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Fico - Coltivazione, Potatura e Cura

Una guida efficace e completa alla coltivazione, cura e manutenzione del fico

Fico - Coltivazione, Potatura e Cura

Il fico è una specie arborea da frutto molto amata ed apprezzata per i suoi frutti, proveniente da un’antica regione dell’Asia Minore. Il fico è conosciuto nel Medio Oriente e nel Bacino del Mediterraneo fin dalle epoche più remote ed antiche. 

I primi riferimenti alla pianta e ai suoi frutti  risalgono all’Antico Egitto (IV – II millennio A.C.) ed alla Bibbia (Antico e Nuovo Testamento). Menzioni alla pianta del fico compaiono anche nella letteratura greca, come in Omero (IX sec. A.C.), ed in Archiloco (VII sec. D.C.). Gli scritti del teologo Teofrasto ci fanno pensare che probabilmente la coltivazione del fico fosse già ampiamente diffusa anche nell’antica Grecia del IV secolo A.C.. Nell’Antica Roma, la specie e i suoi frutti erano ben conosciuti al tempo della seconda guerra punica; infine notizie sulle varietà di fico e sul modo di coltivarle, sono reperibili nei botanici di allora: Columella e Plinio (I sec. D.C.). Dopo la scoperta del Nuovo Mondo, gli spagnoli ne introdussero la specie nel Nord America intorno alla prima metà del XVI secolo.

A livello mondiale i principali paesi produttori di fichi sono la Turchia, l’Egitto, l’Iran, il Marocco, la Grecia, l’Algeria, la Spagna, gli Stati Uniti, la Siria, l’Italia e il Portogallo. La produzione italiana di fichi proviene, per oltre il 97%, dalle regioni meridionali: la Campania, la Calabria, la Puglia e la Sicilia. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un declino della produzione di fichi, che può essere dovuto a vari fattori tra cui:

  • Cambiamento delle abitudini alimentari;
  • Difficoltà di avere partite di frutti standardizzate per il consumo fresco;
  • Scarsa resistenza dei frutti alle manipolazioni e ai trasporti;
  • Costi elevati di raccolta e di essiccazione.

Tuttavia negli ultimi anni si sta assistendo ad una progressiva ripresa di questa specie soprattutto in ambito locale, non solo nelle regioni meridionali, dove era tipicamente diffusa per tradizione, ma anche in quelle regioni dove la specie è da sempre ritenuta parte integrante della tradizione agricola assieme ad altre piante per la produzione e ottenimento di prodotti tipici del territorio.

L'albero di fico appartiene all'ordine dei Morales o Urticales e alla famigliadelle Moracee o Urticacee.

La specie di fico che riveste maggiore importanza per la produzione di frutti è il Ficus carica.

A sua volta questa specie di fico viene suddivisa in 2 sottospecie diverse:

  • Fico selvatico o caprifico o fico maschile (Ficus carica caprificus), costituito da fiori unisessuali maschili e femminili e da frutti non commestibili;
  • Fico domestico o fico coltivato o fico femminile (Ficus carica sativa), costituito da soli fiori femminili e da frutti commestibili.

Entrambe le specie di fico, sia quella selvatica che quella domestica, sono compatibili tra di loro.

Altre specie importanti sono il:

Queste sono specie che hanno trovato diffusione nelle zone temperate come piante ornamentali, da appartamento, da giardino e per alberate.

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Le piante di fico hanno una vita media compresa tra i 50 e i 70 anni e possono raggiungere un’altezza variabile da 4 a 8 m ed una circonferenza della chioma tra i 3 e gli 8 m. La pianta possiede radici molto sviluppate ed estese, che possono raggiungere anche la profondità di 15-20 m. Il tronco ha un andamento contorto, mentre la corteccia è liscia, di colore grigio più o meno scuro e lenticellata nelle parti giovani. Il legno è chiaro e tenero, mentre i rami sono molto elastici, flessibili e di colore chiaro. Il colore dei rami è verde cupo, quando le piante sono giovani, mentre di colore argenteo e screpolato negli esemplari adulti.

