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Cascola su kaki e ciliegi: cosa fare?

Il 13/01/2017, Vincenzo di Corbetta chiede:

Sul kaki sono circa due anni che assistiamo ad una cascola totale, non interessa solo me, ma tutta la zona del nord ovest milano. Le piante sono ben curate: faccio pacciamatura di letame a novembre, prima mai avuti problemi di cascola. I garden dicono che è un virosi o un un insetto all'attaccatura del frutticino, io penso ad una nuova malattia. Sui ciliegi anche di diverse qualità, i frutticini grandi circa 5 millimetri passano dal verde ad un colore rossastro e cascola totale. La ringrazio anticipatamente.

Il 26/01/2017, Fabio Di Gioia risponde:

Buongiorno gentilissimo signor Vincenzo.

La pianta del kaki dal punto di vista fisiologico, è definita specie poligamo - dioica, in quanto è caratterizzata da varie modalità di espressione del sesso. 

Per questo, vi possono essere:

  • Piante femminili con solo fiori femminili.
  • Piante maschili con solo fiori maschili.
  • Piante ermafrodite con fiori maschili e femminili. 

Esistono anche casi di piante che portano fiori maschili, femminili ed ermafroditi.

L’impollinazione è essenzialmente di tipo entomofilo (operata dalle api) e anche la fruttificazione può avvenire sia per via partenocarpica (frutti senza semi), che per via riproduttiva (frutti con semi).

Tuttavia però, i frutti con i semi presentano uno sviluppo, una crescita più regolare e migliori caratteristiche organolettiche, perché il processo di fecondazione riduce enormemente la cascola dei fiori e dei frutti.

Da questo semplice ragionamento possiamo dedurre in maniera molto chiara, che l'allegagione dei frutti nella pianta del kaki risulta essere molto alta, sia nel caso che essa produca frutti con i semi che frutti senza semi.
La specie tuttavia, ha però la capacità di regolare la carica dei frutti, innescando il fenomeno della cascola fisiologica. Attraverso questo processo la pianta, ha la possibilità di decidere quali frutti portare avanti e quali invece far cadere, di modo che quelli rimasti possano essere di migliore pezzatura e qualità.

La cascola fisiologica è dovuta anche dal fatto che nel periodo di accrescimento vegetativo dei germogli e dei rami si viene a creare una competizione nutrizionale tra le parti riproduttive (fiori e frutti) e le parti vegetative (germogli e foglie) della pianta, soprattutto per quanto riguarda sostanze come gli zuccheri e le proteine.
Quando però il fenomeno della cascola fisiologica dei frutti supera un certa percentuale, allora è necessario intervenire a livello agronomico al fine di rendere la produzione più regolare nel tempo.
Innanzitutto è necessario stare attenti alla potatura della pianta, la quale ha la funzione di evitare lo spostamento della produzione verso le parti alte della chioma e di conseguenza fare in modo che le parti basse delle branche a frutto non si spoglino completamente. 
Per questo, per favorire un determinato equilibrio produttivo, è necessario eseguire la potatura in maniera regolare ogni anno cercando di togliere i rami a frutto che hanno già prodotto allo scopo di rinnovarli. 
Il kaki non tollera tagli troppo energici ed eccessivi, perché favoriscono la produzione di succhioni e polloni e quindi rami privi di gemme a frutto. Non tollera nemmeno, tagli troppo leggeri, in quanto questi lasciano una carica di gemme a frutto troppo elevata, stimolando l'alternanza di produzione e dando origine a frutti di pezzatura e qualità scadente.
In definitiva la potatura dovrà essere calibrata i base al vigore della piante. Per questo piante vigorose ed esuberanti nella vegetazione, andranno potate poco, in modo da evitare l'emissione di troppi rami a legno e di conseguenza una ridotta produzione di frutti. Viceversa piante poco vigorose, andranno potate di più in modo da stimolare la produzione di nuova vegetazione e rinnovare i rami a frutto, al fine di garantire una produzione più regolare nel tempo.
Per quanto riguarda l'allegagione e di conseguenza la cascola dei frutti è necessario stare anche attenti alla nutrizione della pianta da regolare con le opportune concimazioni. L'azoto per esempio se in eccesso, favorisce un aumento dell'acidità dei frutti riducendone al tempo stesso l'accumulo degli zuccheri perché impedisce l'assorbimento del potassio elemento essenziale per la qualità organolettica del prodotto. 

Viceversa anche il potassio K, se troppo in eccesso, favorisce un aumento eccessivo del livello di zuccheri e una riduzione dell'acidità. Per questo dal punto di vista della qualità organolettica del frutto soprattutto per quanto riguarda un giusto rapporto acidità/zuccheri, è necessario che il rapporto azoto/potassio (N/K), sia regolare.
Per quanto riguarda invece l'allegagione dei frutti e di conseguenza il controllo del fenomeno della cascola, è necessario evitare gli eccessi di fosforo P, in quanto causano la cascola dei frutti, perché stimola un'eccessiva allegagione e concentrarsi nel cercare di rendere equilibrato il contenuto di microelementi in particolar modo il boro B, perché questo nutriente rende equilibrata l'allegagione dei frutti, aumentando di conseguenza la loro pezzatura e qualità e favorendone un anticipo di maturazione.

