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Fico

Fico 'Brogiotto'
Fico 'Brogiotto' Fico 'Verdino' Fico 'Bianco' Fico 'Nero'

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Fogliame Persistente Fogliame Persistente
Fogliame Caduco Fogliame Caduco
Fogliame Semi persistente Fogliame Semi persistente
Esposizione soleggiata Esposizione soleggiata
Esposizione a mezz'ombra Esposizione a mezz'ombra
Esposizione in ombra Esposizione in ombra
Adatto ai climi miti Adatto ai climi miti
Sensibile al freddo Sensibile al freddo
Pianta poco diffusa Pianta poco diffusa
Varietà brevettata Varietà brevettata

Descrizione:

Il Fico è un albero mediterraneo, però può essere coltivato in altre regioni sistemato esposto a sud, all'angolo o al riparo di un muro.

Se non fruttifica o poco, sarà comunque un eccellente albero per l'ombra e d'ornamento.

Si adatta su tutti i terreni. Il Fico fruttifica due volte ogni ciclo vegetativo.

La potatura consiste in una leggera sfrondatura. Piantare ogni 5-6 m. Fioriera.

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Considerazioni generali sul Fico

Il Fico, o ficus carica, è una specie di pianta da frutto che si trova, soprattutto, nella zona del mediterraneo, dove gli alberi possono raggiungere dai 6 agli 8 metri di altezza, con un tronco di 1,80 metri.
Altrove, il fico può vivere in zone dove gli inverni sono brevi e le temperature non scendano per troppo tempo sotto i – 7°C. Sotto i – 14°C, tutta la parte aerea di quest’albero da frutto sarà distrutta. Per questo motivo, nelle regioni fredde, sono preferibili piante provenienti da talee.
In realtà, il fico vegeta bene solo in zone dove la temperatura media annuale è superiore a 12°C, pertanto la coltivazione del fico può essere produttiva solo nelle zone favorevoli, anche se è possibile piantarlo in altre regioni (in un giardino, per esempio).
In alcune regioni fredde della Francia, le piante di fico, si coltivavano a siepi sufficientemente basse, di circa 1,20 m, per piegare in inverno i rami e le loro ramificazioni senza foglie in trincee scavate vicino alle siepi. Si coprivano poi con terra fine, a 30-40 cm di profondità, fino a marzo. Un altro metodo di protezione di queste piante da frutto consisteva nel raggruppare tutte le ramificazioni in fasci, riempirli di paglia e circondarli con una stuoia che li mantenesse stretti.
Come aneddoto, si ricorda che Luigi XIV, a cui piacevano molto i fichi, fece coltivare nel frutteto di la Quintinie, 600 piante di fico in recipienti di legno che si conservavano nell’ Orangerie affinché vi passassero l’autunno, l’inverno e l’inizio della primavera.
Attualmente, invece, gli alberi di fico, delle zone fredde si coltivano isolati, nell’angolo di un muro, al riparo dai venti e orientati verso sud; la loro altezza è di norma limitata a quella dei muri, cioè 3 metri al massimo 4. I giardinieri scrupolosi non si dimenticano di rincalzare bene la base dei cespugli in inverno e di spiegare una stuoia come tettuccio.
Il fico che sopporta la siccità relativa e le deboli quantità di pioggia, ha una maggiore possibilità di successo nel suo sviluppo nelle zone dove le precipitazioni superano i 600-700 mm annuali, il che non esime il giardiniere dalle innaffiature complementari in aprile o maggio e in agosto o settembre; le quantità prodotte saranno maggiori.
Per quanto riguarda il suolo, il fico non ha nessuna particolare esigenza, poiché accetta una gamma di terreni di natura varia e pretende solo che siano permeabili e senza acque stagnate. Tuttavia preferisce i suoli argillo-silicei, perfino sabbiosi o scistosi.
L’albero di fico ha il difetto di avere un legno poco resistente alle rotture, caratteristica più accentuata rispetto al noce, poiché la sua zona midollare è morbida e spugnosa. Questo spiega la sua avversione per le potature, la sua cicatrizzazione aleatoria e la difficile saldatura degli innesti.
La fioritura del fico è unisessuale, con fiori minuscoli e abbondanti che tappezzano l’interno di piccole urne invertite, carnose e piriformi. Questi “ falsi frutti”, chiamati siconi, sono aperti verso l’esterno mediante un minuscolo orifizio detto “ostiolo”; questo permette, in estate, che alcuni piccoli insetti, i Blastophaga, fecondino i fiori femminili dopo essersi ricoperti di polline visitando le urne maschili che contengono fiori maschili.
Questa impollinazione naturale è chiamata ”caprificazione” e avviene solo nella zona mediterranea (altrove si trovano fichi selvatici, inoltre, i Blastophaga non possono viverci per mancanza di caldo sufficiente).
Un altro fenomeno naturale, la partenocarpia, supplisce la caprificazione.

Le varietà di fico

È importante sapere anche a quale dei seguenti 4 gruppi appartengono le differenti varietà di fico:

  • varietà unifera, i cui frutti maturano solo in giugno o luglio, nelle zone litoranee;
  • varietà bifera (o rifiorente) che produce una prima serie di frutti in giugno o luglio (i cosiddetti “ fioroni”) e una seconda serie che matura in agosto o settembre;
  • varietà bifera  in cui la produzione del primo periodo diminuisce o si annulla nelle zone litoranee;
  • varietà bifera in cui la produzione del primo periodo è quella che riesce a maturare, anche se tardivamente, in agosto, nelle regioni interne; rimane poco tempo per una nuova fioritura.