Le foglie sono alterne, di forma ovale o palmato-lobata, grandi, con la pagina superiore di colore verde scuro e ruvida, mentre la pagina inferiore è più chiara e pelosa. La pagina fogliare è grande e distinta in vari lobi, mentre il picciolo della foglia più lungo della lamina, è quasi sempre unito a grandi stipole che abbracciano le gemme alla loro ascella.

Le gemme nel fico possono essere:

  • A legno: ascellari, piccole e appuntite e capaci di dare origine a rami corti, esili e con poche foglie;
  • A frutto: portate sui rami di un anno, al di sopra delle cicatrici fogliari sopra gli ultimi 3 o 4 nodi;
  • Miste: ovvero gemme che possono essere, di volta in volta, apicali oppure laterali. Le gemme miste apicali germogliano nel periodo compreso tra marzo e aprile e danno luogo prima ad un germoglio portante varie foglie e poi ad una serie di fiori situati all’ascella delle foglie sempre del 3° o 4° nodo sui rami dell’anno. Le gemme miste laterali crescono all’apice del ramo di un anno, a lato delle gemme a frutto oppure a lato di quelle a legno le quali danno origine a rami più sottili. Le gemme latenti danno origine a rami molto corti, mentre quelle avventizie generano polloni e succhioni vigorosi.

I fiori del fico tendono a riunirsi in infiorescenze carnose dette "ipoantodi", costituiti da una parte basale ingrossata a forma di borsa, formata a sua volta nella parte sottostante da un foro (ostiolo) munito di squame e da un peduncolo carnoso nella parte opposta. Possono essere di forma globosa o piriforme e dotate di una cavità interna molto ampia. I fiori che si trovano nella parte interna ingrossata dell’infiorescenza sono molto piccoli, di norma unisessuali e di tre tipologie diverse a seconda della loro forma ed epoca di fioritura

Il frutto del fico in realtà è un falso frutto o siconio, molto carnoso, piriforme, o sferico, o appiattito, con una buccia esterna di colore dal bianco-verdastro al nero. I veri frutti sono gliacheni, ovvero quelli che per errore chiamiamo "semi", che si trovano all’interno del falso frutto, immersi in una massa gelatinosa, dolce o molto dolce, di colore variabile dal biancastro all’ambrato, fino al rosso vinoso. I semi di fico risulteranno grossi e duri se fecondati, mentre saranno piccoli e fini se non fecondati.

La pianta inoltre presenta una spiccata variabilità o polimorfismo per quanto riguarda l’aspetto dei frutti, che si distinguono non solo tra varietà diverse ma anche all’interno della stessa varietà. Il fico infine, è una specie laticifera, ossia produce un lattice bianco e denso contenente un enzima irritante chiamato ficina.

 

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Biologia fiorale e di fruttificazione del fico

Dal punto di vista fiorale il fico è ritenuto a tutti gli effetti una specie rifiorente, ossia capace di dare più produzioni nel corso dell’anno, e polimorfa. Le piante possono produrre tre diverse produzioni di frutti durante l’anno, che nel caso del fico domestico sono rappresentate da: fioroni, forniti e cimaruoli.

Nel fico l’impollinazione è tipicamente entomofila ed è operata da uno specifico insetto chiamato "Blastofaga" (Blastophaga psenes). Il ciclo annuale di questo insetto è costituito da 3 generazioni, durante le quali le femmine di colore nero e lunghe 2-3 mm, possono ovideporre nei fiori femminili brevistili del fico domestico. Questo insetto è solito vivere quasi esclusivamente nel fico selvatico, mentre la femmina della seconda generazione, imbrattandosi del polline dei fiori maschili del fico selvatico, alla ricerca dei fiori femminili, può entrare erroneamente anche nelle infiorescenze del fico domestico, fecondandole e dando origine ai frutti. 

Nel fico la produzione dei frutti può avvenire per caprificazione, per via sessuata o per partenocarpia.

