chiudi X
chiudi X
Elaborazione della richiesta in corso. Si prega di attendere.
Portale del Verde
 
 
Trustpilot

Pesco: Scopri le risposte dei nostri esperti

Leggi qui sotto tutte le domande sull’argomento e le risposte date dai nostri Esperti di Giardinaggio. Guarda i titoli qui sotto elencati e clicca sul titolo che più si avvicina all’argomento di tuo interesse. Una volta cliccato sul titolo potrai leggere, per intero, sia la domanda dell’appassionato che la risposta del nostro Esperto.

Buona lettura!

Scegli l'argomento di tuo interesse:

  • Pesco: come potarlo prima di metterlo a dimora?

    Pesco: come potarlo prima di metterlo a dimora?

    Stefano di Brescia chiede:

    Questa è la pianta che è nata da un nocciolo subito seminato dopo aver mangiato il frutto. Nelle foto allegate ho evidenziato la potatura che vorrei eseguire prima della messa a dimora definitiva di questa pianta. Tutti i suggerimenti sono accettabili, nel caso anche foto illustrative in merito a i suggerimenti. Nel caso il tutto andasse a buon fine con quanto richiestovi, posso pensare che questa pianta possa avere un futuro senza eventuali ritocchi (innesti)?? Ringraziandovi anticipatamente attendo vostre notizie. Stefano
    samueledalmonte
    Risponde l'esperto
    Samuele Dalmonte

    Buongiorno Stefano,

    il taglio lo farei ad un altezza superiore per dare alla pianta un maggiore sfogo verso l'alto, come tende normalmente il pesco.

    Oltre a un trattamento con rame dopo la potatura direi che non farei altro.

    Negli anni comunque sarà necessario fare altre potature per gestire la forma della pianta.

    Cordiali Saluti

    Samuele Dalmonte

  • Propolis e poltiglia bordolese: si possono mischiare?

    Alfredo Carducci Artenisio di Palermo chiede:

    È possibile mescolare propolis e poltiglia bordolese?
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve gentilissimo Alfredo.

    Per quanto riguarda una pianta di pesco, facendo trattamenti preventivi contro Bolla e Corineo del pesco, soprattutto se tale distribuzione viene fatta in regime di biologico, è possibile tranquillamente mescolare la propoli agricola assieme alla poltiglia bordolese.

    Gli interventi vanno fatti sul legno alla completa caduta delle foglie tra metà e fine novembre e poco prima della ripresa vegetativa nel mese di febbraio.

    Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.

    Dott. Fabio Di Gioia
    Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche.

  • Pesco e nettarine con foglie attaccate: come mai?

    Giovanni di Lucca chiede:

    Buona sera, come mai le mie piante di pesco e nettarine sono sempre attaccate le foglie e siamo al 1 novembre? Forse era meglio se qualche settimana fa facevo ossicloruro a dose raddoppiata? Grazie
    samueledalmonte
    Risponde l'esperto
    Samuele Dalmonte

    Buongiorno Giovanni,

    presumo che le foglie siano ancora verdi e quindi è un effetto delle alte temperature avute durante tutto il mese di ottobre.

    Il trattamento con ossicloruro andrà fatto quando le foglie saranno completamente cadute.

    Cordiali Saluti

    Samuele Dalmonte

  • Pesco e limone spostati con foglie che appassiscono: come mai?

    Pasquale di Cervinara/Avellino chiede:

    Salve, ho un pesco da 3 anni ed un limone anche da 3 anni. Stamattina ho dovuti spostarli da un giardino ad un'altro giardino. Ho notato che le foglie si stanno appassendo dopo un paio di ore del travaso. E normale? Come mai? Li ho annaffiato abbondantemente e avuto cura alle radici Delle piante. Si riprenderanno? Spero di sì, non vorrei che muoiano!!! Grazie mille per la risposta in anticipo. Saluti, Pasquale
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve gentilissimo Pasquale.

    L’appassimento fogliare delle sue piante di pesco e di limone, dopo che le ha spostate in un altro posto del giardino, è un chiaro sintomo di stress da trapianto e si verifica ogni qualvolta si cerca di spostare bruscamente una pianta da un posto all’altro e magari nel fare questo si possono rompere anche delle radici importanti.

    In questo caso è necessario irrigare abbondantemente per far passare alla pianta questa forma di crisi da trapianto e aspettare qualche giorno di modo che si formano altre e nuove radici e la pianta possa riadattarsi al nuovo terreno.

    Le chiederei gentilmente se può attraverso il Portale del Verde, di farmi sapere l'evoluzione delle piante e se in queste in qualche modo il sintomo perdura, mi contatti in modo da cercare la modalità più giusta per poterle salvare.

    Intanto la ringrazio della domanda e la saluto cordialmente.

    Dott. Fabio Di Gioia
    Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche.

  • Parassita che mangia piante da frutto: come si chiama?

    Parassita che mangia piante da frutto: come si chiama?

    Salvatore di Italia chiede:

    Sapreste dirmi il nome di questo parassita che mangia piante, il fusto, di pesco, albicocca e altre. Quale trattamento può essere usato?
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve gentilissimo Salvatore.

    L’insetto di cui ha allegato la foto e che ha mangiato o fatto gallerie nelle sue piante di albicocco e pesco si chiama Rodilegno giallo.

    Di seguito le descriverò i danni che provoca e gli eventuali mezzi di lotta.

    RODILEGNO GIALLO

    (Zeuzera pyrina)

    Ordine: Lepidotteri.
    Famiglia: Cossidi.

    Il Rodilegno giallo è una specie di insetto xilofago (che si nutre del legno), considerato polifago in grado di attaccare più specie coltivate come:

    1. Pomacee (melo e pero)
    2. Drupacee (pesco, albicocco, susino, ciliegio e mandorlo).
    3. Olivo.
    4. Piante forestali e ornamentali.

    Il Rodilegno Giallo si distingue dal Rodilegno Rosso (Cossus cossus) per il tipo di danno e gli organi colpiti. Colpisce generalmente la cima dei rami scavando gallerie anche nei germogli.

    Il danno è causato dall’attività trofica delle larve che scavano gallerie nei rami. Attaccano anche i germogli e i rami soprattutto quelli giovani, per poi passare con la crescita delle larve sui rami più vecchi di diametro maggiore, successivamente nelle grosse branche e nel tronco.

    Le larve che scavano gallerie negli organi legnosi possono entrare ed uscire più volte all’interno degli organi colpiti.

    Il danno si manifesta con disseccamento dei germogli colpiti, perdita di resistenza meccanica degli organi colpiti (rametti, branche e tronco) che possono spezzarsi per azione di agenti atmosferici o carichi sulla vegetazione.

    Il danno determina anche un deperimento generale degli organi colpiti specialmente se si tratta di giovani piante.

    Infine le ferite provocate dall’attività trofica sono una via d’ingresso per agenti fungini che causano la carie o i cancri.

    LOTTA 

    La lotta al Rodilegno giallo prevede criteri di lotta integrata, anche se ad oggi è sempre un insieme di tecniche diverse che vengono applicate di volta a seconda delle situazioni.

    Lotta chimica

    Viene effettuata in primavera alla comparsa dei primi danni a carico dei germogli e fino a che le larve rimangono nei germogli erbacei.

    Si utilizzano normalmente insetticidi sistemici ed endoterapici a base di Azinfos-metile o Fosfamidone.

    Lotta integrata

    Si esegue tramite un monitoraggio ambientale con trappole sessuali che hanno lo scopo di individuare la consistenza dei voli di sfarfallamento e i picchi in cui questi sono più intensi per effettuare trattamento contro le uova o contro le giovani larve.

    Lotta all’infestazione in atto

    Viene eseguita quando vi sono gli evidenti segni di gallerie su organi di notevole diametro (branche e fusto). In questo caso si interviene meccanicamente introducendo dei fili di ferro che risalgono la galleria fino al raggiungimento della larva.

    Oppure si interviene con mezzi chimici insufflando nelle gallerie insetticidi in forma di areosol saturando le gallerie e chiudendole con lo stucco. Questo metodo non sempre ha successo nella lotta alle larve, sia perché spesso è difficile raggiungere il parassita e sia perché il danno maggiore è già avvenuto.

    Lotta biologica e biotecnologica

    Sono nuove metodologie di lotta che consistono nell’impiegare microrganismi predatori utili o feromoni.

    La lotta biotecnologica si avvale della cattura massale che consiste nel porre apposite trappole innescate con feromoni sessuali, allo scopo di catturare i maschi in modo che questi non vadano a fecondare le femmine facendo in modo che loro vadano a deporre uova non feconde, andando gradualmente a sterilizzare tutta la popolazione.

