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Ho un impianto ad osmosi inversa della Acqualife. Posso innaffiare le mie orchidee?

Il 15/05/2018, Michele di Bari chiede:

Ho un impianto ad osmosi inversa della Acqualife. Posso innaffiare le mie orchidee? Grazie

Il 16/05/2018, Giancarlo Pozzi risponde:

Buongiorno,
le Phalaenopsis sono piante epifite, ovvero piante che vivono sugli alberi senza arrecare nessun danno all’albero stesso che serve loro solamente come sostegno. Le piante epifite hanno radici aeree che vivono esposte all’aria e per questa ragione hanno bisogno di un composto che permetta una buona areazione dell’apparato radicale, normalmente proprio per questo si coltivano in un composto a base di corteccia
Altrettanto importante è che il substrato non resti inzuppato per troppo tempo, pena il rapido annegamento delle radici, non ci si stancherà mai di dire che le orchidee che muoiono nelle mani dei principianti sono nella maggior parte vittime delle troppe bagnature. 

Bagnate dunque solo quando siete certi che le piante sono sicuramente asciutte, in caso di dubbio è meglio aspettare, perché è preferibile avere piante asciutte piuttosto che troppo bagnate. Le piante miniatura in vasi piccoli asciugano molto più rapidamente delle altre per cui vanno controllate frequentemente per evitare che asciughino troppo rischiando di seccare. Possono morire anche per troppo secco, ma ce ne vuole di tempo e si può rimediare, per troppa acqua invece moriranno rapidamente. Il modo più pratico per capire quando è il momento di bagnare è di soppesare il vaso, se è leggero è ora di bagnare, se non è leggero non si bagna, in caso di dubbio non si bagna. 

Quando poi si bagna, si bagna bene, abbondantemente, lasciando che l’acqua fuoriesca dal fondo del vaso fin che il vaso diventi pesante. Si può bagnare anche per immersione, ponendo il vaso in una bacinella per tre quarti della sua altezza: bastano pochi minuti, fin che il vaso sia diventato pesante, in pratica, quando il vaso è leggero la pianta è asciutta, quando è pesante è bagnata. Se bagnate per immersione alternate periodicamente con un’abbondante bagnatura dall’alto per dilavare i residui di concimazioni precedenti.

Un altro metodo per capire quando bisogna bagnare è quello di controllare il colore delle radici, quando sono asciutte sono color grigio-argento, quando sono bagnate tendono al verde, anche qui in caso di dubbio si aspetta, le Phalaenopsis si coltivano in vasi trasparenti sopratutto per questa ragione. 

Se avete diverse piante non è detto che asciughino tutte allo stesso modo, se le piante sono poche è facile soppesarle tutte una per una, ma le orchidee sono come le ciliegie, una tira l’altra, si comincia con una e poi non si sa dove si arriva, così se vi lasciate prendere la mano e diventate ingordi, avrete molte piante e diventa difficile soppesarle tutte, allora bisogna individuare le piante che asciugano più lentamente, quando queste sono asciutte si potranno bagnare tutte. Le piante che asciugano più lentamente, a parità di vaso sono quelle più piccole, e a parità di volume quelle nei vasi bassi. 

Generalmente si pensa che i vasi bassi asciughino più velocemente di quelli alti, ma non è così, è proprio l’opposto, potete fare la prova con 2 spugne rettangolari identiche, mettetele a bagno in una bacinella fin che si impregnano completamente, poi toglietele dall’acqua e posizionatele su una rete, una in verticale e l’altra in orrizontale, aspettate che finiscano di sgocciolare, poi con una mano mettete in orrizontale quella verticale e contemporaneamente con l’altra mano mettete in verticale quella orrizontale, e più di mille parole, vi sarà chiaro perché i vasi bassi asciugano più lentamente. 

È sempre preferibile bagnare e concimare al mattino, soprattutto d’inverno, perché è bene che a sera non ci sia acqua sulle foglie, per questo con i giorni corti è bene evitare di bagnare le foglie. E bagnate solo con belle giornate di sole, mai con giorni nuvolosi.
Se mettete un sottovaso è importante che sia riempito di ghiaietto o di argilla espansa, in modo che il fondo del vaso non venga mai a contatto con l’eventuale acqua del sottovaso

È anche importante avere un’acqua di buona qualità, nella maggior parte dei casi si può utilizzare quella dell’acquedotto avendo l’accortezza di lasciarla decantare in modo che il cloro (che normalmente viene aggiunto per potabilizzare l’acqua) evapori. In inverno lasciandola decantare vicino ad una fonte di calore si avrà anche il vantaggio di annaffiare con acqua a temperatura ambiente, in inverno l’ideale sarebbe di bagnare con acqua tiepida, 25-30°C.

In alcune zone l’acqua dell’acquedotto non è di buona qualità, in questo caso si può usare l’acqua piovana, iniziando a raccoglierla dopo mezz’ora che piove perché la prima pioggia pulisce l’aria e ne raccoglie tutte le impurità, ne va poi controllata ed eventualmente corretta l’acidità che nella maggior parte delle orchidee deve avere un PH tra 6 e 6,5. Il PH si può misurare con cartine di tornasole o con appositi kit in vendita nei negozi di acquari. Se l’acqua è acida cioè con PH troppo basso potete correggerla con acqua dell’acquedotto che solitamente è calcarea, cioè con PH alto, aggiungendone fino ad arrivare al PH ottimale. Per abbassare il PH potete aggiungere aceto, succo di limone o meglio prodotti appositi che trovate nei negozi di acquari, se ne aggiunge una piccola quantità quindi si agita bene e si misura il PH e si continua così fino ad arrivare al PH desiderato.
Altrimenti potete usare l’acqua demineralizzata, ma dev’essere tassativamente da osmosi inversa, la trovate al supermercato o nei negozi di acquari, o potete acquistare un piccolo impianto ad osmosi inversa, e poi, non c’entra niente con le orchidee, ma tutti quelli che l’hanno fatto mi dicono che con quest’acqua viene un caffè buonissimo. Va bene anche l’acqua dei condizionatori e quella delle celle frigorifere, è acqua distillata. 
Questi tipi di acqua hanno una salinità minima, vicina allo 0, per cui non va usata da sola, ma con una piccola quantità di concime o di acqua del rubinetto, per avere un minimo di salinità, altrimenti l’acqua toglie sali alle radici avendo una pressione salina minore.

Giancarlo Pozzi

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Giancarlo Pozzi Giancarlo Pozzi

Giancarlo Pozzi, titolare dell'azienda floroviavaistica Orchideria di Morosolo, è esperto di Orchidee.

La sua passione per le Orchidee inizia davvero presto. All'età di 16 anni il sig. Pozzi utilizza le serre del padre per la coltivazione delle prime orchidee, inizialmente come fiore reciso, con Phalaenopsis, Cattleya e Cymbidium. In seguito, un po' per caso, in seguito ad una partita sbagliata di orchidee, comincia la coltivazione di alcune specie botaniche.

Oggi l'Orchideria di Morosolo, con le sue oltre 2.000 orchidee in coltivazione, rappresenta un punto di riferimento essenziale, oltre che un fiore all'occhiello della floricoltura italiana, per gli ibridi creati, che, fino a questo momento, sono ben 39 registrati presso l'Orchid Register della Royal Horticultural Society di Londra, l'"anagrafe" mondiale delle orchidee.

Orchideria di Morosolo 
Floricoltura Edmondo Pozzi di Giancarlo Pozzi
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