La pratica della caprificazione consiste di solito nel gantire la presenza dell’insetto impollinatore specifico all’interno dell’appezzamento coltivato. In alternativa si può porre, nell’appezzamento, le collane di fiori del fico selvatico, all’interno delle quali si trova l’insetto impollinatore nel periodo di fioritura del fico domestico. La produzione invece di frutti per via sessuata produce frutti più grossi e pesanti, ricchi di semi, più saporiti e dalla polpa più colorata. Mentre i forniti si possono originare sia per via sessuata che per via partenocarpica, i fioroni si sviluppano solo per partenocarpia.

Classificazione delle varietà di fico

Le attuali varietà di fico coltivato possono essere classificate secondo vari criteri:

Secondo il numero di fruttificazioni annue

In base a questo criterio le varietà di fico vengono distinte in tre gruppi, a seconda del tipo di produzione che danno nel corso della stagione, in:

  • Unifere, ovvero caratterizzate da 1 sola produzione precoce di forniti.
  • Bifere, ovvero caratterizzate da 2 produzioni di cui una principale di forniti e una precoce di fioroni, ed infine
  • Trifere, ovvero caratterizzate da 3 produzioni di cui una di forniti, una precoce di fioroni, ed un’altra tardiva di cimaruoli.

Secondo la suscettibilità alla caprificazione

In base a questo criterio, le varietà di fico si distinguono in:

  • Unifere caprificabili, se producono forniti solo per caprificazione;
  • Unifere e bifere non caprificabili, se producono fioroni e forniti senza caprificazione;
  • Bifere intermedie, se risultano caprificabili per i forniti e fioroni per via partenocapica.

Secondo l’epoca di maturazione

In base a questo parametro avremo:

  • Varietà non variabili, che riguardano i fioroni maturati tra le metà di giugno e luglio;
  • Varietà precoci, che comprendono le piante che maturano entro agosto;
  • Varietà tardive, che comprendono i fichi che maturano da settembre in poi.

Secondo il colore della buccia

In questo caso avremo:

  • Fichi bianchi, dotati di buccia di colore dal verde al giallo-verdastro;
  • Fichi neri o violetti, con la buccia da marrone a rosso violetto o viol-nerastro.

Secondo la destinazione del frutto

Le varietà di fico saranno classificate per:

  • Consumo fresco, ovvero la maggior parte della varietà;
  • Per l’essiccazione, ovvero varietà a maturazione precoce, con produzione di forniti bianchi, a buccia integra, resistente ed elastica, a polpa densa e zuccherina.

Germoplasma e varietà locali

Il germoplasma del fico è contraddistinto da un’elevata variabilità genetica. Questo è giustificato dal fatto che le varietà di fico selvatico o caprifico sono circa 10-20, mentre quelle del fico domestico sono circa 100. Molte di queste varietà hanno un'origine storica antichissima e sono spesso coltivate a livello locale e non sempre conosciute da tutti. Spesso in queste varietà sono molto frequenti i casi di sinonimie edomonimie, che complicano ulteriormente la loro identificazione.

Temperatura di esposizione e protezione del fico

Questa specie di fico si trova, soprattutto, nella zona del mediterraneo, dove gli alberi possono raggiungere dai 6 agli 8 m di altezza, con un tronco di 1,80 m. Altrove, il fico può vivere in zone dove gli inverni siano brevi e le temperature non scendano per troppo tempo sotto i 7°C: sotto i 14°C, tutta la parte aerea sarà distrutta, per questo motivo, nelle regioni fredde, sono preferibili piante provenienti da talee. In realtà, il fico vegeta bene solo in zone dove la temperatura media annuale è superiore a 12°C, pertanto la coltivazione del fico può essere produttiva solo nelle zone favorevoli, anche se è possibile piantarlo in altre regioni (in un giardino, per esempio). In alcune regioni fredde della Francia, si coltivavano a siepi sufficientemente basse, di circa 1,20 m, per piegare in inverno i rami e le loro ramificazioni senza foglie in trincee scavate vicino alle siepi. Poi si coprivano con terra fine, a 30-40 cm di profondità, fino a marzo.