    Le trappole vanno messe con una densità di 10/20 ad ettaro.

    La lotta biologica invece si avvale nelle distribuzione di prodotti a base di Bacillus Thuringensis alla prima comparsa dei primi attacchi sui germogli.

    Ricordiamo infine che il Rodilegno Giallo può essere controllato anche da dei nemici presenti in natura tra cui quelli appartenenti ai Ditteri Larvevoridi (es. genere Phorocera) e alcuni Imenotteri parassitoidi.

    Ringraziandola della domanda, le porgo i miei Distinti saluti.

    Dott. Fabio Di Gioia
    Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche.

  • Innesto a spacco su pesco senza successo: come mai?

    Innesto a spacco su pesco senza successo: come mai?

    Paolo di Verbania chiede:

    Buongiorno, la scorsa primavera mi sono cimentato per la prima volta a fare un innesto a spacco. Ebbene, avevo due piante di pesco cresciute spontaneamente da nocciolo forti e robuste, ma facenti frutti selvatici. Preciso che un pesco era normale, mentre l'altro era un pesco noce. Ho tagliato longitudinalmente entrambe le piante ospiti ad 1 mt di altezza ed ho fatto 4 innesti a croce su entrambe con rametti di un pesco normale. Il risultato è stato questo: sul pesco ospite normale, sono attaccati vigorosamente 3 innesti su 4; mentre sul pesco ospite nettarino, nessun innesto è attaccato. Considerando che la tecnica utilizzata è stata identica in tutto per entrambe gli innesti, mi chiedevo se c'era un problema di compatibilità tra le qualità dei peschi... ossia, l'ospite nettarino deve essere necessariamente innestato con un pesco noce. Grazie. Ps: Per l'innesto che ha avuto successo, sono davvero felice!
    samueledalmonte
    Risponde l'esperto
    Samuele Dalmonte

    Buongiorno Paolo,

    per il risultato dell'innesto non c'entra nulla il fatto che uno era nettarina e l'altro no.

    Le cause vanno ricercate nell'entità dei tagli fatti, nell'effettiva impermeabilità del catrame, nel materiale usato come marze, sull'andamento stagionale post innesto, lo stato di salute del portainnesto ecc. ecc.  e a volte non si capisce lo stesso il perchè un'innesto non vada a buon fine.

    Cordiali Saluti

    Samuele Dalmonte

  • Pesco noce: frutti seccati e marciti, come mai?

    Roberto di Genova chiede:

    Ho una pianta di pesco noce sul terrazzo, ha portato due frutti che però sono cresciuti fino alla grandezza naturale ma non sono maturati e alla fine sono seccati e marciti. Da cosa può dipendere? Grazie mille per una eventuale risposta.
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve gentilissimo signor Roberto.

    Molto probabilmente la causa della marcescenza e il successivo disseccamento degli unici due frutti di pesco nettarina, è da attribuire all’attacco fungino che in questo caso è rappresentata dalla Monilia e in particolare quella che attacca i frutti (Monilia fructigena).

    Dovrebbe controllare se sui frutti in questione, vi sono delle muffe dette a circolo, ossia che circondano il frutto come dei cerchi per tutta la circonferenza del frutto.

    Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.

    Dott. Fabio Di Gioia
    Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche

  • Pesche con crescita bloccata: da cosa dipende?

    Giuseppe di Moncalieri chiede:

    Gentile dottor Di Gioia, dopo 4 o 5 stagioni di produzione di ottime pesche, sia come gusto che come dimensioni, quest'anno le pesche sono maturate fino ad un certo punto poi la crescita si è come bloccata e da circa un mese non crescono più. Che fenomeno può essere? C'è qualche rimedio? Grazie della sua attenzione e cortesia. Giuseppe
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve gentilissimo Giuseppe.

    Molto probabilmente quest’anno il pesco ha avuto un'elevata allegagione, di conseguenza si ritrova ad avere tante pesche nella pianta piccole che però non crescono perché sono troppe e quindi la pianta non ce la fa a distribuire le sue normali forze e nutrienti per far crescere normalmente i frutti.

    L’unico rimedio possibile è nel diradamento manuale delle pesche, andando a togliere quelle più piccole, difettate e malformate. All’interno dello stesso ramo si ricordi che al massimo possono starci non più di 3 frutti per ramo.

    Eseguendo il diradamento, la pianta sarà in grado di distribuire meglio i suoi nutrienti a carico dei frutti rimasti i quali aumenteranno di dimensione e risulteranno più gustosi.

    Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.

    Dott. Fabio Di Gioia
    Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche.

  • Pesco noce con strane bolle: cosa sono?

    Pesco noce con strane bolle: cosa sono?

    Giovanni di Pescara chiede:

    Le chiedo cortesemente la natura delle manifestazioni sulle foglie del pesco noce. La ringrazio anticipatamente per squisita disponibilità. Cordiali saluti, Giovanni da Pescara
    samueledalmonte
    Risponde l'esperto
    Samuele Dalmonte

    Buongiorno Giovanni,

    il suo pesco è colpito dalla bolla del pesco.

    È una malattia tipica del pesco che sorge in primavera in presenza di basse temperature e forte umidità che non è possibile curare ma solo prevenire.

    Occorrerà fare un trattamento a base di solfato di rame dopo la caduta delle foglie e immediatamente prima della fioritura per ridurre la quantità di spore presenti sulla pianta.

    Cordiali Saluti

    Samuele Dalmonte

  • Pesco: devo rimuovere le foglie colpite dalla bolla?

    Pesco: devo rimuovere le foglie colpite dalla bolla?

    Elena di Firenze chiede:

    Salve, oramai è appurato che il pesco ha preso la "bolla" che tratterò a novembre, ma la mia domanda è se devo rimuovere le foglie colpite e se anche i frutti (tanti) che stanno arrivando (immagino non siano commestibili). L'albero sta crescendo bene, l'abbiamo piantato circa 1 anno e mezzo fa, a quando la prima potatura? Grazie mille se potrete rispondermi.
    samueledalmonte
    Risponde l'esperto
    Samuele Dalmonte

    Buongiorno Elena,

    Per la bolla esiste la possibilità di fare dei trattamenti anche sulle foglie, per cui consiglio di andare in un agraria dove possono fornire il prodotto giusto, perchè visto il perdurare di temperature basse e di umidità il problema persisterà ancora per diverso tempo ed il rischio di bloccare il pesco nella sua crescita è forte.

    Poi vorrei dire che le pesche attaccate dalla bolla non sono avvelenate per cui se non sono troppo rovinate si possono comunque mangiare.

    Nel caso però siano ancora da diradare è meglio ovviamente togliere quelle ammalate.

    Per la potatura il momento migliore è d'inverno per cui c'è tempo per riparlarne anche in base allo sviluppo che il pesco farà quest'estate.

    Cordiali Saluti

    Samuele Dalmonte

  • Pesche: vanno lasciate crescere a gruppi o toglierne qualcuna?

    Simone di Gravina in Puglia chiede:

    Buongiorno, sui rami del pesco sono uscite le prime pesche a piccoli gruppi di 3-4 pesche. Devo toglierne qualcuna o lasciarle crescere a gruppi? Grazie
    samueledalmonte
    Risponde l'esperto
    Samuele Dalmonte

    Buongiorno Simone,

    sì occorre diradare, togliendo i frutti "doppi" e diradando le pesche dove sono troppo ravvicinate.

    Come criterio si potrebbe adottare che fra una pesca e l'altra ci dovrebbe stare una mano.

    Cordiali Saluti

    Samuele Dalmonte

  • Pesco: come scegliere la gemma per l'innesto?

    Carlo di Savona chiede:

    Come si fa a scegliere la gemma a legno sul pesco per l'innesto a gemma dormiente? lo scorso settembre ho innestata una pesca e ha attaccato, ma è uscito il fiore con tanto di peschina. quindi credo di aver sbagliato a scegliere la gemma o il ramo da cui l'ho prelevata. Grazie Mille. Cordiali Saluti, Carlo
    samueledalmonte
    Risponde l'esperto
    Samuele Dalmonte

    Buongiorno Carlo,

    la differenza fra gemme a legno e gemme a fiore è data dalla forma: a punta le prime e più rotondeggiante le seconde.

    È importante anche prelevarle da rami che sono stati ben illuminati dal sole per avere gemme mature e ben nutrite.

    È possibile però che insieme al fiore ci sia una gemma a legno (nel pesco è abbastanza usuale) che però germoglia dopo, per cui una verifica la farei.