Per quanto riguarda la pratica dell'irrigazione nel kaki questa non ha nessuna influenza nel determinare il fenomeno della cascola dei frutti, anche si consiglia sempre di evitare gli eccessi idrici in quanto questi hanno degli effetti non positivi soprattutto sulla qualità organolettica del frutto, riducendone il loro contenuto zuccherino e aumentando di conseguenza l'aciditá.

La distribuzione di prodotti fitosanitari a base di rame in autunno ha una funzione positiva, perché incrementano la durezza dei tessuti legnosi rendendoli di conseguenza più resistenti all'attacco di parassiti fungini.

Gli insetti che si localizzano alla base del frutticino sono si considerati dei parassiti, ma non sono responsabili del fenomeno della cascola dei frutti.

L'insetto in questione è la cocciniglia del kaki (Mytilococcus conchyformis).
La cocciniglia del kaki è un insetto appartenente all'ordine dei rincoti, al sottordine degli omotteri e alla famiglia dei coccidi. 

Le forme adulte di questa cocciniglia, apode (senza zampe) e attere (senza ali), si attaccano tenacemente agli organi vegetali della pianta soprattutto quelli verdi e attraverso il loro apparato pungente - succhiante determinano l'asportazione della linfa zuccherina con l'insorgenza di danni diretti che si manifestano con clorosi, arrossamenti e deformazioni degli organi vegetali e danni indiretti legati alla trasmissione malattie.

Venendo invece alla domanda sul ciliegio le dico solamente che la maggior parte delle varietà coltivate sono autoincompatibili.

L'autoincompatibilitá è definita come l'incapacità del polline emesso da un determinato fiore di ciliegio, di andare a fecondare fiori diversi della stessa varietà.

Questa incapacità fecondativa, spesso dovuta a cause genetiche ma occasionalmente dovuta anche a cause climatiche o nutrizionali, si manifesta con la mancata germinazione del granulo pollinico sullo stigma del fiore, il quale non raggiungendo l'ovulo all'interno dell'ovario, non riesce a fecondarlo.

Di conseguenza come ha descritto lei, dopo circa 20 giorni dopo la fioritura, i fiori cominciano ad arrossare a livello del peduncolo e cadere senza andare incontro all'allegagione.

In poche parole si tratta di un meccanismo o strategia adattativa che la pianta ha messo in atto al fine di favorire l'impollinazione incrociata tra varietà diverse ed incrementare la sua biodiversità. Quindi a livello naturale è un processo favorevole per la selezione.

Tuttavia però non è favorevole dal punto di vista agronomico e produttivo. Per questo quando si va a fare un impianto di una determinata varietà di ciliegio, è fondamentale consociare nello stesso appezzamento varietà diverse tra di loro, in modo da ricreare le condizioni naturali per favorire la riuscita dell'impollinazione, questo perché:

  1. Varietà uguali tra loro sono autoincompatibili.
  2. Varietà diverse tra loro sono intercompatibili.

Per quanto riguarda la varietà di ciliegio Lapins che lei ha menzionato, sicuramente non è tra quelle considerate autoincompatibili, perché si tratta di una varietà autofertile, capace di impollinarsi da sola tanto da venire considerata come impollinatore universale. 

Si tratta bensì di varietà diverse dalla Lapins anche se in ogni caso per avere una buona fruttificazione è sempre bene consociare con altre varietà.

Per quanto riguarda infine, la spennellatura con prodotti a base di rame a cui associare anche dei prodotti protettitivi alla base del tronco è un'operazione molto importante perché oltre a proteggere le piante dal danno da freddo, serve ad disinfettare gli organi legnosi della pianta proteggendoli al tempo stesso dall'attacco di funghi lignicoli in particolare quelli che sono causa della gommosi o cancro delle drupacee.

Rimanendo a sua disposizione per qualsiasi dubbio o ulteriore domanda, la saluto cordialmente.

Fabio Di Gioia

Fabio Di Gioia Fabio Di Gioia

Fabio Di Gioia è nato a Montelupo Fiorentino nel febbraio del 1980, da una famiglia caratterizzata da una lunga e radicata tradizione contadina. Esperto di recupero e valorizzazione delle varietà vegetali antiche.

Dal 2010 a oggi organizza corsi e seminari sulle buone pratiche di conservazione e coltivazione delle varietà antiche vegetali sia in ambito erbaceo e orticolo che arboreo e frutticolo.

Lo scopo principale del suo lavoro è quello principalmente di recuperare le varietà locali e poterle reinserire in un contesto agricolo e produttivo, verso tutti coloro come le aziende agricole credono sempre di più nelle potenzialità di questo settore.

Blog: fabio13280 - fabio13280.wordpress.com