Un altro metodo di protezione consisteva nel raggruppare tutte le ramificazioni in fasci, riempirli di paglia e circondarli con una stuoia che li mantenesse stretti. Come aneddoto, si ricordi che Luigi XIV, a cui piacevano molto i fichi, fece coltivare nel frutteto di "La Quintinie", 600 fichi in recipienti di legno che si conservavano nell'Orangerie, affinchè vi passassero l'autunno, l'inverno e l'inizio della primavera. Attualmente, invece, i fichi delle zone fredde, si coltivano isolati, nell'angolo di un muro al riparo dai venti e orientati verso sud; la loro altezza è di norma limitata a quella dei muri, cioè 3 m, al massimo 4 m.

Coltivazione del fico: terreno, innaffiatura e caratteristiche dell'albero

I giardinieri scrupolosi non si dimenticano di rincalzare bene la base dei cespugli in inverno e di spiegare una stuola come tettuccio. ll fico che sopporta la siccità relativa e le deboli quantità di pioggia, ha una maggiore possibilità di successo nel suo sviluppo nelle zone dove le precipitazioni superano i 600-700 mm annuali, il che non esime il giardiniere dalle innaffiature complementari in aprile o maggio ed in agosto o settembre, le quantità prodotte saranno maggiori.

Per quanto riguarda il suolo, il fico non ha nessuna particolare esigenza, poiché accetta una gamma di terreni di natura varia e pretende solo che siano permeabili e senza acqua stagnante. Tuttavia preferisce i suoli argillo-silicei, perfino sabbiosi o scistosi.

L'albero ha il difetto di avere un legno poco resistente alle rotture, caratteristica più accentuata rispetto al noce, poiche la sua zona midollare è morbida e spugnosa. Questo spiega la sua avversione per le potature, la sua cicatrizzazione aleatoria e la difficile saldatura degli innesti.

Coltivazione del fico in Toscana

Per quanto concerne la coltivazione del fico, per esempio in Toscana, esiste allo stato attuale un’ampia biodiversità, caratterizzata dalla presenza di numerose varietà locali non sempre ben identificate e di solito non coltivate in appezzamenti specializzati ma quasi sempre come piante sparse da sole o in consociazione con altri frutti. In Toscana il fico è senza dubbio considerato al terzo posto per importanza produttiva, dopo la vite e l’olivo. Molte sono le testimonianze e le tradizioni agricole legate alla coltivazione del fico in questa regione. Lo dimostra il fatto che frutto, grazie al suo grande apporto calorico, era molto amato dai contadini delle famiglie coloniche, perché in grado di soddisfare le esigenze energetiche del corpo e di sostenere, quindi, il lavoro faticoso dei campi. In Toscana, inoltre, è doveroso sottolineare che, presso alcuni vivai specializzati nella produzione di frutti antichi, esiste la collezione più antica di tutte la varietà autoctone di fico toscane, anche di altre regioni. 

Sempre nella stessa regione, con il tempo sono nate delle associazioni di tutela, volte a salvaguardare il patrimonio genetico di questa specie e tutte le tradizioni gastronomiche ad esse legate: un esempio fra tutte è l'Associazione Produttori Fichi Secchi di Carmignano.

Le varietà toscane e locali di fico più importanti sono:

  • San Piero;
  • Dottato;
  • Brogiotto Fiorentino;
  • Verdino.

Altre varietà minori, ma pur sempre importanti dal punto di vista locale in quanto legate al territorio toscano, sono:

  • Albo;
  • Batignanese;
  • Piombinese;
  • Sementino;
  • Nerucciolo dell’Elba;
  • Dattero;
  • Buzzone Nero o Portoghese.

Coltivazione del fico nel resto d'Italia

In Umbria ritroviamo varietà come:

  • Asinaccio;
  • Permaloso;
  • Melanzana;
  • Gigante degli Zoccolanti;
  • Verdone.

Nelle Marche ritroviamo varietà come:

  • Verdacchio;
  • Cotechì;
  • D’Amelia;
  • Del Diavolo;
  • Gabbaladri;
  • A Goccia;
  • Garuià.

Nel Lazio le varietà più conosciute sono:

  • Brogiotto Nero Romano;
  • Filacciano Bianco;
  • Cavaliere;
  • Gentile;
  • Regina.

In Liguria ritroviamo:

  • Pissalluto o Fico della Riviera;
  • Monaco;
  • Pisano Stornese;
  • Bizzarria di Sori o Panascè;
  • Brogiotto bianco.