    Nel caso ci sia anche la gemma a legno bisogna togliere la peschina che prenderebbe il sopravvento sulle altre gemme.

    Cordiali Saluti

    Samuele Dalmonte

  • Pesco non ancora fiorito: è normale?

    Pesco non ancora fiorito: è normale?

    Beatrice di Cassina de pecchi (MI) chiede:

    Salve, ho piantato questa pianta di pesco (non era in vaso) il 2/03/19 e nonostante abbia molte gemme, ancora non accenna a fiorire. È normale? Oppure le radici non hanno attecchito?
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve gentilissima Beatrice.

    La pianta di pesco che ha impiantato ai primi di marzo, così a prima vista non presenta problematiche particolari e quindi penso debba attendere l’emissione delle foglie e ora le spiego anche il perché.

    Questa è una pianta giovane, quindi sarà molto difficile che per alcuni anni possa vedere dei fiori e quindi svilupperà soltanto delle foglie.

    Le piante in fase giovanile emettono soltanto organi vegetativi (germogli, foglie e rami), perché devono sviluppare lo scheletro su cui poi potranno in seguito sostenere la futura produzione. Quando poi passerà alla fase adulta allora inizieranno anche a fiorire e portare qualche frutto.

    Se nel caso vedesse che entro almeno una quindicina di giorni la pianta, non accenna ad emettere foglie, mi può di nuovo contattare attraverso il Portale e capire insieme la problematica che l’affligge.

    Ringrandola della domanda, le porgo i miei Distinti saluti.

    Dott. Fabio Di Gioia
    Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche.

  • Pesco: il rame va dato quando sta fruttificando?

    Giuseppe di Gravina in Puglia chiede:

    In uno dei vostri video, avete detto che il rame non va dato in fase di fioritura, e quando ci sono i piccoli frutti che crescono? È possibile dare un po' di rame contro la eventuale bolla? Grazie
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve Giuseppe.

    Per poter prevenire l’insorgenza della bolla del pesco, il rame abbinato a prodotti come i ditiocarbammati (agricoltura convenzionale), oppure alla propoli agricola (agricoltura biologica), va dato in due momenti diversi dell’anno:

    1. Alla caduta delle foglie in autunno tra fine ottobre e metà novembre.
    2. Prima del risveglio vegetativo e apertura delle gemme nel mese di febbraio.

    In presenza della malattia in atto e in annate particolarmente umide, il rame non è sufficiente a contrastare la malattia. In quel caso è necessario intervenire con prodotti sistemici come la Dodina ma solo in regime di agricoltura convenzionale.

    Ringraziandola della domanda, le porgo i miei Distinti saluti.

    Dott. Fabio Di Gioia
    Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche.

  • Innesto peschi: quando rimuovere il materiale legante e il mastice?

    Domenico di Priverno chiede:

    Dott. Di Gioia, buongiorno, dopo aver innestato alcune piante di pesco e passati circa 40 giorni, dalle marze, si sono viste delle infiorescenze mentre su altre credo che si siano sviluppate delle gemme a legno dalle quali stanno uscendo delle foglioline. Pertanto e presumendo che l'innesto sia andato a buon fine, (l'innesto effettuato è stato di tipo meccanizzato e a marza singola) volevo sapere in che periodo risulterà opportuno procedere alla eliminazione del materiale legante e del relativo mastice messo a protezione del taglio. Per ultimo su un prunus selvatico nato spontaneamente quali varietà vegetali sono affini (oltre al prunus domestico) per una buona riuscita di futuri innesti? Con la presente e ringraziandola anticipatamente, invio cordiali saluti.
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve gentilissimo Domenico.

    Per quanto riguarda la pianta di pesco che ha innestato e che da una parte ha prodotto fiori (il pesco non produce infiorescenze) e dall’altra si sono sviluppate gemme a legno e foglie, io manterrei il rametto soltanto di queste ultime, perché in questa fase la pianta deve fare legno e quindi produrre il nuovo scheletro su cui si riformerà la nuova varietà.

    La parte che ha prodotto dei fiori va tolta perché va a togliere energia alla parte legnosa che invece è quella che deve fare la struttura.

    Il materiale legante aspetterei a toglierlo e tenerlo ancora per circa una quindicina di giorni al fine di favorire il miglior attecchimento dell’innesto e mantenere all’interno quell’umiditá giusta per migliorare la saldatura tra marza e portinnesto.

    Sul Prunus selvatico (Prugnolo), oltre ad innestare il Prunus Domestica (Susino Europeo), si può innestare tranquillamente tutta una serie di varietà di albicocco, molto affini al Susino Selvatico.

    Ringraziandola della domanda, le porgo i miei Distinti saluti.

    Dott. Fabio Di Gioia
    Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche.

  • Pesco: uscita resina da un ramo spezzato, di cosa si tratta?

    Pesco: uscita resina da un ramo spezzato, di cosa si tratta?

    Paola di Como chiede:

    Buongiorno. Ho una piantina di pesco di 44 cm (sul balcone ben soleggiato in un vaso di 17,5 cm di diametro e alto 16,5 circa) nata da un nocciolo 3 anni fa (non ci speravo neanche). Quest'anno però (un mese fa per la precisione) su un rametto ho notato due spaccature da cui è fuoriuscito come una specie di resina ma di consistenza dura (nella prima foto), e sono presenti delle macchie marroni su tutto il ramo; queste macchie sono presenti anche su altri rametti ma molto meno. ancora non accenna a fogliare. Temendo per una malattia ho messo degli spicchi di aglio nel vaso. faccio presente che l'ho rinvasata 3 settimane fa circa ma non ho toccato le radici, l'ho semplicemente messa in un vaso più grande con del terriccio nuovo. n.b.: ho anche una piantina di ciliegio (anche questa nata da un nocciolo) che invece sta benissimo, cresce in fretta (ha un anno ma è già grande come il pesco) e ha già messo le prime foglie; ho pensato di tenere le due piante lontane l'una dall'altra: va bene o posso anche tenerle vicine? Grazie mille per l'attenzione.
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve gentilissima Paola.

    La resina dura che vede fuoriuscire dalla spaccatura del rametto di pesco, è dovuta ad una malattia che si chiama Cancro delle Drupacee. La resina non è altro che il tentativo della pianta di arginare la malattia e impedire la diffusione del parassita.

    Gli spicchi di aglio messi nel vaso possono aiutare, soltanto nel caso il Cancro fosse di origine batterica. Mentre non hanno nessun effetto sul Cancro di origine fungina.

    Quello che le consiglio di fare in questo momento è di togliere la parte attacca dal patogeno fino a dove il rametto è sano e subito dopo disinfettare con del rame per impedire lo sviluppo della malattia.

    I residui sarebber bene bruciarli al fine di distruggere gli organi di propagazione del parassita.

    In questo caso, essendo la pianta di pesco attaccata dal Cancro, cercherei di mantenere lontano anche il ciliegio perché questa malattia colpisce anche questo.

    Ringraziandola della domanda, le porgo i miei Distinti saluti.

    Dott. Fabio Di Gioia
    Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche.

  • Pesco: lo posso innestare con san lorenzo rosso?

    Nicola di San Giuliano del Sannio chiede:

    Salve avrei da fare una domanda. Io ho una pianta di pesco nata da seme la posso innestare con il San Lorenzo Rosso? E sapere informazioni su tale varietà. Distinti saluti Nicola
    samueledalmonte
    Risponde l'esperto
    Samuele Dalmonte

    Buongiorno Nicola,

    non conosco direttamente la varietà San Lorenzo Rosso, ma su un pesco nato da seme si può innestare qualsiasi varietà e secondo le informazioni che ho questa varietà è rustica e facile da gestire.

    Cordiali Saluti

    Samuele Dalmonte

  • Innesto su pesco con gemme doppie sulla marza: è un problema?

    Domenico di Priverno chiede:

    Dott. Di Gioia Buongiorno, proprio in questi giorni ho provveduto ad effettuare una serie di innesti sul selvatico di pesco, innestandole con alcune varietà diverse appartenenti alla stessa specie, lasciando su ogni marza 5 o 6 gemme. Non avendo a disposizione marze con gemme singole mi sono limitato alle marze contenenti gemme doppie sullo stesso piano. Pertanto, ammesso per ipotesi che gli innesti vadano a buon fine, la presenza delle gemme doppie sulla marza, potrebbe rappresentare un problema al fine dello sviluppo delle stesse? Con la presente invio sentiti saluti
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve gentilissimo Domenico

    Ovviamente non avendo a disposizione marze con gemme singole, lei ha provveduto diversamente.