La tecnica da utilizzare per potare il fico dovrà tener conto di questi differenti paramenti. Tuttavia, alcune caratteristiche del fico sono favorevoli:

  • questa pianta da frutto non è soggetta al fenomeno dell’alternanza;
  • non si verifica un diradamento naturale dei giovani fichi, poiché tutti i frutti arrivano a maturazione ( benché la scarsità d’acqua del suolo faccia sì che diminuisca la loro grossezza);
  • le dimensioni e la qualità dei frutti dei frutti non risentono dell’abbondanza dei frutti.

Metodi di coltivazione del fico

Nelle regioni calde, il fico si coltiva come albero a basso fusto, di 1,5 metri di altezza, o ad alto fusto, di 1,80 metri. In alcune zone dell’interno, i fichi si coltivano a vaso di 5 o 6 rami, con un tronco la cui lunghezza varia tra 60 e 90 cm ( si devono potare i rami bassi, per lasciare lo spazio per la lavorazione del terreno).
Nelle zone più fredde, gli alberi si coltivano a vaso o a cespuglio di 5 o 6 rami che spuntano a livello del terreno.

Formazione del cespuglio

La talea radicata del fico, o pianta di un anno, spesso commercializzata in contenitore, include 2 o 3 rami lunghi da 40 o 60 cm.
Durante la primavera, della piantagione, si accorciano a 30 cm dalla base, in modo tale che ognuno si ramificherà 2 o 3 volte.
La primavera successiva, bisogna potare a 1/3 della loro lunghezza ognuno dei 7 o 8 germogli che hanno raggiunto da 1 a 1,20 metri; si pota sopra una gemma esterna, per allargare il cespuglio.
Si effettua la stessa operazione prima che appaia la vegetazione durante la primavera successiva; si eliminano, invece, i nuovi germogli (succhioni) che vengono dal ceppo.
Sui rami principali spuntano annualmente germogli, o ramificazioni laterali, sui quali si formano in autunno dei siconi che rimarranno latenti durante tutto l’inverno; sotto l’impulso della partenocarpia, se le condizioni climatiche primaverili sono favorevoli, si trasformano in fioroni commestibili, in giugno o luglio.

Potatura e fruttificazione del fico

Come si è detto:

  • al fico che ha un legno mobile, senza diaframma all’altezza de nodi fogliari, non piacciono molto le potature;
  • essendo dominante la gemma apicale, se non interviene il giardiniere, la vegetazione si allunga, la base de rami si spoglia e la fruttificazione si allontana;
  • il fico incomincia a formare i suoi siconi in autunno, ma questi non maturano fino a giugno o luglio (nelle zone litoranee) oppure fino a luglio agosto (nelle zone interne);
  • d’altra parte, poiché alcune varietà sono bifere, e producono una seconda serie di frutti su legno nuovo, bisogna favorire la formazione di questo legno sotto forma di ramificazioni laterali. Per questa ragione, in aprile, bisogna schiacciare la gemma terminale, tra il pollice l’indice, affinché nascano le ramificazioni. Sulle ramificazioni appariranno nuovi siconi (che devono maturare dopo la caprificazione, in agosto o settembre), sull’ascella delle foglie; nel frattempo, i siconi formatisi nell’ autunno precedente si ingrossano e maturano;
  • si pratica in luglio una potatura del fico al fine di diradare le ramificazioni nate agli inizi dell’estate.

In settembre, bisogna eliminare tutte le ramificazioni che hanno prodotto fioroni, a favore di rami vegetativi di sostituzione (che abbiano possibilmente più di 6 foglie) della base dei rami, e sui quali spunteranno, a partire da ottobre, all’ascella delle loro foglie. I siconi che passeranno l’inverno senza sviluppare  si trasformeranno in fioroni a luglio.
Nelle zone fredde a volte, il fico presenta un solo periodo di fruttificazione, che ha luogo in agosto e non in luglio, (come nell'area Mediterranea). I nuovi siconi, formatisi in ottobre, non matureranno fino all’anno successivo: durante l’inverno si manterranno in una fase di stadio latente con una dimensione tra 15 e 20 mm in altezza), subiranno la partenocarpia in primavera e produrranno i fioroni maturi in agosto.

Potatura del fico

Potatura di rinnovamento o di ringiovanimento

Sul cespuglio invecchiato o che ha sofferto una gelata si dovrà praticare il taglio di alcuni grandi rami; sulla ferita inflitta all’albero di fico si dovrà applicare una pasta cicatrizzante.
Questa diramatura progressiva, in 3 o 4 anni, eliminerà dall’albero da frutto i rami troppo lunghi, senza vigore o che si indeboliscono; perciò, si conserveranno 2 o 3 succhioni in buona posizione e si spunteranno leggermente per sostituire quei rami.
Si ricordi che è preferibile spuntare drasticamente un piccolo numero di rami principali a rotazione, piuttosto che ridurre leggermente un maggior numero di rami fruttiferi. L’albero di fico ricostituisce gradatamente la sua chioma.

Il fico - Coltivazione e Proprietà