ritenendo che l’esemplare in suo possesso avesse caratteristiche abbastanza differenti dalla Cattleya walkeriana, tanto da giustificare una nuova specie. Oggi il nome di Cattleya bulbosa è ritenuto solamente un sinonimo della voce Cattleya walkeriana e pure un sinonimo è ritenuto il nome Cattleya princeps Barb. Rodr., descritta da questo botanico nel 1887. La specie ha pseudobulbi alti non più di 15 cm. e terminanti con una o, generalmente, due foglie di forma ellitticoovata. I fiori, profumati, possono raggiungere i 9 cm. di diametro e sono generati alla base dello pseudobulbo: è questa una caratteristica molto particolare e che si riscontra in pochissime specie. I sepali ed i petali sono di uguale lunghezza, i petali leggermente più larghi dei sepali e sono di colore da rosa purpureo a rosso violaceo. Il labello ha piccoli lobi laterali che si ripiegano sopra la colonna lasciandola però completamente libera; la parte più esterna del lobo mediano è rivolta all’ingiù. Il labello è di colore rosa intenso, con una striscia gialla ed il bordo ametista. La colonna dorsalmente è di colore rosa, mentre è biancastra ventralmente. La specie ha larga diffusione in Brasile, dove cresce in pieno sole e con alte temperature sino ai 2000 mt di altitudine s.l.m. Ha due stagioni di fioritura, a seconda della zona di crescita: da marzo a maggio e da ottobre a dicembre.


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Questo articolo è stato scritto da Gioele_Porrini

Gioele_Porrini

Gioele Porrini è appassionato di orchidee ed ecologia tropicale dall’età di 17 anni. 

Per nulla figlio d’arte, Gioele ha maturato la passione con il tempo; fin da piccolo appassionato di natura, scienza, piante, insetti e orticoltura, non aveva mai mostrato grande interesse per le orchidee. 

‘Coltivare orchidee – dice Gioele – è come viaggiare ogni giorno per le più remote regioni tropicali senza spostarsi dalla serra, scoprendo passo dopo passo, alcune fra le più prodigiose meraviglie che l’evoluzione abbia creato.’ 

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