    È chiaro che se l’innesto andasse a buon fine e quindi le marze attecchirebbero al portinnesto, allora si ritroverebbe con un ammasso vegetale in eccesso.

    In questo caso, dei due rami che lei hainnestato, dopo la schiusura delle gemme deve controllare e vedere qual è quello più vigoroso.

    Quest’ultimo andrà mantenuto non solo perché andrà a formare il futuro scheletro della pianta, ma si evita che quello accanto possa togliere energia e nutrimento all’altro che è fondamentale per formare la struttura scheletrica della futura pianta.

    Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.

    Dott. Fabio Di Gioia
    Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche.

  • Pesco noce: come si conservano le marze?

    Moreno di Terni chiede:

    A causa di lavori di edilizia sono state abbattute delle piante di pesco eccezionali, dal mio punto di vista, sia per qualità che per quantità. Il nome scientifico non lo so, ma trattasi di pesche noci, polpa bianca con venature colo sangue, succosissime e dolcissime, maturazione fine giugno primi luglio, quindi per poterle riprodurre con innesti, ho preso delle marze, circa 3 giorni fa, le ho avvolte alla base con un pezzo di cotone bagnato e messe in sacchetto nero di plastica al buio in luogo fresco temperatura ambiente. Adesso Le chiedo, innanzitutto, se la procedura di mantenimento fino a febbraio, delle marze è giusta e se, come ho visto sul Vostro sito ho possibilità di farmi fare gli innesti sulle Vostre piante portainnesto GF677 da Voi, per avere la garanzia dell'attecchimento dell'innesto stesso. Grazie
    samueledalmonte
    Risponde l'esperto
    Samuele Dalmonte

    Buonasera Moreno,

    la procedura per la raccolta degli innesti mi sembra corretta.

    Le marze vanno conservate in un luogo fresco, come il frigorifero o uno scantinato che abbia temperature comunque fresche, perché le marze devono restare in riposo il più possibile.

    Per quanto riguarda l'innestatura non ci sono problemi. Non posso garantire l'attecchimento però posso dire che fino ad ora sono riuscito a conservare tutte le varietà che ho innestato.

    Nel caso volessi inviarmi le marze preferirei farlo ora che è ancora inverno ed io ho una cella apposta per la conservazione degli innesti.

    Cordiali saluti

    Samuele Dalmonte

    Leggi le altre risposte dell'esperto sul PESCO:

  • Pesco noce: frutti rimangono piccoli, come mai?

    Pesco noce: frutti rimangono piccoli, come mai?

    Stefano di Calcinato chiede:

    Buon giorno, questa pianta di pesco noce è il risultato del nocciolo di un frutto di pesca noce messo in un vaso di terra. La stagione scorsa mi sono ritrovato sulla piantina (vedi foto allegate) 4 frutti che però sono arrivati al diametro di 4 cm e poi la crescita si è bloccata. La mia domanda è: devo lasciare la pianta nelle stesse condizioni attuali perché nella stagione entrante potrò vedere dei frutti più grossi e maturi, oppure devo intervenire con degli innesti di marze di piante differenti per ottenere uno sviluppo regolare. In attesa di leggerVi, cordiali saluti. Stefano
    samueledalmonte
    Risponde l'esperto
    Samuele Dalmonte

    Buonasera Stefano,

    lo sviluppo dei frutti dipende da diversi fattori: clima (quantità di pioggia durante l'estate), età della pianta, salute della pianta e quantità di frutti presenti, per cui nel tuo caso se il frutto è di tuo gradimento io metterei il pesco a dimora in terra per farlo sviluppare normalmente e poi lo poterei come un normalissimo pesco.

    Nel caso formasse molte pesche (di norma si considera un frutto ogni 10cm) quelle in eccesso andrebbero tolte prima che diventino come una grossa ciliegia.

    Cordiali saluti

    Samuele Dalmonte

  • Pesco con frutti che non sono maturati e si sono aperti prima di cadere: come mai?

    Renato di Alessandria chiede:

    Ho un pesco nuovo, quest'anno ha fatto le pesche ad un certo punto a giugno erano alla grandezza di una albicocca, poi si sono bloccate e sono rimaste cosi fino a settembre e poi hanno incominciato sempre verdi ad aprirsi e cadere. Vorrei sapere il motivo. Grazie
    samueledalmonte
    Risponde l'esperto
    Samuele Dalmonte

    Buonasera Renato,

    ho poche informazioni per capire esattamente qual è stato il problema, ma direi che molto probabilmente è stato un fungo oppure si è verificato uno stress da caldo, ma mi occorrerebbero più riferimenti per capire meglio.
    Cordiali saluti

    Samuele Dalmonte

  • Piante di pesche attaccate da un parassita: cosa fare?

    Piante di pesche attaccate da un parassita: cosa fare?

    Roberto di Fano chiede:

    Salve, vorrei sapere quale trattamento fitosanitario ho trascurato perché le mie pesche avessero questo problema. Grazie.
    samueledalmonte
    Risponde l'esperto
    Samuele Dalmonte

    Buonasera roberto,

    dalla foto direi che si tratta di una larva di farfalla (o Cydia o Anarsia) che allo stato di larva vivono alle spese di germogli e frutti di pesco. Per limitarle occorre trattare generalmente in luglio e agosto, esistono siti tecnici che consigliano quando effettivamente trattare poiché il ciclo biologico di queste due farfalline varia ogni anno a seconda dell'andamento stagionale, non le nascondo però che è difficile prevenire questi attacchi. In agricoltura biologica si è by-passato il problema ricoprendo i frutteti con le reti anti-insetto risolvendo così alla radice qualsiasi infestazione di insetto.

    Cordiali saluti

    Samuele Dalmonte

  • Fioritura del pesco: quale prodotto dare per proteggere la pianta?

    Roberto di Como chiede:

    Buongiorno in un vostro video dite che la poltiglia Bordolese può essere fitotossica per il pesco, e se dassi lo zolfo anche nella fioritura?
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve gentilissimo signor Roberto.
    Nel video che ha trovato su you tube, ho parlato certamente di fitossicità del rame nei confronti della pianta di pesco, perché questa pianta soprattutto nelle prime fasi del suo germogliamento produce dei giovani germogli molto teneri e acquosi dove il rame può agire da una parte come anticrittogamico, ma dall'altra parte essere fitotossico soprattutto se si superano certe dosi. Per questo bisogna stare sempre attenti per ogni specie a ciò che viene riportato in etichetta.
    Nella sua domanda proprio a causa della fitotossicità del rame nei confronti del pesco, chiede se può sostituirlo con lo zolfo.

    Intanto lo zolfo agisce contro altri patogeni (es oidio) e quindi ha una modalità d'azione dal rame, poi soprattutto se distribuito in fioritura può compromettere la vitalità degli organi fiorali.
    Lo zolfo soprattutto quello polverulento va dato prima della fioritura o in post - allegagione e sempre nelle ore serali e non la mattina, perché la rugiada mattutina a contatto con il sole può provocare bruciature delle foglie e anche dei frutti.
    Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.

    Fabio Di Gioia
  • Pianta di pesco seccata dopo averla portata all'esterno: come mai?

    Pianta di pesco seccata dopo averla portata all'esterno: come mai?

    André di Roma chiede:

    Salve, vivo a Roma e sto ad un attico quindi il sole e lo spazio non manca. D’inverno metto le mie piante in veranda per ripararle e fa anche un po’ effetto serra... ho 2 limone, 1 mandarino, 1 mandarino cinese, 1 arancio, 2 mirtilli, 1 albicocco, 1 ciliegio e 1 pesco. Il pesco, da che avevo fatto fiori e frutti, sono 3/4 giorni che con il caldo ho messo tutte le piante di fuori e SOLO il pesco si è seccato, almeno a vederlo così non avendo la bolla del pesco o malattie in generale. Non sono un esperto ma solo il pesco ha avuto questo cambiamento rapido e non capisco il perché. Non credo sia qualche insetto o qualcosa di contagioso perché le altre piante stanno benissimo
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve gentilissimo Andrè.
    Sono sicuro che la pianta di pesco che aveva in veranda si sia completamente seccata una volta tirata fuori, perché all'interno c'erano delle condizioni climatiche favorevoli mentre all'esterno molto caldo. Lo sbalzo termico che ha subito, ha determinato una sorta di stress alla pianta e di conseguenza l'eventuale anche manca di acqua ha favorito un collasso improvviso della pianta o, come si dice in gergo, un colpo apoplettico.

    Per le prossime volte quando tira fuori le piante da un ambiente chiuso, le ponga prima in un'altra struttura detta di acclimatazione (dove vi sono da una parte le condizioni di una struttura chiusa e dall'altra le condizioi di una struttura aperta) prima di porle direttamente fuori.