Nelle regioni settentrionali del Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna invece le più diffuse varietà di fico: sono:

  • Dall’Osso o Fetifero;
  • Brianzolo;
  • Genovese;
  • Longhetto;
  • Lupo;
  • Madona;
  • Munghein;
  • Munghein Rosso;
  • Murel;
  • Nero dell’Oltre Po;
  • Rimes;
  • Rosso Lombardo;
  • Salam;
  • Melanzana;
  • Romagnolo.

Infine scendendo verso le regioni meridionali dell’Abruzzo, Campania, Calabria e Sicilia ritroviamo le seguenti varietà di fico:

  • Fico Bianco del Cilento;
  • Taurisano;
  • Troiano;
  • Di Calabria o Fico a Goccia;
  • Callara o Rosso;
  • Turco;
  • Pendolino Rosso;
  • Granato.

Propagazione del fico

Il fico si propaga principalmente per:

  • Seme;
  • Talea;
  • Propaggine;
  • Margotta;
  • Innesto.

La propagazione per seme è limitata solo al campo del miglioramento genetico, mentre sono ampiamente diffuse le tecniche di propagazione per propaggine, per talea e margotta in quanto il fico presenta un’elevata attitudine alla radicazione. 

Il metodo di propagazione per talea nel fico è quello più utilizzato, dal momento che la specie ha una buona attitudine alla radicazione. Per le talee di solito si impiegano i succhioni o i polloni radicati che si sviluppano alla base della pianta. Questi a loro volta possono essere utilizzati per ricostituire delle piante vecchie o deperite allevandone da 1 a 3 alla base del vecchio tronco. 

L’innesto è poco praticato, non solo per mancata presenza di portinnesti, ma anche per il fatto che avendo una buona attitudine a radicare, l’innesto nel fico è molto difficoltoso da eseguire. Si può in alternativa ricorrere all’innesto solo per cambiare la varietà (reinnesto) o per mettere a frutto piante provenienti da seme o da fichi maschili. In entrambi i casi, è buona norma, come consigliato anche dagli esperti, eseguire questa delicata operazione con un coltello per innesti ben affilato, per non danneggiare la pianta ed essere il più precisi possibile.

Impollinazione e fioritura del fico

La fioritura del fico è unisessuale, con fiori minuscoli ed abbondanti, che tappezzano l'interno di piccole urne invertite, carnose e piriformi; questi «falsi frutti» chiamati siconi; sono aperti verso l'esterno mediante un minuscolo orifizio detto ostiolo. Questo permette che in estate, alcuni piccoli insetti, i Blastophaga, fecondino i fiori femminili dopo essersi ricoperti di polline visitando delle urne simili che contengono fiori maschili.

Questa impollinazione naturale è chiamata "caprificazione" e avviene solo nella zona mediterranea (altrove non si trovano fichi selvatici, inoltre i Blastophaga non possono viverci per mancanza di caldo sufficiente).

Un altro fenomeno naturale, la "partenocarpia", supplisce la caprificazione. È importante sapere anche a quale dei seguenti 4 gruppi appartengono le differenti varietà di fico:

  • varietà unifera, i cui frutti maturano solo in giugno o luglio, nelle zone litoranee;
  • varietà bifera (o rifiorente): 
    • che produce una prima serie di frutti in giugno o luglio (i cosiddetti fioroni) e una seconda serie che matura in agosto o settembre
    • con produzione del primo periodo che diminuisce o si annulla nelle zone litoranee;
    • con produzione del primo periodo che riesce a maturare, anche se tardivamente, in agosto, nelle regioni interne; rimane poco tempo per una nuova fioritura.

La tecnica di potatura dovrà tener conto di questi differenti parametri. Tuttavia, alcune caratteristiche del fico sono favorevoli:

  1. non è soggetto al fenomeno dell'alternanza
  2. non si verifica un diradamento naturale dei giovani fichi, poiché tutti i frutti arrivano a maturazione (benché la scarsità d'acqua del suolo faccia che diminuisca la loro grossezza);
  3. le dimensioni e la qualità dei frutti indipendenti dalla quantità, con abbondanza degli stessi.