    Il pesco è una pianta molto sensibile a questi cambi repentini di clima e quindi bisogna stare attenti.
    Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.

    Fabio Di Gioia

  • Piante di pesche appassite dopo una bellissima fioritura: cosa può essere successo?

    Alessandro di Prato chiede:

    Buongiorno dr Di Gioia. 3 peschi piantati nell'autunno del 2016 hanno fatto una magnifica fioritura pochi giorni fa ed ora sono quasi completamente appassiti. I fiori sono appassiti senza generare frutto e le foglioline completamente seccate sulla quasi totalità dei rametti. Solo su pochi sono rimaste alcune foglioline apicali. Sul tronco invece sono apparsi germogli piuttosto vigorosi. Cosa può essere accaduto? La ringrazio. Alessandro
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve gentilissimo Alessandro.
    E' molto probabile che la pianta sia stata colpita da una malattia che ha fatto seccare completamente i rametti e i fiori dopo la magnifica fioritura che il pesco ha fatto. Il fatto che la pianta abbia fatto un fioritura intensa è come se avesse percepito in essa l'arrivo della morte. Per questo motivo è fiorita abbondantemente per poter in questo modo riprodursi e perpetuare la specie.

    Il consiglio che le posso dare in questo momento è quello di togliere tutti i rami seccati, bruciarli per evitare la diffusione dell'infezione, proteggere le ferite con del mastice protettivo a base rameica e cercare di riprendere la pianta a partire dai germogli vigorosi apparsi sul tronco in modo da poter far si che essa possa ripartire e riformarsi di nuovo.
    Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.

    Fabio Di Gioia

  • Qual è una buona varietà di pesco noce per l'impollinazione di queste verità di pesco?

    Francesca di Reggio Calabria chiede:

    Buonasera, potrebbe consigliarmi una buona varietà di pesco noce da poter abbinare al pesco j h hale per favorirne l'impollinazione? Grazie mille.
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve gentilissima Francesca.
    La pesca varietà j h Hale, essendo una varietà autosterile (per la precisione androsterile, ossia varietà la cui sterilità riguarda gli organi maschili gli stami) necessità appunto di impollinatori e i migliori appunto sono le varietà di pesco noce o nettarine, come:

    1. Stark Red Gold
    2. Maria Aurelia
    3. Big Top
    4. Armking
    5. Venus

    Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.

    Fabio Di Gioia

  • Varietà di pesco migliori per innesto a gemma dormiente su 'franco'?

    Livio di Genova chiede:

    Quali varietà di pesco sono preferibili per innesto a gemma dormiente su franco? Ho provato senza successo sprincrest. Grazie
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve gentilissimo signor Livio.
    Dal punto di vista teorico ogni varietà di pesco è innestabile su franco da seme (soprattutto se di pesco), di conseguenza non c'è preferenza tra una varietà e l'altro.
    Più che altro ciò che condiziona la riuscita dell'innesto, è dipendente strettamente sopratutto dalle condizioni ambientali esterne e dalla condizioni vegetative dei due soggetti, tra cui:

    • Epoca di prelievo delle marze
    • Temperatura
    • Umidità
    • Presenza di sostanze utili all'attecchimento
    • Condizioni vegetative della marza e del portinnesto
    • Presenza/assenza di fitotossine o parassiti che impediscono l'attecchimento degli innesti

    Le consiglierei per questo per avere una migliore riuscita dell'innesto, di provare con la tecnica dell'innesto a marza o a gemma vegetante da eseguire quando le piante sono in succhio e cioè quando la corteccia del fusto si distacca bene perché significa che si sta attivando la ripresa vegetativa della pianta. Il periodo preferibile è alla fine dell'inverno tra febbraio e marzo.
    Con queste tipologie d'innesto fatte poco prima della ripresa vegetativa, è più facile controllare se la riuscita e l'attecchimento dell'innesto è avvenuta o meno proprio perché la pianta si sta riattivando e quindi è più facile che attecchisca.
    Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.

    Fabio Di Gioia
  • Consigli per potatura del pesco.

    Consigli per potatura del pesco.

    Vincenzo di Rimini (Italia) chiede:

    Ho un pesco da circa otto anni. Ogni anno l'ho potato (gennaio/marzo) diradando i rami per quasi il 50%: lasciando quelli più idonei a fruttificare ed eliminando quelli più giovani. Con il passare degli anni l'albero si è sviluppato molto in altezza ed in larghezza (rami portanti senza vegetazione e non abbastanza robusti da sostenere un aggetto considerevole) tanto da risultare sproporzionato nella sua crescita. Vorrei un consiglio su come contenere la sua crescita in modo armonioso e pratico sotto il profilo della raccolta dei frutti. Allego all'uopo documentazione fotografica. Grazie per l'attenzione.
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve gentilissimo signor Vincenzo.
    Prima di spiegarle in maniera pratica come intervenire nel caso pratico della sua pianta di pesco, volevo descriverle gli indirizzi generali di potatura di allevamento e di produzione della specie.

    POTATURA DEL PESCO

    Potatura d'allevamento

    La potatura di allevamento, serve per impostare la struttura scheletrica della pianta, relativa alla forma d'allevamento da realizzare, cercando di ridurre al minimo gli interventi cesori, in modo da realizzare una struttura di forma e
    dimensione ben equilibrata.

    Potatura di produzione

    Il pesco produce prevalentemente sui:

    a) Rami misti
    b) Brindilli
    c) Dardi o mazzetti di maggio
    d) Rami anticipati (raramente)

    Tuttavia i rami migliori che assicurano una buona produzione sono quelli misti di medio vigore e i dardi. 

    La potatura di produzione nel pesco, sarà leggera per le piante giovani, vigorose e con un numero elevato sia di rami misti che anticipati. 

    In questi fase è necessario evitare molti interventi cesori e ricorrere a piegature o curvature, per favorire la messa a frutto delle gemme. 

    Nel caso che la produzione sia eccessiva e la penetrazione della luce all'interno della pianta è scarsa è consigliabile ricorrere al diradamento dei rami misti e di quelli anticipati. 

    La potatura di produzione, è invece molto intensa per le piante adulte e prevede l'asportazione della maggior parte dei rami dell'anno precedente. Consiste nell'eliminare  le  produzioni  legnose in eccesso come polloni, succhioni, rami anticipati e parte delle produzioni fruttifere come rami misti, brindilli e dardi.
    Prima di impostare la potatura secca invernale, occorre anche osservare il vigore vegetativo della pianta, in particolare la lunghezza dei rami misti e l'entità delle gemme a frutto (la cosiddetta carica). Durante l'esecuzione degli interventi cesori, bisogna rispettare lo scheletro della pianta, le branche e le sotto branche, cercando di evitare che la vegetazione si allontani da esse e poi con tagli di ritorno, si asporteranno la maggior parte dei rami vecchi che hanno già prodotto, sostituendoli con un adeguato numero di rami misti, i quali opportunamente scelti in base alla loro posizione, si lasceranno intatti tutti gli altri, mentre una parte dei brindilli verranno asportati. 

    La potatura del pesco quindi è molto energica e prevede l'asportazione del 50 - 60% di rami misti ogni anno. Da ricordare che i rami misti non si spuntano, ma si diradano di solito. Possono essere spuntati solo nel caso si voglia favorire la lignificazione delle parti basse della pianta e per eliminare rami danneggiati dal freddo o dalle malattie. 

    Le brachette fruttifere inserite nella struttura della pianta devono essere raccorciate per contenere il volume delle piante e favorire la penetrazione della luce al loro interno. 

    Con la potatura di produzione bisogna inoltre evitare che la produzione di frutta si sposti troppo dalle parti basse a
    quelle alte della pianta. La scelta del tipo di ramo, infine, (dardo, brindillo e ramo misto) da scegliere per indirizzare la fruttificazione nell'anno successivo dipende anche dal tipo di varietà coltivata. La potatura si completa poi con degli interventi di potatura verde estiva, i quali prevedono il diradamento dei frutti in eccesso, opportune spollonature ed eliminazione di germogli vigorosi. Con queste operazioni si favorisce l'eliminazione della vegetazione in eccesso, favorendo un migliore sviluppo dei rami e della successiva fruttificazione, si riduce l'ombreggiamento delle piante e si favorisce il mantenimento delle dimensioni della pianta. 

    Gli interventi di potatura verde debbono  essere  eseguiti  sui  germogli  teneri  in  corrispondenza  del diradamento dei frutti.
    La potatura secca o invernale nel pesco è preferibile eseguirla dopo il mese di gennaio, perché se effettuata prima tra settembre e dicembre, può favorire l'attacco di cancri fungini a carico del legno.
    Il diradamento dei frutti riveste nel pesco un'importanza notevole vista l'elevata fertilità e allegagione che contraddistingue questa specie. Il diradamento dei frutti che viene ancora eseguito manualmente, viene effettuato dopo la fase d'indurimento del nocciolo la quale si manifesta quando ormai si è conclusa la cascola naturale post - allegagione dei frutti e quelli rimasti hanno il tempo sufficiente per raggiungere la pezzatura più soddisfacente. La quantità di frutti da diradare dipende dalle condizioni biologiche della pianta, dalle condizioni pedoclimatiche e colturali e dalla destinazione del prodotto.

    Venendo al caso pratico in questione, in cui si denota facilmente una pianta che si è spogliata nella parte bassa e che ha sviluppato la vegetazione con concentrazione nelle parti alte della pianta, le operazioni che le consiglio di eseguire nel periodo invernale sono:

    1) Tagli di ritorno sui rami e branche sfuggite in alto, per cercare di spostare la vegetazione e produzione più in basso.
    2) Diradamento dei rami in eccesso e in particolare di quelli che hanno già prodotto.
    3) Alcuni rami misti andranno spuntati per stimolare l'emissione delle gemme basali e far si che la pianta si riempi di vegetazione più verso il basso.
    4) Cercare di dare preferibilmente una forma a vaso della pianta, in modo da distribuire in maniera equilibrata la produzione.

    Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.

    Dott. Fabio Di Gioia
    Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche.

  • Corineo sulle foglie del suo Pesco: che fare?

    Corineo sulle foglie del suo Pesco: che fare?

    Bruno di Magliano Alfieri chiede:

    Salve ho piantato delle piantine di pesco circa 4 anni fa, ho notato che ci sono delle foglie qua e là che hanno dei puntini rossi come in foto: è Corinto? Quali sono i trattamenti da eseguire? Grazie.
    samueledalmonte
    Risponde l'esperto
    Samuele Dalmonte

    Buongiorno sign. Bruno,
    in effetti le foto che lei ha mandato mostrano un classico effetto di Corineo sulle foglie del suo Pesco.
    Per  combattere l'oidio si possono utilizzare dei fungicidi  generici che non diano problemi di fitotossicità con le alte temperature.

    Occorre considerare se la malattia si sviluppa sulle nuove foglie, perchè con le alte temperature il corineo di fatto non si sviluppa più, per cui se le nuove foglie sono esenti si può soprassedere ed eventualmente intervenire alla fine dell'estate quando le temperature si abbasseranno.

    Saluti
    Samuele Dalmonte

  • I frutti del mio pesco noce restano piccoli e si rompono, cosa posso fare?

    Gino di Costigliole d'Asti chiede:

    Per il quarto anno consecutivo il mio pesco noce fa i frutti poco più grandi di un uovo e si spaccano: cosa posso fare? Se devo usare il Galeo dove lo posso trovare a Costigliole d'Asti ? Grazie per la risposta e saluti.
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve gentilissimo signor Gino.
    Procedendo per ordine nel rispondere alle sue domande, le dico che lo spacco dei frutti delle pesche e in particolare delle pesche noci o nettarine, è un fenomeno tipico soprattutto nelle varietà a maturazione precoce, imputabile a queste cause:

    1) Eccesso di concimazione azotata e in particolare se eseguita tardivamente nel mese di maggio.
    2) Clima eccessivamente umido nel corso dell'allegagione e fase di 
    accrescimento del frutto, con sviluppo di muffe e marciumi.
    3) Conservazione eccessivamente prolungata all'interno delle celle frigo.
    4) Cancro delle drupacee o gommosi che oltre al tronco e hai rami si può estendere anche a carico del frutto.

    Molto probabilmente in questo caso, lo spacco dei frutti è dovuto ad un eccesso di concimazione azotata, perché se l'azoto N è in quantità eccessiva determina un accrescimento abnorme delle cellule del frutto le quali non avendo la possibilità di distendersi in maniera regolare, laddove crescono in maniera eccessiva si spaccano a causa dell'allungamento intenso del frutto. 

    Per questo motivo eviterei di distribuire l'azoto in maniera eccessiva, soprattutto nella fase di post allegagione del frutto cercando di concentrarlo prima della ripresa vegetativa della pianta o all'apertura delle gemme a marzo.
    Starei inoltre attento anche alla presenza della gommosi o cancro del legno presente nei rami della pianta il quale potrebbe spingersi a livello del frutto favorendo l'emissione della resina e quindi il loro spacco. In questi casi è necessario eliminare i rami infetti, bruciarli per evitare la diffusione dell'infezione e in caso di grosse ferite proteggere con del mastice cicatrizzante.

    Il Galeo, fungicida sistemico a base di triazoli particolarmente indicato per il controllo delle moniliosi dei frutti in varietà di pesco sensibili come nettarine e percoche, lei lo può trovare tranquillamente in ogni tipo di agraria o consorzio autorizzato alla vendita dei prodotti fitosanitari. 
    Sinceramente non lo so se lo vendono a Costigliole d'Asti (io sono della Toscana), ma se lì c'è un agraria lo può trovare senza problemi.

    Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.

    Dr. Fabio Di Gioia

  • Quale malattia ha colpito la mia pianta di pesco?

    Quale malattia ha colpito la mia pianta di pesco?

    Antonio di Sassari chiede:

    Quale malattia ha colpito la mia pianta di pesco?
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve.

    La malattia che ha colpito la sua pianta di pesco, è rappresentata dalla:

    BOLLA DEL PESCO

    (Taphrinia deformans)

    Ordine: Ascomiceti.

    Famiglia: Taphriniales.

    La bolla del pesco è una malattia provocata da un fungo diffuso in tutte le Regioni Italiane, anche se è nelle regioni settentrionali, dove di verificano le condizioni climatico - ambientali migliori per lo sviluppo del patogeno con attacchi infettivi più pericolosi.

    Il patogeno colpisce particolarmente le piante di pesco e in misura minore anche il mandorlo, attaccando principalmente gli organi vegetali verdi della pianta come:

    1) Germogli.

    2) Foglie.

    Inoltre su varietà particolarmente sensibili e in condizioni ambientali particolarmente umide, il fungo può attaccare anche:

    1) Fiori.

    2) Frutti.
     

    Sintomi sui germogli

    Sui giovani germogli, il sintomo tipico d'attacco del fungo si manifesta attraverso la loro deformazione appena questi fuoriescono dalle gemme. Le foglioline si trasformano totalmente e/o parzialmente in un ammasso carnoso di aspetto vellutato con frattura vitrea e con evidenti alterazioni cromatiche di colore variabile dal giallo - arancio al rosso intenso. 

    Le foglie inoltre evidenziano una bollosità che può essere localizzata in una parte delle foglie e che va ad accentuare la deformazione del germoglio.

    I germogli colpiti, vanno incontro ad un arresto della crescita e a un successivo diseccamento in maniera graduale a partire dalla primavera fino al periodo estivo, con un danno per le piante sia in fase di allevamento che di produzione.

    Le piante se di trovano in un ottimo stato di salute e nutrizionale tendono a reagire alla perdita dei rametti con l'emissione in estate di nuovi germogli. Tuttavia questo spreco energetico, porta ad un indebolimento della pianta esponendola successivamente all'attacco di altri parassiti.

    Sintomi sulle foglie

    Sulle foglie i sintomi sono simili a quelli che avvengono a carico dei germogli, con l'unica differenza che gli attacchi possono avvenire anche in momenti successivi al germogliamento.

    Questi attacchi sono meno pericolosi rispetto a quelli a carico dei germogli, perché le foglie vengono colpite soltanto parzialmente e inoltre non viene compromessa in maniera determinante l'allungamento dei giovani rametti.

    Ad ogni modo l'attacco fogliare provoca comunque un danno, che si manifesta con riduzione della capacità fotosintetica della pianta a cui fa seguito la marcescenza e il disseccamento fogliare. Inoltre a seconda dell'ambiente climatico, le foglie colpite determinano un progressivo indebolimento della pianta.

    Nella fase finale della malattia a partire dai tessuti colpiti, compare una patina biancastra, costituita dagli organi riproduttivi del fungo (spore).

    Sintomi sui fiori

    Sui fiori l'attacco determina la loro trasformazione in un ammasso carnoso e deforme a cui fa seguito la colatura anticipata.

    Sintomi sui frutti

    I frutti attaccati durante le prime fasi di accrescimento, manifestano delle zone corrugate e bollose di colore arancio - rossastro in rilievo rispetto alla loro superficie.