Modi di allevamento del fico

Nelle regioni calde, i fichi si allevano come alberi a basso fusto, di 1,50 m di altezza, o ad alto fusto, di 1,80 m.
In alcune zone dell'interno, si adotta un allevamento di fichi a vaso, di 5 o 6 rami, con un tronco la cui lunghezza varia tra 60 e 90 cm (si devono potare i rami bassi, per lasciare lo spazio per la lavorazivasone del terreno). Nelle zone più fredde, gli alberi si allevano a vaso o a cespuglio di 5 o 6 rami, che spuntano a livello del terreno.

Esigenze pedoclimatiche

Il fico è una specie molto resistente all’aridità, e ai venti salini del mare, tollera bene le elevate temperature estive (fino a 40 °C), ma è poco resistente alle basse temperature (fino a -8 °C). Non sopporta i terreni pesanti ed umidi, mentre cresce molto bene e predilige i terreni permeabili, freschi, profondi, leggeri, ciottolosi, ricchi di sostanza organica e alcalini con pH compreso tra 7 e 8,5, misurabile grazie all'uso di un phmetro.

Tuttavia i frutti sono molto sensibili all’elevata umidità in prossimità della fase di maturazione, tanto da determinarne la loro cascola precoce o marcescenza. È una specie che, avendo un’ampia possibilità di adattamento pedoclimatico, riesce a valorizzare molto bene tutte le aree agricole, soprattutto quelle marginali e non sfruttate.

Concimazione e irrigazione

Per quanto riguarda la concimazione del fico, essendo una pianta molto rustica, non necessita di particolari apporti nutritivi. La concimazione di fondo, fatta al momento dell’impianto, richiede l’apporto di concimi organici e di quelli a base di fosforo e di potassio. Durante la fase di produzione è possibile ricorrere anche solo alla concimazione organica fatta con compost vegetale proveniente da foglie e rami in decomposizione.

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Il fico, pur essendo una specie molto resistente all’aridità, riesce tuttavia a trarre un po’ di beneficio produttivo dall’apporto irriguo il quale per deve essere sospeso almeno 10-15 giorni prima della maturazione dei frutti per evitare la loro marcescenza.

I fichi sono frutti molto delicati, sensibili alle manipolazioni e velocemente reperibili. Infatti una volta staccati dalla pianta, i processi di maturazione tendono ad arrestarsi. Grande attenzione deve essere poi posta nell’individuare il momento migliore per la loro raccolta avendo l’accortezza di raccoglierli con l’intero peduncolo, senza provocare lacerazioni alla buccia perché altrimenti si esporrebbe il frutto alla degradazione e all’ammuffimento.

Tecniche di potatura del fico

Formazione del cespuglio

La talea radicata del fico o pianta di 1 anno, spesso commercializzato in contenitore, include 2 o 3 rami lunghi da 40 a 60 cm. Durante la primavera della piantagione, si accorciano a 30 cm dalla base, in modo tale che ognuno si ramificherà 2 o 3 volte. La primavera successiva, bisogna potare a 1/3 della loro lunghezza ognuno dei 7 o 8 germogli che hanno raggiunto da 1 a 1,20 m; si pota sopra una gemma esterna, per allargare il cespuglio. Si effettua la stessa operazione prima che appaia la vegetazione durante la primavera successiva; si eliminano, invece, i nuovi germogli (succhioni) che vengono dal ceppo.
Sui rami principali spuntano annualmente germogli, o ramificazioni laterali, sui quali si formano in autunno dei siconi che rimarranno latenti durante tutto l'inverno; sotto l'impulso della partenocarpia, se le condizioni clima tiche primaverili sono favorevoli, si tra- sformeranno in fioroni commestibili, in giugno o luglio.

Esempio di un ramo che presenta dei frutti maturi, in settembre, su una varietà bifera. Il ramo si è allungato perché la sua prima gemma terminale non è stata «cimata» in primavera. Pertanto, hanno incominciato a formarsi giovani frutti sul suo prolungamento, i fioroni, che dovrebbero maturare in giugno o luglio dell'anno successivo, se l'inverno non li fa seccare. Un metodo migliore sarebbe stato provocare la nascita di rami laterali in primavera, sotto l'effetto della cimatura di questa gemma terminale.
 