    In queste zone il frutto attaccato può andare incontro ulteriormente a lesioni e/o marciumi dovuti ad altri agenti fungini.

    Se l'attacco avviene in fase di post - allegagione quando il frutticino è appena allegato, si può avere una cascola anticipata.

     

    La lotta contro la bolla del pesco, avviene secondo criteri tradizionali e ha come scopo quello di eliminare le forme svernanti del patogeno. 

    Per questo motivo si tratta di una lotta preventiva e viene effettuata prima del verificarsi della malattia e quindi prima dell'apertura delle gemme.

    La lotta preventiva, viene eseguita in due momenti importanti e diversi:

    1 trattamento

    Alla caduta delle foglie verso la fine dell'autunno (novembre).

    2 trattamento

    Viene eseguito alla fine dell'inverno (febbraio), prima dell'apertura delle gemme.

    I metodi di lotta, possono essere:

    1) Chimici.

    2) Biologici.

    Lotta chimica

    È basata sull'impiego di prodotti a base di ditiocarbammati (es. Ziram o Tiram), da abbinare eventualmente a prodotti a base di rame.

    Generalmente questi trattamenti preventivi se eseguiti in maniera corretta e nei tempi previsti, sono in grado di contenere lo sviluppo della malattia.

    In caso però di varietà di pesco particolarmente sensibili (es. pesche a pasta gialla e/o nettarine), può essere necessario intervenire ulteriormente anche in primavera a fine fioritura o in post allegagione utilizzando anche in questo caso prodotti a base di ditiocarbammati (es. Ziram o Tiram), da abbinare sempre a prodotti a base di rame.

    I trattamenti sul bruno o comunque sul legno (caduta delle foglie e fine inverno), devono essere eseguiti con dosi elevate di ditiocarbammati in circa 500 - 800 g/hl di acqua per i formulati al 70 - 90% di principio attivo.

    I trattamenti primaverili invece, devono essere eseguiti con dosi più ridotte in circa il 50% del principio attivo.

    In caso di infezioni in atto, è possibile anche intervenire con prodotti sistemici ad azione endoterapica a base di Dodina.

    Lotta biologica

    Viene eseguita con gli stessi tempi della lotta chimica, con prodotti a base di rame da abbinare all'impiego della propoli agricola allo 0,5 - 0,6%.

    Ringraziandola della sua domanda, la saluto cordialmente.

    Dott. Fabio Di Gioia
    Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche.

  • Dopo aver dato il rame, il pesco perde le foglie: cosa posso fare?

    Dopo aver dato il rame, il pesco perde le foglie: cosa posso fare?

    Rocco Domenico di Terracina Italia chiede:

    Salve, sono molto preoccupato perché dall'altro ieri ho dato una spruzzata di verde rame e il mio piccolo pesco ha improvvisamente iniziato a perdere foglie. Sono un giovane alle prime armi e vorrei fare del tutto per riportarlo alla vita!! Pendo dai vostri indispensabili e vitali consigli. Anticipatamente ringrazio. Rocco.
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve signor Domenico.

    Uno dei requisiti fondamentali di qualsiasi fitofarmaco o antiparassitario non solo sistemico ma anche di contatto e preventivo come nel caso del rame, è quello di non avere problemi di fitotossicità nei confronti delle piante a cui viene distribuito, nonostante i limiti d'impiego e le modalità di applicazione che vengono prescritte in etichetta.

    Al di là di tutto questo, è necessario dire che esistono delle specie di piante che si mostrano maggiormente sensibili all'eventuale danno da antiparassitari e in questa categoria annoveriamo specie come ad esempio il pomodoro e appunto il pesco.

    Nella pianta del pesco, in particolare nelle varietà appartenenti alla categoria delle pesche noci o nettarine, vi è un'elevata sensibilità al danno provocato dalle ustioni dovute alla distribuzione del rame.

    In questo caso il danno non è solo causato da un'errata distribuzione del prodotto oppure dal superamento delle dosi consentite, ma anche dal crearsi di condizioni ambientali e metereologiche non idonee all'esecuzione del trattamento.

    Nel pesco il rame si dimostra fitotossico, in presenza di:

    - basse temperature

    - in condizioni di piogge persistenti soprattutto durante la fioritura

    - nelle prime fasi di allegagione dei frutti (come è evidente da foto allegata). 

    Queste condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo della pianta, favoriscono e predispongono la pianta al danno da fitotossicitá da rame, perché:

    1) Favoriscono lo sviluppo di germogli teneri e acquosi.

    2) Aumentano l'assorbimento del prodotto a carico della pianta.

    DANNO CAUSATO

    Il danno in questo caso si manifesta con l'insorgenza di ustioni fogliari prima localizzate e poi diffuse e nei casi più gravi essere seguite da una caduta anticipata delle foglie (come è evidente dalla foto).

    In questi casi la cosa più immediata da fare è quella di sospendere i trattamenti, dando la possibilità alla pianta di poter emettere nuovi germogli e foglie.

    Negli anni successivi evitare di distribuire il rame in condizioni di basse temperature ed elevata umidità e soprattutto nel corso di fasi fenologiche delicate come la fioritura e l'allegagione.

    Nel caso di specie sensibili come il pesco, i prodotti a base di rame devono essere distribuiti in giornate soleggiate e asciutte e soprattutto prima della fioritura e soltanto dopo l'allegagione dei frutti.

    La distribuzione del rame anche in quantità superiori a quelle da distribuire con la pianta in vegetazione, è idonea e razionale durante il periodo invernale direttamente a carico del legno o come si dice al bruno.

    Il legno presenta un'elevata tolleranza al rame rispetto alla vegetazione verde in quanto ha una minore capacità di assorbimento del prodotto. 

    In questi casi la distribuzione dei prodotti rameici sul legno nel corso della stagione invernale, ha lo scopo di prevenire e proteggere le piante dalle infezioni primaverili di Bolla del pesco, Corineo e Monilia.

    Ringraziandola della sua domanda e rimanendo a disposizione per risolvere altri dubbi, la saluto con cordialità.

    Dott. Fabio Di Gioia
    Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche.

  • Qualche prodotto di nuova generazione per combattere le malattie del pesco?

    Serafino di Lamezia Terme chiede:

    Salve, volevo un consiglio riguardo la lotta contro alcune patologie che ormai da anni affliggono le piante di pesco. Ogni anno tratto le mie piante utilizzando, alternativamente (circa ogni 15 gg), prodotti a base di ziram, tiram, ossicloruro di rame e dodina, contro le seguenti malattie: Bolla, corineo e gommosi, quest'ultima dovuta probabilmente al batterio pseudumonas. Potreste consigliarmi qualche prodotto alternativo di nuova generazione, che sia più efficace di quelli da me citati. Grazie Serafino Fazio
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve gentilissimo signor Serafino.
    In merito ai prodotti che lei ha citato riguardo la lotta alla bolla e corineo del pesco indicati nella sua domanda, le posso dire che mentre il Thiram e lo Ziram (definiti ditiocarbammati) e l'ossicloruro di rame sono prodotti ad azione preventiva, la dodina è invece un prodotto ad azione solamente curativa da distribuire soltanto nel caso ci sia un'infezione in atto.

    Riguardo a quella che viene definita la malattia della gommosi, l'agente batterico causale non è rappresentato da quello del genere pseudomonas, ma bensì da altri tre patogeni, quali:

    1) Cancro del pesco (Fusicoccum amygdali).
    2) Cancro batterico delle drupacee (Xanthomonas campestris pv. pruni).


    Di conseguenza trattandosi di un batterio, sicuramente l'agente che causa la gommosi, in questo caso, è rappresentato dal cancro batterico delle drupacee.
    Le ricordo inoltre che mentre contro la bolla e corineo del pesco, sono attivi i ditiocarbammati (Ziram e Thiram) e l'ossicloruro di rame a scopo preventivo e la dodina a scopo curativo, contro invece la gommosi è attivo soltanto l'ossicloruro di rame a scopo preventivo.

    Lei mi chiede nella sua domanda se esistono prodotti alternativi di ultima generazione più efficaci di quelli che già impiega contro queste patologie.
    In questo caso il problema non è tanto andare a ricercare prodotti alternativi perché quelli che attualmente utilizza non hanno efficacia, ma semplicemente distribuirli nei tempi giusti.
    Per cui in definitiva, lei può continuare ad utilizzare tranquillamente gli stessi prodotti che ha indicato cercando di modificare soltanto i tempi di distribuzione.
    Per esempio contro la bolla e corineo del pesco, normalmente si eseguono due trattamenti preventivi in due momenti importanti:

    1) Alla caduta delle foglie a fine novembre.
    2) Prima della ripresa vegetativa tra la metà e fine di febbraio.