           

Potatura di fruttificazione

Come si è detto:

  • al fico, che ha un legno molle, senza diaframma all'altezza dei nodi fogliari, non piacciono molto le potature;
     
  • essendo dominante la gemma apicale, se il giardiniere non interviene, la vegetazione si allunga, la base dei rami si spoglia e la fruttificazione si allontana;
     
  • il fico incomincia a formare i suoi siconi in autunno, ma questi non maturano fino a giugno o luglio (nelle zone litora nee) oppure fino a luglio o agosto (nelle zone interne);
     
  • d'altra parte, poiché alcune varietà sono bifere e producono una seconda serie di frutti su legno nuovo, bisogna favorirne la formazione sotto forma di ramificazioni laterali. Per questa ragione, in aprile, bisogna schiacciare la gemma terminale, tra il pollice e l'indice, affinché nascano ramificazioni. Sulle ramificazioni appariranno i nuovi siconi (che devono maturare dopo la caprificazione, in agosto o settembre), sull'ascella delle foglie nel frattempo, i siconi formatisi nell'autunno precedente si ingrossano e maturano;
     
  • si pratica in luglio una potatura di di radamento delle ramificazioni, nate agli inizi dell'estate.

In settembre, bisogna eliminare tutte le ramificazioni che hanno prodotto fioroni, a favore dei rami vegetativi di sostituzione (che abbiano, possibilmente, più di 6 foglie) della base dei rami, e sui quali spunteranno a partire da ottobre all'ascella delle loro foglie, i siconi che passeranno l'inverno senza sviluppare e si trasformeranno in fioroni a luglio.

Nelle zone fredde a volte c'è solo un periodo di fruttificazione, che ha luogo in agosto, (e non in luglio, come nel Mediterraneo). I nuovi siconi, formatisi in ottobre, non matureranno fino all'anno successivo; durante l'inverno si manterranno in una fase di stadio latente (con una dimensione tra 15 e 20 mm in altezza) subiranno la partenocarpia in primavera e produrranno i fioroni maturi in agosto.

Potatura di rinnovamento o di ringiovanimento

Sul cespuglio invecchiato, o che ha sofferto una gelata, si dovrà praticare il taglio di alcuni grandi rami; sulla ferita inflitta all'albero si dovrà applicare una pasta cicatrizzante. Questa diramatura progressiva, in 3 o 4 anni, eliminerà i rami troppo lunghi, senza vigore o che si indeboliscono: perciò, si conserveranno 2 o 3 succhioni in buona posizione, e si spunteranno leggermente per sostituire quei rami. Si ricordi che è preferibile spuntare drasticamente un piccolo numero di rami principali a rotazione, piuttosto che ridurre leggermente un maggior numero di rami fruttiferi. L'albero ricostituisce gradatamente la sua chioma.

Le operazioni di potatura sono importanti e per questo devono essere eseguite con gli strumenti adatti, ben funzionanti, controllati e puliti, per evitare di far soffrire la pianta facendo insorgere infezioni. Gli strumenti da taglio più adatti sono:

  • cesoie
  • tranciarami
  • motosega
  • seghetto
  • forbici
  • cesoie telescopiche

Essiccazione dei fichi

L’utilizzo quasi esclusivo dei fichi nel consumo diretto è allo stato fresco o essiccato. L’essiccazione dei fichi è di tipo naturale (al sole), e può essere avviata o sull’albero oppure dopo la raccolta. Nel primo caso i fichi vengono raccolti molto maturi e disidratati, per poi completare il ciclo in 4-8 giorni sui graticci. Nel secondo caso, vengono raccolti in uno stadio di maturazione avanzato, tagliati a metà e messi ad essiccare per circa 12 – 16 giorni. Per assicurare uniformità d’essiccazione, i fichi interi o spaccati, devono essere frequentemente rivoltati nel corso del processo d’essiccazione.

Caratteristiche nutrizionali

I fichi sono frutti contenenti un elevato contenuto di carboidrati, in particolare glucosio e fruttosio, capaci da soli di determinare un elevato valore calorico. È stato calcolato che 100 grammi di fichi freschi forniscono 50 calorie, mentre 100 grammi di fichi secchi forniscono 250 calorie. Il frutto inoltre è ricco di minerali in particolare, calcio Ca e potassio K, e di vitamine come la vitamina A, la vitamina B2 e l’acido folico.

Il frutto inoltre è costituito da una massa gelatinosa ricca di pectine solubili. Il colore rosso della gelatina in alcune varietà (Brogiotto, Verdino) è dovuto alla presenza di antocianine, mentre il colore giallo nella varietà Dottato è dovuto alla presenza di caroteni.

Utilizzo e proprietà del fico

Fin dai tempi più antichi, i fichi freschi appena raccolti venivano impiegati per il consumo fresco e, oggi ancor più di ieri, grazie anche all’esaltazione di molte loro proprietà nutritive.

I fichi secchi possono essere invece consumati tali e quali, farciti con mandorle, noci, nocciole e pinoli, ricoperti di cioccolata o aromatizzati con limone, cedro, alloro, chiodi di garofano, semi di finocchio e stecche di cannella. In alternativa possono essere avviati alla trasformazione industriale per la distillazione o per l’ottenimento di confetture, sciroppi, gelatine e bevande a diversa gradazione alcolica.

Dal frutto, inoltre, viene estratto il lattice, il quale anticamente veniva impiegato per l’ottenimento del caglio vegetale, al posto del caglio animale, per la produzione dei formaggi. Il lattice infine, contiene un enzima chiamato ficina, il quale trova un’applicazione farmaceutica.

Il fico è un frutto molto nutriente e lassativo, usato nell’alimentazione umana sia come frutto fresco dolce e rinfrescante, o come frutto secco particolarmente serbevole. Nell’alimentazione dei neonati, i frutti possono essere utilizzati per fornire il calcio ai bambini con allergie al latte bovino. Una dieta a base di fichi può prevenire l’insorgenza di cancri e rallentare lo sviluppo di carcinomi. Dai frutti possono essere estratte anche le pectine che, nella medicina popolare e tradizionale, trovano un utilizzo proficuo per evitare l’occlusione delle arterie e prevenire l’insorgenza di malattie cardiovascolari.

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Bibliografia di riferimento

1) AA.VV., 1991. Frutticoltura speciale. Reda, Roma.

2) Bellini E., 2002. Arboricoltura speciale. Dipartimento di ortoflorofrutticoltura. Facoltà d’Agraria. Università degli studi di Firenze.

3) Giordani G., Buti R., Bruchi R., Autino A., Damerini U., Iannì G., Loreti F., Pancanti P., Stoppioni S., Storchi P., Toma M., Tonutti P., 2008. Linee guida per la conservazione di accessioni raccolte “EX SITU” presso la banca regionale del germoplasma. A cura della commissione tecnico – scientifica delle Specie Legnose da frutto della L.R. 2004 della regione Toscana.

4) http://www.ilgiardinodellecollezioni.it, 2016. Fico Dottato – Il Giardino delle Collezioni. Archivio foto.

Se volete approfondire l'argomento qui potete trovare un e-book gratuito:  "I frutti del mio giardino"


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Questo articolo è stato scritto da Fabio_DiGioia

Fabio_DiGioia

Fabio Di Gioia è nato a Montelupo Fiorentino nel febbraio del 1980, da una famiglia caratterizzata da una lunga e radicata tradizione contadina. Esperto di recupero e valorizzazione delle varietà vegetali antiche.

Dal 2010 a oggi organizza corsi e seminari sulle buone pratiche di conservazione e coltivazione delle varietà antiche vegetali sia in ambito erbaceo e orticolo che arboreo e frutticolo.

Lo scopo principale del suo lavoro è quello principalmente di recuperare le varietà locali e poterle reinserire in un contesto agricolo e produttivo, verso tutti coloro come le aziende agricole credono sempre di più nelle potenzialità di questo settore.

Blog: fabio13280 - fabio13280.wordpress.com