    I trattamenti da fare sul bruno alla caduta delle foglie e in pieno inverno, devono essere eseguiti in dosi elevate di principio attivo (es. Ziram e/o ossicloruro di rame), di circa 500 - 800 g/hl di acqua per i formulati aventi il 70 - 90% di principio attivo (vedasi etichetta del prodotto al momento dell'acquisto).

    Normalmente bastano questi due trattamenti preventivi al fine di rinforzare e rinvigorire il legno in modo da creare una barriera che si oppone alla penetrazione delle ife fungine all'interno delle gemme chiuse, per contenere la diffusione delle infezioni.

    In caso però di primavere umide e/o piovose o di varietà sensibili, sarà necessario intervenire ulteriormente alla cadenza di un trattamento ogni 15 giorni (come lei ha indicato), con prodotti a base di Thiram o Ziram.
    I trattamenti primaverili - estivi, devono essere eseguiti con dosi ridotti di circa il 50% del principio attivo.
    La dodina come già detto, è un prodotto sistemico che va distribuito solo se necessario e solo in caso di infezione grave in atto.
    Per quanto riguarda infine la gommosi o cancro batterico delle drupacee, si interviene preventivamente alla caduta delle foglie in autunno con prodotti a base di rame distribuiti sul legno, cercando allo stesso tempo di eliminare con 
    interventi di potatura di rimonda, tutti rametti che sono stati precedentemente colpiti e avendo cura di bruciarli in modo da contenere la diffusione della batteriosi. 

    Inoltre nel caso che il cancro abbia interessato elementi legnosi di una certa grandezza, dovrà in questo caso intervenire con dei tagli asportando il legno fino a dove si mostra sano, avendo poi cura di proteggere le ferite con dei mastici ad azione cicatrizzante, antibatterica e antifungina.
    Ringraziandola della sua domanda, la saluto cordialmente.

    Dott. Fabio Di Goia

  • Dopo il trattamento con la dodina al pesco, posso consumare i frutti?

    Antonio Giovanni di Reggio Calabria chiede:

    Ho fatto un trattamento con dodina al pesco contro la bolla, ho irrorato pure un susino perché' ho visto le foglie raggrinzite e attorcigliate senza prendere un parere, la mia domanda e preoccupazione: 1) non dovevo assolutamente fare il trattamento sul susino e quali conseguenze ne possono derivare? 2) quando ho irrorato la pianta di susino con la dodina si notava la presenza dei frutticini, li posso consumare quando sono maturi o li devo eliminare? Ringrazio e invio cordiali cordiali saluti.
    Gianluigi_Burdisso
    Risponde l'esperto
    Gianluigi Burdisso

    Buongiorno,

    non corre alcun pericolo nel consumare i frutti trattati con la dodina in quanto dal trattamento alla raccolta dei frutti intercorre un tempo superiore a quello di carenza del prodotto.
    Buona giornata 

    Gianluigi Burdisso

  • Innesto del pesco, come e quando farlo

    Flaminio di Campagnano (Roma) chiede:

    Buongiorno, quando si prelevano i rami per l'innesto del pesco? e quando farlo? grazie.
    Gianluigi_Burdisso
    Risponde l'esperto
    Gianluigi Burdisso

    Buongiorno Sig Flaminio,
     
    Tutti gli innesti si praticano in genere tra Marzo e Ottobre.
     
    Visto che le interessa il pesco le parlerò solo della specie in esame.
    Per questa specie consiglio un innesto a gemma in fase vegetativa.
     
    Cosa vuol dire?
     
    Evitando la fase della ripresa vegetativa (Marzo) in cui sono abbondanti i liquidi in circolo nella pianta e che rischiamo di "annegare" la gemma innestata dalla comparse delle foglie fino a fine Agosto-fine Settembre lei può effettuare l'innesto a gemma.
     
    Per i più tradizionalisti è meglio innestare in fase di luna calante.
     
    Le marze, i germogli vanno prelevati poco prima dell'innesto per mantenere un giusto grado di umidità, pertanto se devono trascorrere alcune ore consiglio di avvolgere i rami da cui si preleveranno le marze in un panno umido.
     
    Buon lavoro!
    Gian Burdisso
  • Pesco sta perdendo tutte le foglie e non fa più pesche: posso recuperarlo?

    Pesco sta perdendo tutte le foglie e non fa più pesche: posso recuperarlo?

    Davide di Novara chiede:

    Buongiorno, avrei una domanda per il vostro esperto in alberi da frutto. Purtroppo come si può vedere dalle foto, ma il mio pesco quest'anno si è ammalato come tutti gli anni della classica "bolla" ma a differenza degli altri anni in cui comunque produceva molti frutti di qualità ottima (pesche bianche dolcissime), questa volta ha perso via via tutte le foglie, fino a conservarne solo alle estremità dei rami rivolti ad ovest. La mia domanda è la seguente: è possibile dando un taglio drastico ai rami spogli, sperare in una ripresa della pianta oppure devo dire addio definitivamente alla mia cara pianta di pesche? Grazie mille
    Fabio_DiGioia
    Risponde l'esperto
    Fabio Di Gioia

    Salve signor Davide.

    Ho visionato attentamente le foto del pesco che mi ha mandato e sono certo che la perdita delle foglie in questo periodo non è causata dalla bolla del pesco (Taphrinia deformans), ma da altre malattie più serie che passano sotto il nome di cancri del legno, che possono avere due eziologie:

    1. Di origine fungina (Cancro del pesco - Fusicoccum amygdali o Cytospora leucostoma).
    2. Di origine batterica (Cancro batterico delle drupacee - Xanthomonas campestris pv. pruni).

    Come si distinguono le due tipologie?

    Semplicemente osservando il legno che è seccato. Se lungo il suo decorso si notano delle pustole o ammassi grigiastri, 
    sicuramente è un cancro fungino. Gli ammassi grigiastri non sono altro che gli elementi infettivi (conidi) di evasione e diffusione del patogeno.

    Se invece lungo il decorso del legno ci sono degli spacchi anche profondi, si tratta invece di cancro batterico. In questo caso lungo il legno si nota anche del fluido scuro altamente infettivo contenente le cellule batteriche. 

    Non si tratta assolutamente di bolla del pesco, perché l'agente causale della bolla agisce in primavera al germogliamento fino al massimo al mese di maggio. Dopodiché il patogeno scompare e le foglie ammalate vengono sostituite da altre nuove. Qui invece il disseccamento è proseguito anche nei mesi successivi, fino ad 
    ora per cui sono certo che si tratta di cancro rameale.

    Altra cosa importante ed evidente dalle foto: in quelle che mi ha inviato, ho visto che la piante sono piantate molto vicine tra loro e addirittura una si trova vicino alla rete accanto ad una canaletta dell'acqua. È evidente che in 
    queste situazioni si creano condizioni di ristagno di umidità, che favoriscono enormemente lo sviluppo di questi agenti di cancro. Per cui una delle prime cause di sviluppo di queste patogeni, è stata proprio la presenza di condizioni 
    di umidità in eccesso. 

    Contro questi agenti parassitari si interviene in generale preventivamente con mezzi agronomici:

    1. Impiantare le piante di pesco con sesti d'impianto larghi, quindi non molto strette tra loro per evitare lo svilupparsi di un microclima umido;
    2. Impiantare il pesco in terreni sciolti, non troppo argillosi e quindi soggetti al ristagno di umidità. Il pesco è una pianta molto sensibile all'asfissia radicale;
    3. Evitare l'eccesso di concimi soprattutto azotati;
    4. Togliere i rami secchi e malati e bruciarli;
    5. Curare molto bene la sistemazione idraulica dei terreni soprattutto argillosi, cercando di allontanare le acque in eccesso;
    6. Asportazione di frutti infetti;
    7. Interventi preventivi sul legno alla caduta delle foglie con prodotti a base di rame;
    8. Con le potature invernali evitare di fare dei grossi tagli;
    9. Disinfettare le attrezzature quando si vanno a potare piante infette.

    Nel caso specifico però, vista l'estensione della malattia, è necessario eliminare completamente la pianta ammalata e successivamente disinfettare gli attrezzi con cui si è eseguito il taglio degli elementi legnosi, che andranno opportunamente bruciati per evitare la diffusione della malattia.

    La ringrazio tanto della domanda e se vuol farne altre oppure ha dei dubbi, io sono sempre a disposizione.

    Grazie.

    Dott. Fabio Di Gioia
    Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche